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La NATO avverte Mosca e invia nuove armi a Kiev

(Roma, 16 giugno 2022). “Siamo pronti a un lungo conflitto, siamo pronti a continuare a fornire un sostegno sostanziale senza precedenti a Kiev”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha fatto capire che la guerra in Ucraina sarà ancora piuttosto lunga, ma anche che il blocco occidentale è intenzionato a supportare Volodymyr Zelensky fino alla fine delle ostilità.

Il “sostegno senza precedenti” evocato dall’Alleanza Atlantica è racchiuso, in prima battuta, nei 5,6 miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno fin qui recapitato al governo ucraino. Non è finita qui, perché a questa somma bisognerà aggiungere altri 40 miliardi di dollari previsti da una legge ad hoc varata dal Congresso Usa. Nell’ultimo pacchetto di aiuti made in Usa, come ha spiegato Joe Biden a Zelensky, troviamo sistemi di difesa costiera, batterie missilistiche, artiglieria pesante e munizioni. Tutto confezionato e spedito con la massima urgenza in direzione Ucraina, dove i combattimenti nel Donbass, quadrante orientale del Paese, diventano sempre più violenti.

Nonostante il massiccio impegno occidentale Kiev continua a chiedere più armi. Nei giorni scorsi, il vice capo dell’intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky, aveva lanciato un allarme perentorio: “L’Ucraina ha un pezzo di artiglieria contro i 10-15 pezzi in possesso dell’artiglieria russa. I nostri partner occidentali ci hanno dato circa il 10% di quello che hanno. Abbiamo quasi esaurito tutte le nostre munizioni e ora stiamo usando proiettili standard Nato calibro 155″. Insomma, gli ucraini necessitano di altre armi.

Le richieste di Kiev, il sostegno dell’Occidente

Il ministero della Difesa ucraino ha invece fatto capire che servirebbero una sessantina di MLRS, Multiple launch rocket system, e che quelli ricevuti, “una manciata”, non bastano per frenare l’avanzata russa nel Donbass. C’è poi chi, come il consigliere di Zelensky, Mykhaylo Podoliak, ha stilato una lista dei desideri: 1000 cannoni Hovitzers, calibro 155 mm; 300 Mlrs; 500 tank; 2000 blindati; 1000 droni, tutto messo nero su bianco su Twitter e considerato eccessivo dal blocco occidentale.

Stati Uniti e Regno Unito continuano a inviare armi, e pure Stoltenberg ha spiegato che “tutti gli alleati stanno inviando i mezzi militari necessari, compresi i missili a lunga gittata”. A proposito del segretario dell’Alleanza Atlantica, Stoltenberg ha dichiarato che “la Nato è pronta a fornire un sostanziale e valido supporto all’Ucraina”. “Siamo preparati per il lungo termine. Accogliamo con favore il messaggio del presidente Biden, che ha detto di voler incrementare il supporto fornito all’Ucraina”, ha aggiunto. Scendendo nei dettagli, come ha spiegato il Segretario alla Difesa Usa, Lloyd J. Austin, la Germania invierà a Kiev tre sistemi di lanciarazzi multipli, la Slovacchia elicotteri mentre Olanda, Polonia, Canada pezzi di artiglieria.

“Il prossimo meeting di Madrid sarà trasformativo, un momento cruciale per la nostra sicurezza. Prenderemo importanti decisioni su come aumentare la nostra deterrenza e difesa, in un mondo sempre più pericoloso. Siamo d’accordo su un nuovo pacchetto di supporto all’Ucraina e su come modernizzare ulteriormente la nostra Alleanza, attraverso l’accordo su concetti strategici, che riflettono la nuova realtà della sicurezza mondiale e che comprendono tutti gli Stati alleati”, ha concluso lo stesso Stoltenberg.

I prossimi passi

Ma a che cosa servono tutte queste armi? Nelle intenzioni dell’Occidente, le forniture militari dovrebbero consentire a Kiev di ribaltare le sorti della guerra, bloccare gli assalti russi e, se possibile, riconquistare una parte dei territori perduti. Più nello specifico, il blocco occidentale crede ancora che l’Ucraina possa, se non vincere la guerra, almeno costringere Mosca ad ottenere una vittoria nettamente ridimensionata, quasi irrisoria.

Emblematiche, a riguardo, le parole di Emmanuel Macron: “A un certo punto, quando avremo raggiunto il massimo degli aiuti, quando l’Ucraina avrà vinto e, soprattutto, quando ci sarà il cessate il fuoco, noi dovremo negoziare. Il presidente ucraino dovrà negoziare con la Russia e noi europei saremo intorno a quel tavolo”. Detto altrimenti, le armi servono per consentire all’Ucraina di negoziare – quando sarà il momento – partendo da una posizione privilegiata.

Allo stesso tempo, i media americani sottolineano che la guerra è in una fase di stallo. Il New York Times ha schematizzato tutto in cinque frasi: “i russi stanno finendo le armi di precisione, gli ucraini le munizioni di epoca sovietica, il mondo sta finendo la pazienza e l’Amministrazione Biden ha finito le idee su come gestire la guerra. In tutto questo la Cina sta a guardare”. Bloomberg, intanto, ha scritto che gli Stati Uniti si starebbero rendendo conto che le sanzioni contro la Russia sono un boomerang che danneggia anche l’Occidente. Nel frattempo, l’assioma della Nato potrebbe essere sintetizzato così: più la guerra sarà lunga e più la Russia ne uscirà, in ogni caso e indipendentemente dall’esito, indebolita. Una corsa al massacro, questa, che potrebbe però rivelarsi un azzardo pericolosissimo.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale/Inside Over)

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