Egitto: premier Madbouly ordina avvio immediato restauro chiesa copta Abu Sifin a Giza

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Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha ordinato al suo governo di “iniziare immediatamente” i lavori di restauro del complesso della chiesa copta-ortodossa di Abu Sifin devastata questa mattina da un incendio in cui hanno perso la vita 41 persone, mentre l’edificio era gremito di persone per partecipare alla messa domenicale. « Riporteremo la chiesa in condizioni migliori di prima », ha dichiarato Madbouli durante una visita compiuta oggi pomeriggio sul luogo della tragedia insieme ad alcuni ministri del governo. Intanto, secondo quanto riferito dal ministero dell’Interno egiziano, a provocare l’incendio, sarebbe stato un cortocircuito in uno dei condizionatori del complesso che ospita la chiesa dedicata a San Mercurio di Cesarea al secondo piano dell’edificio. Come riferito da testimoni locali, la chiesa è inserita all’interno di un complesso di quattro piani in una strada molto stretta e densamente abitata. Oltre alla chiesa e agli uffici parrocchiali, il complesso contiene anche un asilo. Secondo i media egiziani, tra i morti vi sarebbe anche il sacerdote della chiesa. Testimoni oculari hanno riferito ad “Agenzia Nova”, che molte delle persone che sostavano ai piani alti hanno fatto fatica a recarsi sul tetto per sfuggire alle fiamme e al denso fumo a causa di una porta di ferro bloccata, probabilmente a causa del calore, lamentando il ritardo dell’intervento dei Vigili del fuoco.

In base a quanto si apprende, il governo egiziano avrebbe deciso di sostenere le famiglie elargendo 50.000 sterline (2.500 euro) in caso di morte del capofamiglia, 25.000 sterline (1.270 euro) in caso di morte di un familiare, e di 5.000 sterline (254 euro) per ogni caso di infortunio, impegnandosi ad erogare alle famiglie che hanno perso l’unica persona in grado di fornire loro sostegno una pensione mensile per un anno. Il sostegno da 2.500 euro sarà erogato dalla Fondazione religiosa islamica Al Azhar e da altre organizzazioni benefiche.

I copti sono la più grande comunità cristiana del Medio Oriente con stime che parlano di almeno 10 milioni di persone su una popolazione totale di 103 milioni di egiziani. La minoranza religiosa ha subito attacchi e denunciato discriminazioni nel Paese nordafricano a maggioranza musulmana , il più popoloso del mondo arabo. La comunità copta-ortodossa è stata oggetto di attentati e discriminazione da parte di gruppi islamisti in particolare dopo il rovesciamento dell’allora presidente Mohamed Morsi, affiliato alla Fratellanza musulmana, nel 2013, i cui sostenitori hanno condotto diversi assalti contro chiese, scuole e abitazioni sia al Cairo che nell’Alto Egitto. Il 9 aprile del 2017 la minoranza è stata vittime di due attentati suicidi rivendicati dallo Stato islamico che hanno colpito durante la Domenica delle palme la chiesa di San Giorgio a Tanta, nel nord dell’Egitto e la cattedrale di San Marco, ad Alessandria d’Egitto, sede ufficiale del patriarcato copto-ortodosso, uccidendo almeno 45 persone. Con la salita al potere di Al Sisi, la comunità copta ha visto un miglioramento delle sue condizioni e un aumento della protezione sia sul piano della sicurezza che legale. Il 7 gennaio 2015, Al Sisi è stato il primo presidente egiziano a prendere parte alla messa di Natale nella cattedrale copta-ortodossa di San Marco ad Abassiya, al Cairo, in segnale di unione tra cristiani e musulmani. Ex capi di Stato egiziani hanno visitato la cattedrale tra cui Gamal Abdel Nasser e il presidente ad interim Adly Mansour, ma Al Sisi è stato il primo a partecipare ad una messa.

(Agenzia Nova)