(Roma, 15 novembre 2022). Mentre su Kherson è tornata a sventolare la bandiera gialla e blu dell’Ucraina, sono tre i fronti su cui il presidente russo è in difficoltà. Il suo esercito è allo sbaraglio, la guerra economica scatenata lo scorso febbraio sta danneggiando più Mosca che l’Europa e nelle stanze del potere del Cremlino stanno emergendo delle crepe.
La ritirata da Kherson che il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu ha giustificato come un’operazione necessaria per salvare la vita dei propri soldati, tutelando anche i civili e, allo stesso tempo, preservando attrezzature ed equipaggiamenti militari importanti, in realtà è solo una delle battute d’arresto a cui sta andando incontro la Russia nella guerra in Ucraina.
Russia in difficoltà sul campo di battaglia
Mentre l’Assemblea generale dell’Onu approva una risoluzione in cui si chiede che la Russia sia responsabile per le sue violazioni della legge internazionale in Ucraina, Mosca prova a riorganizzare le proprie forze e il proprio esercito composto da uomini ormai demoralizzati, equipaggiati male e senza una preparazione militare adeguata per combattere. Ma Putin non sta perdendo solo la sua “operazione militare speciale” in Ucraina. È in notevole difficoltà anche nella sua sfida contro l’Occidente e soprattutto sul fronte interno, in patria, dove cresce il malcontento riguardo il suo operato anche tra i più accaniti sostenitori della guerra in Ucraina.
Il sistema economico russo al collasso
Dallo scorso febbraio ad ora, la Russia ha perso sul campo una quantità molto elevata di equipaggiamenti militari: armi e attrezzature che la sua industria bellica non è in grado di rifornire a causa delle sanzioni occidentali. Il motivo per cui la Russia si è rivolta a paesi come l’Iran e la Corea del Nord al fine di assicurarsi la tecnologia necessaria per equipaggiare il proprio esercito. Le sanzioni, quindi, hanno indebolito le capacità militari della Russia e ne hanno enormemente danneggiato anche l’economia. L’isolamento internazionale e commerciale causato dalla guerra potrebbe portare a un vero e proprio contraccolpo nel sistema economico russo. Senza contare che il “ricatto” all’Europa sul gas non ha funzionato, e soprattutto non è stato in grado di frenare il sostegno all’Ucraina da parte dei paesi europei. È ormai chiaro che la guerra economica scatenata lo scorso febbraio con l’invasione russa dell’Ucraina stia danneggiando Mosca più che l’Europa.
Putin non disse la verità a Xi Jinping
Come ha riferito un alto funzionario cinese al Financial Times, la Cina fu colta di sorpresa dall’invasione russa dell’Ucraina. Vladimir Putin «non disse la verità» a Xi Jinping sull’imminente inizio della guerra. «Se ce lo avesse detto non ci saremmo trovati in una situazione così difficile. C’erano oltre 6.000 cittadini cinesi in Ucraina ed alcuni di loro morirono durante l’evacuazione, anche se non possiamo dirlo pubblicamente», ha aggiunto il funzionario cinese. I leader del G20 in corso a Bali, in una dichiarazione congiunta, condannano l’aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa e chiedono «il suo completo e incondizionato ritiro dal territorio dell’Ucraina». È quanto si legge nella bozza del comunicato visionato da Associated Press.
Putin perde consensi in Russia
In difficoltà sul campo di battaglia e nella sua lotta contro l’Occidente, Putin inizia a perdere consensi anche in Russia. Nelle stanze del potere di Mosca stanno emergendo delle crepe. Il muro di coesione attorno al presidente russo inizia a scricchiolare. E all’aumentare del dissenso interno, anche il suo potere inizia a barcollare.
Di Giorgia Crolace. (Il Mattino)