(Roma, 20 aprile 2022). Gli Stati Uniti cercano di rassicurare Arabia Saudita ed Emirati Arabi con la formazione di una task force marittima che avrà il compito di bloccare il traffico di armi in arrivo ai ribelli Houthi e contrabbandate dall’Iran
La Marina degli Stati Uniti ha annunciato di rendere operativa una nuova task force multinazionale che avrebbe preso di mira il contrabbando di armi nelle acque intorno allo Yemen. Nel Paese gli Houthi, dopo aver rovesciato il governo regolare, combattono da quasi sette anni contro una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, e in modo meno esplicito dagli Emirati Arabi Uniti. I ribelli ricevono armi contrabbandate dai Pasdaran. Nelle ultime settimane ci sono stati segnali verso un dialogo costruttivo che possa portare alla fine delle ostilità, ma le speranze restano limitate perché il conflitto è stato usato dagli iraniani per portare avanti attacchi per procura contro i due Paesi rivali.
Ora la situazione tra i blocchi geopolitici della regione — Repubblica islamica sciita d’Iran e monarchie sunnite del Golfo — è in parte migliorata, si sono aperti spazi di dialogo, ma le attività degli Houthi seguono un’agenda personale e altrettanto fanno gli aiuti militari dei Pasdaran, inviati da componenti che traggono interesse dalla continuazione delle varie forme di conflitto esistenti.
Razzi e droni esplosivi sono stati sparati più volte sulle città saudite ed emiratine, e questo è un profondo elemento di preoccupazione perché restituisce un‘immagine di insicurezza per i due regni. E un ambiente insicuro non facilita il business e la centralità geostrategica che sia Abu Dhabi che Riad intendono avere tra presente e futuro. Per questa ragione, più volte hanno chiesto agli Stati Uniti, principali alleati, di aumentare le forme di assistenza alla difesa e alla sicurezza.
Ma l’amministrazione Biden sta tendendo una linea severa con i due Paesi, anche riguardo alla guerra in Yemen — da cui Washington si è sganciata perché durante gli scontri non sono stati solo gli Houthi a violare diritti.
Con la nuova task force, gli americani, via Pentagono, cercano di rassicurare l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – che temono gli effetti del disimpegno degli Stati Uniti nella regione. L’ulteriore supporto militare arriva dopo che negli ultimi mesi gli attacchi missilistici e dei droni contro le nazioni del Golfo si sono intensificati anche per qualità dei bersagli colpiti. Gli Usa hanno già inviato altri sistemi Patriot.
Il vice ammiraglio Brad Cooper, comandante della Quinta Flotta (che geograficamente copre il Medio Oriente), ha dichiarato che la task force, nel giro di pochi giorni, assicurerà una presenza di forze e una posizione di deterrenza lungo il Mar Rosso, nel nodo talassocratico di Bab al-Mandab, e sul Golfo di Aden.
“Queste sono acque strategicamente importanti che giustificano la nostra attenzione”, ha detto Cooper in una telefonata con i giornalisti, aggiungendo che anche il traffico di persone e droga sarà tra gli obiettivi.
Le acque intorno allo Yemen sono un passaggio chiave per il commercio globale, comprese le forniture di petrolio, e le navi sono state in passato prese di mira dagli Houthi, così come da altre forze. Rappresentano la risalita da Oriente verso l’Europa, sono il collegamento tra il Mediterraneo e l’Indo Pacifico, ossia tra due quadranti strategici per gli Usa e per l’Europa. Più di un decennio fa, l’aumento del pattugliamento navale ha contribuito a frenare gli attacchi dei pirati alle navi commerciali che navigano lungo quelle rotte.
Come ha spiegato un funzionario statunitense alla Reuters, le acque tra la Somalia, Gibuti e lo Yemen sono noti “percorsi di contrabbando” per le armi destinate agli Houthi. Secondo Cooper, la task force aumenterà le capacità operative contro il contrabbando di armi e dunque diminuirà le capacità di azione degli yemeniti.
Gli Houthi hanno criticato lo schieramento a guida americana, sostenendo che si tratta di una interferenza e rischia di minare i delicati negoziati in corso.
La nuova forza navale di cui la US Navy sarà aggregatore e dovrebbe essere composta da un contingente variabile da due a otto navi prese dalla Combined Maritime Forces, raggruppamento di 34 nazioni con sede in Bahrein e creato con funzioni di counter-terrorism e contro-pirateria. La forza marittima combinata è comandata anche quella da Cooper e ha già altre tre task force nelle acque vicine che operano nel Mar Arabico e lungo il Golfo Persico.
Di Emanuele Rossi. (Formiche)