L’incontro in Egitto è co-presieduto da Stephanie Williams, consigliera speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia: quest’ultima si è detta ottimista sulle possibilità di dialogo tra la Camera dei rappresentanti di Tobruk e il “Senato” di Tripoli per sbloccare l’impasse politica e andare alle elezioni entro 2022
E’ iniziata oggi con due giorni di ritardo in Egitto, al Cairo, la prima riunione del comitato congiunto della Camera dei rappresentanti di Tobruk e dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli per trovare un accordo sulle regole per andare alle elezioni in Libia. L’incontro in Egitto è co-presieduto da Stephanie Williams, consigliera speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia: quest’ultima si è detta ottimista sulle possibilità di dialogo tra la Camera dei rappresentanti di Tobruk e il “Senato” di Tripoli per sbloccare l’impasse politica e andare alle elezioni entro 2022. Sono due le proposte sul tavolo: o una nuova dichiarazione costituzionale di carattere provvisorio, che parta praticamente da zero; oppure l’approvazione della bozza redatta nel 2017 dall’Assemblea costituente. La seconda opzione richiede un passaggio successivo, ovvero un referendum popolare con un quorum improbabile: 50+1 dei voti di ciascuna delle regioni (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan).
In un’intervista all’emittente televisiva britannica “Bbc”, Williams ha detto che la formazione del comitato misto Camera-Senato “non è una iniziativa venuta da Marte, ma dal dodicesimo emendamento costituzionale”. Quest’ultimo emendamento, portato avanti da Tobruk, è stato modificato più volte e gli ultimi cambiamenti prevedono tre importanti questioni: primo, non è fissata alcuna scadenza per le elezioni, mentre in una prima stesura si era parlato di 14 mesi; secondo, non si cita l’Accordo politico libico del 2015, quindi di fatto non vi è alcun riconoscimento della consultazione con l’Alto Consiglio di Stato; terzo, è prevista la consultazione ma non il consenso con il Senato di Tripoli, che perde dunque di importanza. Date queste premesse, il presidente del Consiglio di Stato, Khaled al Mishri, ha esitato fino all’ultimo prima di partecipare al dialogo in Egitto. Fonti libiche hanno riferito ad “Agenzia Nova” che la delegazione del Senato presente al Cairo non avrebbe un “mandato ufficiale” per prendere parte ai lavori, circostanza che proietta ombre sulla riuscita dell’iniziativa portata avanti da Williams.
La priorità in Libia in questo momento è “sdrammatizzare” la crisi tra le due coalizioni politiche rivali: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) del premier uscente Abdulhamid Dabaiba; dall’altra il nuovo Governo di stabilità nazionale (Gsn) guidato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, sostenuto dal Parlamento di Tobruk e dal generale Khalifa Haftar. Il premier del Gsn preme per entrare a Tripoli il prima possibile, ma Dabaiba non sembra avere alcuna intenzione di farsi parte. Williams, da parte sua, ha adottato una posizione salomonica, spiegando che l’Onu non riconosce i singoli governi, bensì gli Stati membri, ed è in contatto con entrambe le parti. Il messaggio più importante, ha detto Williams, è quello di mantenere la calma e di non ricorrere alla violenza: “Penso che il messaggio sia stato ben accolto”, ha aggiunto. Vale la pena ricordare che lo scorso 4 aprile violenti scontri armati sono esplosi nel centro di Tripoli tra due gruppi armati rivali: da una parte l’Autorità di sostegno alla stabilità, affiliata a Dabaiba; dall’altra la Brigata Al Nawasi, vicina al governo Bashagha. Secondo fonti libiche contattate da “Agenzia Nova” le vittime sarebbero in tutto otto, tra cui due civili.
Le fonti di “Nova” suggeriscono che si sia trattato di uno scontro per il controllo del territorio, slegato dalle tensioni tra i due governi contrapposti. In particolare, la Brigata Al Nawasi avrebbe istituto un posto di blocco a Sareem, area considerata sotto il controllo della Forza Gnewa, la quale avrebbe reagito imbracciando le armi. Lo scorso primo aprile, Bashagha aveva annunciato che sarebbe entrato nella capitale, Tripoli, “nei prossimi giorni”. In alcune dichiarazioni alla stampa, l’ex ministro dell’Interno aveva parlato di “contatti diretti” a Tripoli con figure politiche, leader di brigate e altri esponenti della società civile per insediare il nuovo esecutivo a Tripoli. Da parte sua, il premier uscente Dabaiba governa ancora nelle regioni occidentali del Paese, dove vivono all’incirca i due terzi della popolazione, ma Bashagha – a sua volta sostenuto dal generale Haftar – ha preso possesso delle sedi dell’esecutivo libico a Bengasi (est) e Sebha (sud). (Nova News)