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Gazprom «gela» ancora l’Europa. Corsa per nuove fonti di gas

(Roma, 19 luglio 2022). Gazprom “gela” ancora l’Europa bloccando le forniture di gas a un importante cliente per “cause di forza maggiore”. A darne notizia è l’agenzia Reuters, che ha saputo in esclusiva di una lettera inviata dal colosso energetico russo. Il contenuto della missiva è stato confermato dalla tedesca Rwe ed è scritto che per cause “straordinarie” e fuori dal controllo della società russa, Gazprom non ha potuto adempiere ai suoi obblighi già dal 14 giugno. Secondo una fonte di Reuters, la notizia riguarderebbe in particolare le forniture di gas che utilizzando il gasdotto Nord Stream 1, già chiuso per manutenzione. Il colosso russo aveva detto che i lavori, programmati da tempo, si sarebbero conclusi entro il 21 luglio, ma da tempo la Germania e l’Unione europea hanno messo in guardia sull’ipotesi che Mosca avrebbe sfruttato questi lavori prorogandoli fino a nuovo ordine e bloccando così il flusso di oro blu verso l’Europa.

La scelta di evocare le cause di forza maggiore serve soprattutto a Gazprom per evitare le pesantissime penali inserite nelle clausole degli accordi sul gas. Le regole parlano chiaro e fra queste, come riportato anche dalla Reuters, ci sono quelle condizioni fuori dal controllo dell’azienda russa che permettono di non pagare per l’inadempimento del contratto. Tuttavia, anche se da tempo si sapeva che il Nord Stream 1 era pericolosamente vicino a un blocco per un arco temporale più lungo di quello previsto per i lavori di manutenzione, è chiaro che il segnale lanciato dalla Russia sia soprattutto politico. La fornitura di gas dai giacimenti di Mosca all’Europa è l’elemento fondamentale su cui si basano i rapporti tra la Federazione Russa e la gran parte dei Paesi dell’Unione europea. E quel flusso di gas è il nodo fondamentale su cui si concentrano non solo le cancellerie europee, ma anche quella americana, desiderosa di porre fine alla dipendenza energetica del Vecchio Continente dalla Russia. La guerra in Ucraina ha accelerato il processo di diversificazione delle fonti richiesto da Bruxelles e da Washington. Ma il timore dei Paesi europei è che il Cremlino possa passare al contrattacco chiudendo i rubinetti del gas in base all’andamento del conflitto contro Kiev e della diplomazia occidentale. Mettendo così a repentaglio il sistema economico di tutti i Paesi direttamente coinvolti nel blocco delle forniture.

L’esclusiva di Reuters non è comunque un fulmine a ciel sereno. Come detto, da tempo a Berlino si vocifera di uno stop prolungato del Nord Stream 1, e nello stesso tempo tutti i Paesi europei si stanno attivando per ricercare altre fonti energetiche e modificare gli accordi con gli altri Stati produttori. Oggi Mario Draghi era ad Algeri per consolidare i contratti con il colosso algerino Sonatrach. A Berlino è arrivato invece il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che in conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che il gas del Mediterraneo orientale “potrebbe essere consegnato ed esportata verso l’Europa attraverso l’Egitto”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto invece a Parigi l’omologo degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Anche in questo caso, uno dei punti essenziali dell’incontro bilaterale è stato quello della fornitura di idrocarburi per supplire alle mancate forniture dalla Russia. Mentre in Azerbaigian, è andato in scena il vertice tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente azero, Ilham Aliyev, per l’accordo che punta al raddoppio delle forniture di gas all’Europa entro il 2027, con un passaggio intermedio già dal prossimo anno per aumentare il flusso fino a 12 miliardi di metri cubi. Insomma, tutta l’Europa si sta muovendo per evitare che il blocco da Mosca possa incidere sull’approvvigionamento di gas in un autunno che si preannuncia estremamente delicato sul tema della crisi energetica e di quella economica.

Intanto, a conferma di questi nuovi sviluppi della politica mondiale del gas, da Mosca e Pechino arriva un ulteriore segnale. Come scrive AdnKronos, ieri Gazprom ha incanalato nel gasdotto Power of Siberia, quello che si dirige verso la Cina, una nuova quantità record di gas, e nel primo semestre del 2022 le esportazioni verso la Repubblica popolare cinese sono aumentate del 63,4%. Non è lo stesso gas che sarebbe andato in Europa, visto che proviene dalla Siberia orientale, ma l’indicazione sui flussi di energia è in ogni caso eloquente.

Di Lorenzo Vita. (Inside Over)

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