400 preti ucraini denunciano Kirill, il «patriarca di Mosca e di tutte le Russie »

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(Roma, Parigi, 14 aprile 2022). « La tragedia che si sta svolgendo oggi in Ucraina è anche il risultato della politica perseguita dal patriarca Kirill durante il suo incarico di capo della Chiesa russa », afferma uno dei firmatari, padre Andriy Pinchuk

Èarrivato a circa 400 il numero dei sacerdoti della Chiesa ucraina sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca che si appellano collettivamente al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali (la più alta corte dell’ortodossia mondiale) contro il patriarca di Mosca Kirill, citandolo in giudizio.

I 400 sacerdoti – scrive Orthodox Times – sostengono che Kirill predichi la dottrina del « mondo russo », che si discosta dall’insegnamento ortodosso e andrebbe condannata come eresia. Addebitano a Kirill crimini morali nel benedire la guerra contro l’Ucraina e sostenere pienamente le azioni aggressive delle truppe russe sul suolo ucraino.

« Stiamo assistendo alle brutali azioni dell’esercito russo contro il popolo ucraino, approvate dal patriarca Kirill. Come sacerdoti della Chiesa e come semplici cristiani, siamo sempre stati e saremo sempre con il nostro popolo, con coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto. Sosteniamo pienamente le autorità statali ucraine e le forze armate ucraine nella loro lotta contro l’aggressore », affermano i sacerdoti nel loro appello.

Proprio i 400 sacerdoti ucraini ritengono inoltre che le attività del patriarca di Mosca rappresentino una minaccia per l’ortodossia ecumenica. Gli autori del testo invitano il Consiglio a « esaminare le dichiarazioni pubbliche di Kirill sulla guerra contro l’Ucraina, a valutarle alla luce delle Sacre Scritture e della Sacra Tradizione della Chiesa », e di privare Kirill del diritto del trono patriarcale.

« La tragedia che si sta svolgendo oggi in Ucraina è anche il risultato della politica perseguita dal patriarca Kirill durante il suo incarico di capo della Chiesa russa. Ovviamente, questa è già una sfida per l’intero mondo ortodosso », afferma padre Andriy Pinchuk, che ha caricato il testo dell’appello e i nomi dei suoi firmatari sul suo account Facebook personale.

La via crucis di Papa Francesco

Intanto continuano le polemiche dall’Ucraina contro la scelta di papa Francesco di far portare la croce insieme, nella sua Via Crucis di domani sera, Venerdì Santo, a una donna russa e una ucraina. Al momento, però la decisione non cambia. Forti perplessità sul format scelto per la Via Crucis al Colosseo sono espresse oggi dall’Associazione Italo-Ucraina, mentre contrarietà viene manifestata dal vescovo cattolico latino di Kiev-Zhytomyr, monsignor Vitalii Kryvytskyi, le cui dichiarazioni sono rilanciate su Twitter dall’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash.

« Condivido l’opinione di molti compatrioti che il tema della XIII stazione – Gesù muore sulla croce – è più doloroso dell’unione delle nazioni in guerra, soprattutto perché la Russia non ferma i suoi piani aggressivi. Questo gesto di riconciliazione è buono di per sé, ma i suoi dettagli possono essere incomprensibili e inaccettabili per coloro che ora soffrono per l’aggressore », spiega Kryvytskyi sul suo account Facebook, augurandosi « di cuore che gli organizzatori abbiano ancora la possibilità di correggere lo scenario della Via Crucis ed evitare ulteriori polemiche su questo tema ».

Non mancano anche le voci favorevoli, tra cui quella di un pensatore laico come lo storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari: « Una delle conseguenze di questa maledetta guerra è che torniamo a pensare che Stati e Ambasciate siano padroni dei loro cittadini. Non è così, e quelle due amiche, una russa e una ucraina, sotto la Croce è un segno potente di resurrezione in un lago infinito di morte », ha twittato.

Chi è Kirill

Kirill I (Cirillo I), è arcivescovo ortodosso russo, è nato 75 fa nell’allora Leningrado con il nome di Vladimir Michajlovič Gundjaev. È il sedicesimo patriarca di Mosca e di tutte le Russie, capo di una Chiesa che assomma 150 milioni di fedeli, circa la metà del mondo ortodosso ed è un fedelissimo di Putin.

Tra le altre cose, oltre ad aver “benedetto la guerra della Rusia in Ucraina, in un sermone della ”domenica del perdono », con parole molto dure, spiegando che la guerra della Russia in Ucraina “è giusta” perché vanno puniti modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana come “il gay pride“, ha anche un conto in sospeso con Filarete, il primate della Chiesa ortodossa ucraina di Kiev.

Filarete, o Filaret, nato Mychajlo Antonovyč Denysenko, è il terzo e ultimo primate della Chiesa ortodossa ucraina di Kiev dall’ottobre del 1995 al dicembre 2018, quando tale Chiesa è confluita nella Chiesa ortodossa dell’Ucraina. Deposto nel 1992 e in seguito scomunicato nel 1997 dal Patriarcato di Mosca con l’accusa di voler creare una chiesa ucraina indipendente e scismatica, fu riabilitato nel 2018 dal Patriarcato di Costantinopoli a seguito del riconoscimento dell’autocefalia della Chiesa ortodossa dell’Ucraina.

(Rai News)