(Roma, 03 agosto 2022). Il presidente dell’Algeria dice che il suo paese vorrebbe unirsi ai Brics, il gruppo di cui fanno parte Russia e Cina. Ecco dichiarazioni e conseguenze sugli accordi per il gas stretti dall’Italia
In un’intervista televisiva il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha detto che il suo paese è interessato a unirsi ai BRICS, il gruppo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. A detta di Tebboune, Algeri sarebbe in possesso dei requisiti economici necessari.
UNA DICHIARAZIONE PREOCCUPANTE PER L’EUROPA
La dichiarazione potrebbe rivelarsi preoccupante per l’Italia – e per l’Unione europea, più in generale -, che si è rivolta proprio all’Algeria per garantirsi maggiori forniture di gas e compensare la riduzione degli acquisti dalla Russia.
Oltre alla Federazione russa, poi, dei BRICS fa parte anche la Repubblica popolare cinese: l’Unione europea la considera una concorrente economica e una rivale sistemica.
“I BRICS CI INTERESSANO”
Nonostante la comunanza di vedute su diverse questioni (ad esempio la definizione di un polo alternativo a quello occidentale), i BRICS non sono un’alleanza vera e propria. Al vertice dello scorso giugno, però, il presidente russo Vladimir Putin aveva invitato gli altri membri del gruppo a lavorare per la “formazione di un sistema di relazioni intergovernative veramente multipolare”.
A tale proposito, Tebboune ha detto che “i BRICS ci interessano” perché rappresentano un’alternativa ai centri di potere tradizionali e perché “costituiscono una forza economica e politica”. Su Affarinternazionali la giornalista Emanuela Colaci ha scritto che i BRICS rappresentano il 41 per cento della popolazione, il 24 per cento del prodotto interno lordo e il 16 per cento del commercio globale.
Tebboune ha partecipato come ospite al summit di giugno. A marzo l’Algeria si era astenuta – lo stesso avevano fatto la Cina, l’India e il Sudafrica – dal voto sulla risoluzione delle Nazioni Unite per il ritiro immediato delle truppe russe dall’Ucraina.
L’ACCORDO ITALIA-ALGERIA SUL GAS
L’Algeria è il paese africano che produce più gas naturale. Lo scorso 15 luglio ha annunciato che fornirà all’Italia 4 miliardi di metri cubi di gas in più rispetto ai volumi già previsti dagli accordi, a partire dalla seconda metà del mese. Inoltre, le esportazioni di gas algerino verso l’Italia attraverso la condotta TransMed aumenteranno fino a raggiungere i 9 miliardi di metri cubi l’anno nel 2023-2024.
I rapporti tra la compagnia petrolifera statale algerina Sonatrach e l’italiana Eni sono stretti – risalgono al 1981 -, e tra le due aziende ci sono partnership produttive concentrate soprattutto nel bacino del Berkine e nel deserto di Bir Rebaa.
LE FAKE NEWS SU GAZPROM E SONATRACH
Nelle scorse settimane è circolata molto una notizia falsa – è stata rilanciata anche da Marco Rizzo, segretario del Partito comunista -, secondo la quale la società gasifera statale russa Gazprom possiederebbe il 60 per cento di Sonatrach. E che dunque il gas acquistato dall’Algeria finirà col finanziare proprio la Russia.
È falso perché Sonatrach è interamente di proprietà del governo dell’Algeria. Nel paese, inoltre, la quota di partecipazione straniera in un’impresa algerina che opera in un settore strategico – come l’energia, per l’appunto – non può superare il 49 per cento, in modo da garantire la proprietà nazionale.
I LEGAMI ENERGETICI TRA ALGERIA E RUSSIA
È vero però che tra Sonatrach e Gazprom esiste un accordo per produrre idrocarburi dal giacimento di El Assel. Ma il progetto entrerà in attività solo dal 2025, ed è slegato dagli accordi di compravendita di gas che l’Italia ha stretto oggi con l’Algeria.
Un recente approfondimento dell’ISPI sottolineava inoltre come, sul piano internazionale, l’Algeria ricerchi un certo equilibrio tra Russia e Stati Uniti.
Di Marco Dell’Aguzzo. (Start Magazine)