(Roma, 10.04.2023). Dopo giorni di forte tensione, lanci di razzi e attentati, il premier israeliano torna in tv per cercare di rassicurare l’opinione pubblica. E Yoav Gallant, reo di aver chiesto la sospensione della contestata riforma della giustizia, rimane al suo posto
Dopo giorni di forte tensione, lancio di razzi e attentati, tra cui quello a Tel Aviv costato la vita ad Alessandro Parini, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato in tv all’ora di cena per cercare di tranquillizzare l’opinione pubblica e rafforzare la sua immagine, scossa dalla precaria situazione della sicurezza e dalle proteste contro il contestato progetto di riforma della giustizia che proseguono da oltre tre mesi e mezzo. Una situazione che ha costretto il capo di governo a fare marcia indietro sull’annunciato licenziamento del ministro della Difesa, Yoav Gallant, due settimane fa, ‘reo’ di essersi espresso pubblicamente a favore della sospensione del percorso di riforma.
« Abbiamo avuto delle divergenze, ma Gallant rimane nella sua posizione », ha affermato Netanyahu, sottolineando di volersi « lasciare alle spalle le differenze ». Poco dopo, il ministro della Difesa ha postato una foto di loro due assieme: « Continuiamo insieme a tutta forza, per la sicurezza di Israele », ha scritto, taggando il capo di governo. Quest’ultimo ha promesso di ristabilire la sicurezza su « tutti i fronti » dopo che la scorsa settimana su Israele sono caduti razzi lanciati da Gaza e dal Paese dei Cedri, ai quali lo Stato ebraico ha risposto con raid aerei e bombardamenti. « Non permetteremo che i terroristi di Hamas si stabiliscano in Libano », ha assicurato Bibi.
La Siria è avvertita
Avvertimenti sono stati lanciati anche alla Siria, dalla quale sono stati lanciati sei razzi, scatenando la reazione israeliana che per la prima volta ha bombardato pubblicamente con artiglieria e aviazione. Se il regime di Bashar al-Assad continuerà a consentire attacchi con razzi e droni contro Israele dal suo territorio, pagherà un prezzo molto alto, ha sottolineato il leader del Likud.
Commentando poi gli ultimi sondaggi che lo danno in forte difficoltà (per il 71% non sta facendo un buon lavoro, solo il 20% lo appoggia, e il Likud – se ci fossero elezioni oggi – crollerebbe da 32 a 20 seggi), Netanyahu ha detto di « non preoccuparsi »: « Ho visto di peggio », ha affermato, assicurando che « questo governo resterà in carica per quattro anni ». « Il fattore determinante, alla fine, sarà il modo in cui gestiamo la sicurezza, l’economia, la salute, l’istruzione, la pace », ha aggiunto.
Per poi attaccare: la responsabilità della precaria situazione attuale ricade sul « precedente governo » guidato da Naftali Bennett e Yair Lapid. Il leader del Likud ha puntato il dito anche contro i manifestanti che protestano contro la riforma della giustizia. Nel mirino, in particolare, i riservisti che si rifiutano di fare il proprio dovere, dimostrando ai « nostri nemici che siamo deboli ».
La dura reazione dell’opposizione
Parole che hanno suscitato la durissima reazione dell’opposizione: dagli Stati Uniti, dove è volato per ricucire i rapporti con Washington alla luce della « crisi che si è intensificata nelle ultime settimane », Lapid ha attaccato il premier, esortandolo a « smettere di lamentarsi e assumersi le sue responsabilità », « invece di tenere una conferenza stampa e incolpare gli altri per i problemi causati dal suo governo estremista e fallito ».
Gli ha fatto eco Bennett che ha denunciato il « vergognoso » discorso del leader del Likud, respingendo le accuse secondo le quali l’accordo sulla demarcazione dei confini marittimi con il Libano firmato l’anno scorso ha danneggiato la capacità di deterrenza di Israele. Ancora più secco il leader di Yisrael Beytenu ed ex ministro delle Finanze e Difesa, Avigdor Liberman, per il quale il discorso di Netanyahu « dimostra che non è adatto a svolgere il suo lavoro ».
I difficili rapporti con Washington
E proprio guardando alle recenti tensioni con l’amministrazione Biden, che ha più volte espresso – pubblicamente e in privato – la sua irritazione nei confronti delle iniziative del governo di estrema destra e non ha ancora avanzato un invito formale alla Casa Bianca a Netanyahu, il premier ha assicurato che « ci sarà una visita (negli Usa), state tranquilli ». « Gli Usa sono un nostro alleato indispensabile, e questo non è cambiato », ma Israele, come « Stato sovrano » deve « avere la libertà di dire no » al presidente americano « a volte ».
Oggi, intanto, in Cisgiordania, epicentro di fortissime tensioni, raid e attentati nelle ultime settimane, migliaia di coloni (secondo Channel 12 circa diecimila) hanno sfilato fino all’avamposto illegale di Evyatar. Con loro, diversi ministri tra cui quello per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e il collega delle Finanze Bezalel Smotrich, leader dei due partiti di estrema destra Otzma Yehudit e Sionismo Religioso. Ci sono stati scontri tra manifestanti palestinesi e soldati che, presente in forze per sorvegliare il percorso, hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni. « La risposta al terrorismo è costruire » insediamenti nei Territori palestinesi, ha scandito Ben-Gvir rivolgendosi alla folla.
Di Cecilia Scaldaferri. (AGI)