New York Times: la Turchia è un alleato «distruttivo» per la NATO

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(Roma, 30 maggio 2022). Il quotidiano statunitense ricorda come già negli anni passati Erdogan abbia usato la sua posizione all’interno della Nato per tentare di bloccare decisioni strategiche dell’Alleanza e per garantire gli interessi turchi a dispetto di quelli di altri alleati

La Turchia è un alleato “distruttivo” per la Nato e le obiezioni poste dal presidente Recep Tayyip Erdogan all’adesione di Svezia e Finlandia hanno riproposto la questione di un’Alleanza che potrebbe essere “migliore” senza Ankara. Lo si legge in un articolo pubblicato oggi dal “New York Times”. Il quotidiano statunitense ricorda come già negli anni passati Erdogan abbia usato la sua posizione all’interno della Nato per tentare di bloccare decisioni strategiche dell’Alleanza e per garantire gli interessi turchi a dispetto di quelli di altri alleati. “Ora il leader turco è tornato nel ruolo di ostruzionista, accusando Svezia e Finlandia di simpatizzare con i militanti curdi che egli ha reso il suo principale nemico”, si legge nell’editoriale. La posizione di Erdogan, prosegue il “Nyt”, “ci ricorda un problema con il quale la Nato è alle prese da lungo tempo”.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – aggiunge il giornale statunitense – potrebbe aver ridato all’Alleanza il senso di una missione, ma la Nato deve ancora vedersela con un leader autoritario che vuole usare il suo peso per guadagnare punti all’interno del Paese. È una situazione che va a vantaggio del presidente russo Vladimir Putin, che ha avuto una relazione sempre più amichevole con Erdogan negli ultimi anni. Per il leader russo, il respingimento dell’ammissione di Svezia e Finlandia nella Nato sarebbe una vittoria significativa”. Secondo il “New York Times”, la questione sarebbe più semplice se non fosse per l’importanza che la Turchia ha all’interno dell’Alleanza. “Il Paese è entrato nella Nato nel 1952 dopo essersi allineato con l’Occidente contro l’Unione sovietica; la Turchia ha dato all’alleanza una posizione strategica cruciale sull’intersezione tra Europa e Asia, a cavallo tra il Medio Oriente e il Mar Nero. Ha ospitato grandi basi aeree Usa nelle quali venivano immagazzinate testate nucleari americane, ed Erdogan ha bloccato le navi da guerre russe dirette verso l’Ucraina”.

Ora, tuttavia, la Turchia “è diventata sempre più un problema da gestire”. Erdogan, “sia da presidente che da primo ministro”, ha allontanato la Turchia dall’Europa praticando “una versione autoritaria e populista dell’Islam politico, specialmente dopo il fallito golpe del 2016”. L’editoriale ricorda l’acquisto del sistema missilistico russo S-400 da parte della Turchia, considerato “una minaccia al sistema di difesa integrata” della Nato, e le ripetute incursioni militari nel nord della Siria contro i militanti curdi, che nel frattempo collaboravano con gli Stati Uniti nella lotta allo Stato islamico. In un recente saggio pubblicato dal “Wall Street Journal” e scritto dall’ex senatore Usa Joseph Lieberman, “la Turchia è un membro della Nato, ma sotto Erdogan non aderisce più ai valori fondativi dell’alleanza”. Nel 2019 il senatore democratico Bob Menendez dichiarò che “la Turchia di Erdogan non dovrebbe e non può essere considerata un alleato”.

Redazione. (Nova News)