Mario Draghi lo aveva chiamato « dittatore » ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan oggi rappresenta una risorsa importante per uscire dalla crisi alimentare e del gas sullo sfondo della guerra in Ucraina. E così il premier è volato ad Ankara con i suoi ministri e ha siglato nove accordi tra Italia e Turchia nell’ambito del vertice intergovernativo di Ankara.
Si va dal reciproco riconoscimento delle patenti di guida alla protezione delle informazioni classificate nell’industria della difesa, dall’intesa di cooperazione sulla protezione civile e sullo sviluppo sostenibile ai protocolli d’intesa che coinvolgono i ministeri degli Esteri.
« Draghi è un mio amico », ha detto nella conferenza stampa congiunta il leader turco che ha espresso le sue condoglianze per la tragedia della Marmolada. « Siamo amici e alleati », ha ribadito il premier sottolineando gli sforzi comuni dei due Paesi per una soluzione negoziale della guerra in Ucraina.
Contestualmente al vertice tra Draghi ed Erdogan sono previsti bilaterali tra i ministri italiani membri della delegazione ufficiale e i rispettivi ministri turchi. Della delegazione italiana fanno parte i ministri degli Esteri, degli Interni, della Difesa, dello Sviluppo economico e del Mite Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani. Arrivato al palazzo presidenziale di Ankara per il terzo vertice intergovernativo Italo-turco, il premier scortato da un corteo di uomini a cavallo, è stato accolto da Erdogan e da una cerimonia di benvenuto in cortile. Dopo l’esecuzione degli inni nazionali italiano e turco e gli onori militari, il premier italiano si è fermato per rendere omaggio alle bandiere e si è rivolto in turco ai soldati per un saluto tradizionale, ’Merhaba asker’, che significa ’saluti soldato’. Oltre alla guardia presidenziale, presenti alcuni soldati vestiti in costume secondo la tradizione dei sedici Stati che hanno preceduto la formazione della Repubblica turca.
(Il Tempo)