(Roma, 17.11.2023). Spopola in rete la famigerata Lettera all’America scritta da Osama bin Laden nel 2002, un anno dopo gli attacchi di al-Qaida dell’11 settembre. È tornata di attualità dopo i massacri di Hamas in Israele. Ecco perché.
Il testo scritto dal terrorista, ideatore degli attacchi alle Torri Gemelle di New York dell011 settembre 2001, è tornata in auge online, apparentemente per le comuni motivazioni: l’«oppressiva» occupazione dei territori palestinesi e il sostegno degli Stati Uniti a Israele.
Molti l’hanno condivisa e apprezzata, soprattutto i giovani, anche sull’onda di alcuni influencer che l’hanno citata perché avrebbe cambiato la loro visione sulla guerra di Israele a Gaza.
Un fenomeno di massa che costringe gli editori ad agire
«È sconvolgente l’idea che ci è stata venduta, che queste persone un giorno si sono svegliate e hanno iniziato improvvisamente a odiarci. Non ha alcun senso», scrive un’utente di TikTok, mettendo in discussione il modo in cui gli Stati Uniti hanno raccontato gli attentati alle Torri Gemelle. Un fenomeno diventato quasi virale.
Tanto da indurre l’app cinese a rimuovere tutti i contenuti legati alla missiva, indagando sulla loro provenienza. E il quotidiano britannico The Guardian a togliere la lettera che era rimasta sul suo sito per oltre 20 anni, reindirizzando i lettori agli articoli che la contestualizzano.
Anche la Casa Bianca è intervenuta in questa vicenda che riapre una ferita sempre aperta nella storia del paese: «Non c’è mai una giustificazione per diffondere le bugie ripugnanti, malefiche e antisemite che il leader di al Qaida ha detto dopo aver commesso il peggior attacco terroristico della storia americana», ha commentato il portavoce Andrew Bates.
Che ha criticato anche Elon Musk per un suo post su X (ex Twitter) ritenuto anch’esso antisemita: «È inaccettabile ripetere le orrende bugie a un mese dal peggiore giorno per gli ebrei dall’Olocausto».
Riparte l’idea di vietare TikTok negli Stati Uniti
Qualche deputato statunitense ne ha approfittato per rilanciare la richiesta di bandire la popolare app cinese, già vietata da alcuni Stati e sulle apparecchiature mobili del governo federale.
Un’applicazione, però, dove la campagna del presidente Joe Biden è tentata di sbarcare per conquistare i più giovani. TikTok sta «spingendo la propaganda pro terrorismo per influenzare gli americani», ha accusato su X il democratico Josh Gottheimer.
Non è l’unico a sospettare che a soffiare sul fuoco, nonostante il recente vertice del disgelo con Biden, sia la Cina di Xi Jinping, che ha sposato la causa palestinese insieme alla Russia.
In ogni caso TikTok è intervenuta: «I contenuti che promuovono questa lettera violano chiaramente le nostre regole sul sostegno a qualsiasi forma di terrorismo», ha spiegato la società, precisando che le notizie secondo cui la missiva era «di tendenza» sulla piattaforma erano imprecise.
Facendo una ricerca ora con le parole «Letter to America» non escono risultati ma solo un avviso che questa frase potrebbe essere associata con «contenuti che violano le nostre linee guida».
In precedenza l’app cinese aveva assicurato che il suo algoritmo non spinge certi contenuti verso gli utenti e che dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre ha già rimosso centinaia di migliaia di video in contrasto con le politiche contro la disinformazione e la promozione della violenza.
Ma cosa dice la lettera di Bin Laden ?
Nella sua lettera, quattro pagine leggibili in versione integrale sul sito ufficiale del Director of National Intelligence Usa, Bin Laden – ucciso in un blitz statunitense nel 2011 – si rivolge «specialmente ai giovani», attaccando il capitalismo americano, le sue grandi aziende e i suoi lobbisti.
Ma soprattutto il sostegno degli Usa all’«oppressiva occupazione israeliana della Palestina» (che deve essere restituita interamente «dal mare al fiume» Giordano) e «all’uccisione dei nostri fratelli», indicandolo come «ragione per la nostra risposta l’11 settembre».