Scherzare con il fuoco

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(Roma, 27.06.2023). Più trascorrono i giorni e più il presunto colpo di Stato in Russia assume le sembianze di una farsa

Più trascorrono i giorni e più il presunto colpo di Stato in Russia assume le sembianze di una farsa. Prigozhin, il macellaio, il golpista, il capo dei mercenari, in un video di 11 minuti ha fatto sapere che la sua spedizione su Mosca non puntava a ribaltare il sistema di potere di Putin, ma era una marcia di protesta «per la giustizia» – l’espressione è sua – per prevenire la distruzione della Wagner. Non uno Spartaco, quindi, ma un mezzo Martin Luther King. Se la situazione non fosse drammatica, verrebbe da ridere.

Solo che al netto degli sviluppi inaspettati e tutti da chiarire, tre giorni fa abbiamo capito che stiamo scherzando con il fuoco. Il sistema russo è marcio, dalle fondamenta. Probabilmente lo Stato sovietico nei giorni del suo tramonto era più affidabile di quello messo in piedi dal nuovo Zar. Ma oggi come allora la Russia possiede migliaia di testate atomiche per cui il collasso di quel Paese, orfano di qualsiasi autorità, potrebbe rivelarsi estremamente pericoloso.

Appunto, la «marcia» per la giustizia di Prigozhin ha materializzato il rischio di una Russia senza Putin con tutti gli interrogativi conseguenti. E al di là del fatto che ormai l’uomo del Cremlino nell’immaginario dell’Occidente è considerato il Male, si è affacciata l’idea che la Russia del dopo Putin potrebbe rivelarsi un’incognita letale, un salto nel buio. A Washington hanno ben presente il problema fin dall’inizio del conflitto. In qualche capitale europea pure. A Kiev, invece, no. Del resto non bisogna essere dei geni per prevedere cosa accadrebbe se Prigozhin si sedesse sul trono dello Zar. O se uno dei tanti falchi che aleggiano sulla capitale prendesse il posto di Putin. Per conquistare autorità e prestigio, personaggi del genere, senza storia, dovrebbero apparire ancora più nazionalisti dell’attuale Zar. Che al confronto apparirebbe una colomba.

Ancora più preoccupante sarebbe la prospettiva di una guerra civile in terra russa. Non avremmo alcun interlocutore, nessuno avrebbe le chiavi dell’arsenale nucleare intero, in molti avrebbero accesso a pezzi del sistema militare. Non ci sarebbe più una gerarchia. Verrebbe a mancare ogni tipo di controllo. In piena anarchia, potrebbe capitare l’imprevedibile.

Tutto questo per dire che sabato scorso si è avuta la sensazione che senza accorgercene potremmo cadere dalla padella alla brace. È un dato da tenere ben presente, non per salvare Putin, ma per essere consapevoli che le conseguenze del conflitto russo-ucraino sono più complesse di quanto appaia. Per cui l’Occidente dovrebbe muoversi con cautela e attenzione per non far scattare inavvertitamente un detonatore. L’Ucraina deve avere una pace giusta, non c’è dubbio, ma nel contempo è indispensabile non mortificare più di tanto il Cremlino, perché prima di far saltare gli attuali equilibri russi bisognerebbe sapere cosa ci aspetta. Un eccesso di prudenza? Forse. Sicuramente una prova di saggezza.

Di Augusto Minzolini. (Il Giornale)