ONU: i silos del grano diventano un’arma di guerra

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Scontro USA-Russia al Palazzo di Vetro. Per l’Italia, l’ambasciatore Massari chiede « corridoi alimentari »

“Conflitto significa fame”. Con queste parole il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, fotografa la dura realtà che il mondo sta vivendo. Alla riunione del Consiglio di Sicurezza su crisi alimentare e conflitti, presieduta dal Segretario di stato USA, Antony Blinken, il capo dell’Onu ha spiegato che “circa il 60% delle persone denutrite nel mondo vive in aree colpite da guerre”. L’invasione della Russia in Ucraina sta peggiorando un quadro già estremamente preoccupante e sta causando una crisi globale del grano. “I prezzi degli alimenti sono aumenti fino al 30% e minacciano i paesi dell’Africa e del Medio Oriente, tra cui Camerun, Libia, Somalia, Sudan e Yemen“. Fino a marzo, gli ucraini “nutrivano il mondo con abbondanti scorte di grano… – ha continuato Guterres, ma oggi, a causa della guerra, “almeno 44 milioni di persone in 38 paesi sono a un passo dalla carestia”. Senegal, Niger e Nigeria hanno confermato di essere sull’orlo del disastro.

Tutta colpa della Russia che “usa la sicurezza alimentare come arma di guerra” ha detto Blinken punzecchiando l’ambasciatore del Cremlino, Vassily Nebenzia. “Bloccando i porti del Mar Nero, Mosca ha innescato una crisi mondiale nelle forniture di grano” ha spiegato il massimo diplomatico di Washington citando le parole pronunciate da Dmitry Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, che non molto tempo fa aveva definito “i prodotti agricoli russi la sua ‘arma silenziosa’”. Poi, ricordando la risoluzione Onu del 2018 che condannava la fame come strumento di guerra, ha notato come ancora una volta la Russia “manchi di rispetto” alle Nazioni Unite.

Francia, Regno Unito, Irlanda e Albania, ma anche Canada, Lussemburgo, Lituania, Giappone, Guatemala, Svezia e Norvegia si sono accodati all’accusa americana. “La Russia è la sola responsabile” ha incalzato l’ambasciatore francese, Nicolas De Rivière. “L’Ucraina è uno dei panifici del mondo e la Russia sta distruggendo la sua capacità di fornire cibo“, ha aggiunto la Ministra degli Affari Esteri canadese, Mélanie Joly.

Ma non la pensa così l’uomo di Vladimir Putin all’Onu. Intervenendo a gamba tesa durante la riunione, l’ambasciatore Nebenzia ha accusato gli ucraini di ripagare con il grano la fornitura di armi dell’Occidente. Come sempre, per Mosca, politici e media occidentali manipolerebbero le informazioni. “Prima dell’operazione militare speciale – ha spiegato il rappresentante del Cremlino – il mais ucraino veniva fornito principalmente all’Unione europea, che acquistava più di un terzo delle scorte totali, piuttosto che ai paesi che rischiano l’insicurezza alimentare”. A sostegno della sua tesi, Nebenzia ha raccontato come nel febbraio 1918, Kiev barattò con Berlino e Vienna “37.000 vagoni ferroviari carichi di cibo” in cambio della protezione dalla Russia sovietica. Poi attaccando Blinken, Nebenzia ha accusato gli Stati Uniti di fare “assurdi e odiosi giochi geopolitici” e di voler abbandonare il multilateralismo a fronte di coalizioni di interessi. Una tesi che per Mosca si conferma anche con la riunione ministeriale ‘Global Food Security-Call to Action’ voluta dagli USA il giorno precedente e dalla quale Mosca è stata esclusa.

A soccorrere la Russia dagli attacchi occidentali ci hanno pensato Bielorussia e Venezuela. Hanno descritto le sanzioni “unilaterali” imposte al Cremlino come una “guerra economica” che violano le catene di approvvigionamento. Il fedele vassallo di Putin non si è smentito neanche questa volta. Per Minsk, infatti, la colpa dell’insicurezza alimentare è dei paesi sviluppati che la alimentano con “sprechi e sistemi di distribuzione inefficaci”. Caracas, invece, ha ribadito quanto sia “inaccettabile” il tentativo dell’Occidente di isolare la Russia. Ma anche Theran, che, come Mosca, è vittima delle sanzioni statunitensi, non ha perso occasione per puntare il dito contro Washington, sottolineando come in quattro decenni, l’economia dell’Iran, sia stata messa a dura prova.

L’India, invece, pur invitando la comunità internazionale ad un’azione collettiva per risolvere la crisi, ha difeso la recente decisione del governo di imporre restrizioni alle sue esportazioni di grano, spiegando che l’improvviso aumento dei prezzi ha messo a rischio non solo la loro sicurezza alimentare, ma anche quella dei loro vicini. MoS Muraleedharan, il Ministro degli Esteri di Nuova Delhi, ha comunque garantito che queste misure non negheranno il fabbisogno di cereali ai paesi più vulnerabili e ha evidenziato come l’India stia già assistendo alcuni paesi vicini, tra cui Afghanistan, Myanmar, Sri Lanka e diversi paesi africani. Mentre Pechino, con l’ambasciatore cinese, Zhang Jun, ha fatto appello al dialogo per scongiurare “l’inizio di una nuova Guerra Fredda“.

Anche l’Italia è intervenuta al Consiglio di Sicurezza con la voce dell’ambasciatore Maurizio Massari che ricalcando le parole del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del premier Mario Draghi ha ribadito quanto “la sicurezza alimentare resti una priorità fondamentale e un obiettivo chiave della politica estera italiana”. Massari ha ricordato anche l’annuncio Di Maio per un ulteriore contributo finanziario alla FAO e le iniziative di Roma per la sicurezza alimentare. E preoccupata per le materie prime attualmente bloccate in Ucraina,l’Italia ha fatto appello per la creazione di “corridoi alimentari”.

David Beasley, capo del Programma alimentare mondiale (PAM), e Qu Dongyu, Direttore Generale dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), hanno sottolineato insieme quanto la sicurezza alimentare sia fondamentale per il mantenimento della pace. Ma per Guterres nessuna soluzione è possibile senza Russia e Ucraina. Il Segretario generale dell’Onu ha rassicurato i Quindici sui suoi quotidiani e “intensi contatti” con Russia, Ucraina, Turchia, Stati Uniti e Ue.

Non solo dal Palazzo di Vetro di New York, ma anche da Ginevra, è arrivato il forte appello di Martin Griffiths, capo degli aiuti umanitari Onu, che ha invitato Kiev e Mosca a riprendere il negoziato. “Abbiamo bisogno di una soluzione urgente perché in Ucraina i silos sono pieni di grano dell’ultimo raccolto e il prossimo si avvicina“. Nel frattempo, però, le navi restano ferme nei porti sotto attacco.

(La Voce Di New York)