(Roma, 25 maggio 2022). In una nota, la rappresentanza diplomatica ha precisato che « ci sono segnalazioni pubbliche di scontri armati che hanno raggiunto un raggio di 20 chilometri intorno a Goma »
L’ambasciata Usa nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha emanato un’allerta per l’accentuarsi di scontri fra gruppi armati nelle vicinanze di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu. In una nota, la rappresentanza diplomatica ha precisato che “ci sono segnalazioni pubbliche di scontri armati che hanno raggiunto un raggio di 20 chilometri intorno a Goma”. L’accentuarsi di violenze in quest’area, dove da ormai un anno è in vigore lo stato di assedio e l’amministrazione locale è stata affidata ai militari, ha sollevato nelle ultime settimane le preoccupazioni dei residenti, costretti ad abbandonare le loro case per timori di nuovi scontri. Ripetuti scontri si sono verificati anche fra membri del rinato Movimento 23 marzo (M23) e fazioni dell’esercito congolese nel territorio di Nyiragongo, provocando massicci spostamenti di abitanti verso la parte più a sud del territorio e verso la stessa Goma.
I combattimenti tra le Forze armate e i ribelli dell’M23, gruppo ribelle dissolto ma del quale alcuni membri hanno ripreso dal 2017 ad effettuare incursioni nell’est della Rdc, sono ripresi alcune settimane fa in particolare nel territorio di Rutshuru, dove nel febbraio 2021 fu ucciso in un’imboscata l’ambasciatore d’Italia a Kinshasa, Luca Attanasio, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma alimentare mondiale (Pam) Mustapha Milambo. Poco prima della ripresa dei combattimenti, lo scorso 19 maggio il gruppo M23 aveva emesso un comunicato in cui accusava le Fardc di aver schierato rinforzi nell’area attingendo ai membri di gruppi armati firmatari dell’accordo di pace e di aver bombardato le sue posizioni a Gasina, Rushari e Runyoni. I combattimenti sono ripresi in un momento in un momento delicato in cui le autorità di Kinshasa stanno cercando di rilanciare i colloqui diretti con i gruppi armati nel quadro del cosiddetto processo di Nairobi. In questo senso, emissari del governo – tra cui rappresentanti della presidenza congolese e l’ambasciatore keniota distaccato a Kinshasa – sono stati inviati nell’Ituri e nelle due province del Kivu per incontrare i delegati dei ribelli, delle milizie e di altri movimenti armati. Ai colloqui non partecipa però l’ala del M23 guidata da Sultani Makenga e Bertrand Bisimwa, il che fa presagire l’assenza di questo gruppo dalla seconda fase dei colloqui diretti con i gruppi armati prevista per giugno nella capitale keniota Nairobi.
Secondo fonti diplomatiche citate da “Jeune Afrique”, i leader regionali della Repubblica democratica del Congo (Rdc), Ruanda, Uganda e Kenya hanno lavorato intensamente all’apertura di colloqui con i membri dei gruppi armati attivi nell’est congolese, con particolare riferimento ai miliziani del Movimento del 23 marzo (M23). L’intenzione sarebbe stata formulata con chiarezza nel quadro dei colloqui tenuti a Nairobi lo scorso 8 aprile fra il presidente congolese Felix Tshisekedi e gli omologhi di Kenya, Ruanda e Uganda, rispettivamente Uhuru Kenyatta, Paul Kagame e Yoweri Museveni. Una conversazione definita “franca ma difficile” dalle fonti a conoscenza del dialogo, che si è svolto a porte chiuse a margine della cerimonia di adesione della Rdc nella Comunità degli Stati dell’Africa orientale (Eac), dando alla presidenza ruandese il pretesto per giustificare il quadrilaterale come appuntamento destinato unicamente a coordinare l’ingresso del nuovo Paese nell’Eac alla presenza del leader keniota, che detiene la presidenza di turno del blocco. La decisione cade in un periodo in cui la mancanza di sicurezza è diventato il principale nodo da risolvere per l’amministrazione Tshisekedi, con un delicato processo di disarmo avviato da poco. Al momento, il programma sul rimpatrio dei membri dell’M23 installatisi in Ruanda e in Uganda è gestito a Kinshasa dal Meccanismo nazionale di monitoraggio parte dell’Accordo Quadro di Addis Abeba, guidato da Claude Ibalanky, ma il tema è seguito da vicino anche da Nairobi, dove ha sede la missione dell’inviato speciale dell’Onu per i Grandi Laghi, Huang Xia.