(Roma, 03.06.2023). In base ad alcuni fascicoli classificati trapelati sulla piattaforma di messaggistica Discord e analizzati dal Washington Post, l’Iran sta equipaggiando militanti siriani per una nuova fase di attacchi letali contro le truppe americane di stanza nel Paese.
Nuove bombe stradali
Secondo i documenti trapelati – basati su comunicazioni intercettate di militanti siriani e libanesi filo-iraniani – Teheran sta fornendo ordigni di nuova tecnologia agli alleati di Damasco, studiati appositamente per mettere fuori uso i veicoli militari corazzati e colpire direttamente il personale dell’esercito statunitense. Le nuove bombe stradali potrebbero cambiare l’andamento dell’intermittente conflitto siriano, e preparare il terreno per più ampio scontro frontale per mano delle milizie proxy di Teheran. Finora, gli attacchi con missili e droni contro le posizioni americane in Siria hanno già provocato diversi feriti e la morte di un contractor del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Questa stessa tipologia di arma chiamata Efp (explosively formed penetrator) è già stata usata da insorti filo-iraniani in attacchi letali contro convogli dell’esercito americano durante l’occupazione dell’Iraq. La fuga di notizie ha svelato che già a gennaio erano stati registrati i tentativi dinamitardi di un miliziano libanese di Hezbollah, che testava un nuovo modello di Efp in Siria. Il dispositivo rinvenuto misurava meno di una dozzina di centimetri, ed è stato valutato come “molto potente e occultabile” a causa della piccola taglia e della carica esplosiva di circa 1,5 chilogrammi di materiale esplosivo (C-4) che può ospitare. In due test, la bomba è riuscita a penetrare la corazza di un veicolo blindato spessa oltre 7 centimetri ad una distanza di 23 metri; il documento riporta che un terzo tentativo è fallito.
Come riporta il Wp, gli Efp sono una sofisticata variante delle bombe stradali – comunemente conosciute come ordigni esplosivi improvvisati, o Ied – che sono diventate segno distintivo della campagna di insurrezione contro le forze militari americane in Iraq dopo l’invasione del marzo 2003. Questi dispositivi sono normalmente azionati da sensori remoti, e utilizzano una carica esplosiva “sagomata” per lanciare un proiettile di metallo fuso contro un obiettivo ad altissima velocità.
Uno dei report caricati su Discord descrive un’operazione risalente allo scorso febbraio, nella quale alcuni combattenti curdi hanno sventato un’offensiva sequestrando tre di questi ordigni esplosivi trasportati da un affiliato delle Forze Quds siriane in preparazione ad un “eventuale attacco a forze americane” nei pressi di Rumeilan, nel nord-est della Siria.
Il Joint Communication Centre
Un ulteriore report contenuto nel fascicolo descrive un nuovo e più ampio piano dell’asse Mosca – Teheran – Damasco per cacciare gli Stati Uniti dalla Siria, un obiettivo di lunga data che permetterebbe al presidente Bashar al-Assad di riguadagnare il controllo sulle province nord-orientali del Paese ora sotto il controllo di gruppi curdi filo-americani. Anche dopo la liberazione dei territori siriani dallo Stato Islamico, le amministrazioni americane hanno mantenuto un contingente di truppe in Siria, seppur limitato – si tratta di circa 900 uomini, più alcune centinaia di contractors privati – per prevenire una riorganizzazione dei jihadisti e arginare l’influenza russa nell’area.
Le informazioni diffuse si riconducono ad un piano generale che prevede di alimentare la resistenza popolare che si oppone alla presenza statunitense, e supportare movimenti dal basso per attaccare le truppe stanziate nel nord della Siria. Un ulteriore report d’intelligence risalente a gennaio aveva già reso nota un accordo stipulato a novembre 2022 da alti ufficiali russi, iraniani e siriani per la creazione di un “centro di coordinamento” per dirigere tale campagna. Se la volontà russa di espellere gli Stati Uniti dalla Siria era già risaputa, la creazione di un centro di coordinamento congiunto è nuova. Si può ipotizzare che russi e iraniani si aspettino che, in caso di successi militari ai danni degli americani, sarebbero in grado di tenere sotto controllo l’escalation conseguente, poiché il Pentagono probabilmente limiterebbe la ritorsione ad attacchi diretti ad obiettivi interni alla Siria. Questa infatti è stata la risposta standard nel corso delle amministrazioni Trump e Biden.
Si aprono nuovi scenari
Tuttavia, va tenuto in conto che con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e lo sgretolamento del Jcpoa (l’accordo sul nucleare iraniano del 2015), la situazione è diventata molto più volatile e il comportamento di Teheran ancora più imprevedibile. Al contempo, le politiche americane risentono della necessità di non dare l’impressione di fare un passo indietro davanti a Mosca. Pertanto, è poco realistico immaginare che il pattern rispettato finora nelle periodiche recrudescenze del conflitto in Siria si dispieghi nella nuova fase che gli Efp e il Joint Communication Centre potrebbero inaugurare.
Di Clara Trevisan. (Inside Over)