L’Iran ripensa la propria forza aerea e parte da un nuovo nido d’aquila

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(Roma, 23.02.2023). Due settimane dopo una massiccia esercitazione congiunta Usa-Israele, le forze armate iraniane hanno giocato al rilancio presentando la nuova base aerea militare Oghab-44, costruita a centinaia di metri sotto terra, al sicuro dai bombardamenti americani. L’iniziativa sembra inserirsi in un più ampio piano per rilanciare la potenza aerea iraniana nella regione e riaffermare il controllo sul Golfo Persico.

Anche quest’anno l’anniversario della rivoluzione khomeinista ha portato con sé un annuncio in pompa magna. In presenza delle massime autorità militari del Paese, il comandante in capo delle Forze Armate Iraniane Mohammad Hossein Baqeri e il comandante dell’esercito iraniano Abdolrahim Mousavi hanno presieduto la cerimonia di presentazione di Oghab-44, trasmettendo sui canali nazionali le immagini della nuova base sotterranea, comprese le strutture interne e velivoli parcheggiati.

Non a caso, la notizia arriva a meno di due settimane dalla conclusione dell’operazione Juniper Oak, definita dallo stesso Comando Centrale delle forze armate americane come “la più grande esercitazione congiunta Stati Uniti-Israele”. L’iniziativa ha dimostrato la rapidità con cui Washington è in grado di trasferire le proprie forze armate all’esterno dell’area di responsabilità Centcom e l’alto grado di integrazione con le forze di difesa israeliane. Nonostante i funzionari della difesa americana abbiano assicurato che l’esercitazione non era rivolta a nessun Paese nello specifico, la settimana di operazioni ha certamente segnalato le capacità degli States e del loro principale partner regionale di puntare all’Iran – come anche a Cina e Russia – rinforzando il concetto di deterrenza integrata insito nella National Defense Strategy.

Il nido dell’aquila iraniana

Il nome della nuova base tattica è la traduzione in farsi della parola “aquila”, mentre il numero 44 si riferisce all’anniversario della rivoluzione del 1979; è situata a 120 chilometri a nord di Bandar Abbas, in una remota area della provincia di Hormozgan. L’ispirazione del nome è chiara: nonostante la posizione arretrata, la struttura sorveglia e tiene a tiro le rotte strategiche di trasporto marittimo nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz. In questo nuovo nido dell’aquila le autorità iraniane ripongono grandi speranze. Durante la cerimonia d’inaugurazione, l’alto ufficiale delle Guardie della Rivoluzione Gholamreza Jalali ha riferito che la struttura potrebbe rivoluzionare la postura militare del Paese e forzare il nemico a riconsiderare i suoi calcoli militari.

Il comandante Baqeri ha poi aggiunto che Oghab-44, insieme ad altre non meglio specificate basi aeree sotterranee, potrebbe espandere il potere deterrente iraniano oltre le note capacità missilistiche rimettendo la forza aerea in campo. Consapevole che l’aviazione militare iraniana ha sempre avuto finanziamenti notevolmente minori rispetto alle Guardie della Rivoluzione Islamica e alle e altri rami delle forze armate regolari, Baqeri ha garantito che questa e altre future iniziative sorelle puntelleranno la debolezza della flotta aerea del Paese ospitando nuovi jet e proteggendoli da attacchi nemici.

Con catene montuose a nord e a sud, la topografia del luogo scoraggia attacchi aerei e missilistici, ma difficilmente questi ostacoli saranno così insormontabili da bloccare armi di nuova generazione. Allo stesso modo, i pesanti portali anti-esplosione che proteggono le quattro entrate della struttura hanno poche possibilità di resistere ad un eventuale attacco tattico nucleare, e gli stessi aerei alloggiati nei bunker corazzati devono pur decollare e atterrare su piste esposte dove rimangono vulnerabili all’artiglieria nemica. Dalle immagini trasmesse dalle emittenti governative si evince che la struttura è ancora incompleta, ma per ora gli ampi tunnel che collegano le aree della struttura dedicate alla manutenzione e all’armamento dei velivoli e allo stoccaggio di carburante non sono forniti di dispositivi antincendio o che favoriscano la ventilazione, e questo potrebbe costituire un’ulteriore vulnerabilità della base.

Rilanciare l’aviazione per controllare il Golfo

I recenti commenti di Baqeri, l’inaugurazione di Oghab-44 e la promessa di altre basi aeree rinforzate suggeriscono che l’Iran potrebbe concentrare i propri sforzi per una forza aerea più moderna. Ne è un esempio la trattativa per i 24 Su-35, caccia multi-ruolo venduti da Mosca in cambio di droni iraniani, la cui consegna sembra prevista per marzo 2023. Il tempismo dell’acquisizione volge a favore della narrativa ricattatoria di Mosca. Il Cremlino sembra voler mandare un messaggio chiaro: se i governi occidentali manderanno gli F-16 o altri aerei da combattimento in Ucraina, la Russia darà i suoi Sukhoi 35 a Teheran. Il comandante dell’aviazione Hamid Vahedi ha confermato che il Paese è pronto ad acquistare anche elicotteri, sistemi di difesa e vari missili da Mosca.

La partnership strategica con la Russia e i potenziali nuovi jet da combattimento costituirebbero un salto quantico per l’Iriaf, la forza aerea della Repubblica Islamica. Attualmente, il suo pilastro fondamentale è costituito dalla flotta di F4 Phantom che l’aviazione dello scià Pahlavi aveva acquistato dagli Stati Uniti prima della rivoluzione. Si parla dunque di dispositivi vecchi di almeno 45 anni. Poco meno datate sono anche le altre componenti dell’aviazione militare iraniana, i MiG-29 e i Su-24, acquisiti dall’Unione Sovietica sull’orlo della dissoluzione nel 1990.

Armati con missili antinave a lungo raggio e munizioni moderne in grado di agganciare obiettivi mobili, i nuovi aerei che decolleranno da Oghab-44 potrebbero lanciare attacchi preventivi a sorpresa contro le grandi corazzate della marina americana che navigano nel Golfo (specialmente le portaerei e i gruppi anfibi) ma anche contro le basi militari statunitensi sulla sponda opposta. L’ultimo dispiegamento della portaerei Ronald Reagan e del suo gruppo d’attacco, Carrier Strike Group, risale a settembre 2021, e la quinta flotta americana, deputata al pattugliamento della regione, è stata più volte schierata a distanza di tiro dall’Iran.

Di Clara Trevisan. (Inside Over)