Alta tensione tra Putin e Biden: «sull’orlo della rottura». Convocato l’ambasciatore

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(Roma, 21 marzo 2022). Convocato l’ambasciatore Usa a Mosca, il ministero degli esteri russo ha consegnato una formale lettera di protesta al rappresentante della Casa Bianca
I rapporti tra Stati Uniti e Russia rischiano di scendere verso il minimo storico. Le parole pronunciate nei giorni scorsi dal presidente Usa Joe Biden, il quale ha definito Vladimir Putin un criminale di guerra, non sono ovviamente piaciute al Cremlino.
Dopo la risposta istantanea del portavoce della presidenza russa Dmytri Peskov, oggi sono arrivati anche i passi diplomatici formali che certificano un rapporto sempre più precario tra le parti. È stato infatti convocato al ministero degli Esteri russo l’ambasciatore statunitense a Mosca, John Sullivan.
La “quasi rottura” tra Casa Bianca e Cremlino è stata certificata da un semplice comunicato del ministero degli Esteri di Mosca. “L’ambasciatore americano John Sullivan – si legge – è stato convocato al ministero degli Esteri russo e ha consegnato una nota di protesta in relazione alle recenti inaccettabili dichiarazioni fatte dal capo della Casa Bianca, Joe Biden, sul presidente della Russia”.
Il prossimo passo potrebbe essere l’espulsione di Sullivan, circostanza che aprirebbe ufficialmente una grave crisi diplomatica. Al momento però non sono emersi indizi che vanno verso questa direzione. La convocazione del rappresentante diplomatico di Washington è comunque già un passo non indifferente.
La mossa certifica una tensione tra le due parti molto alta e che non si registrava da anni. Perno della discordia ovviamente è la guerra in Ucraina. Gli Usa hanno più volte definito “brutale” l’azione posta in essere dal governo russo e hanno sempre garantito il proprio sostegno, in termini di forniture di armi, a Kiev.
Joe Biden poi nei giorni scorsi si è spinto oltre, puntando il dito direttamente e personalmente a Vladimir Putin. Il presidente russo è stato apostrofato con termini che hanno provocato un’immediata risposta da parte del Cremlino. Per Biden infatti, il suo omologo russo dopo aver approvato la guerra contro l’Ucraina si sarebbe reso artefice di gravi violazioni dei diritti umani, tali da renderlo “criminale di guerra”.
Il portavoce della presidenza russa aveva subito dopo già definito “inaccettabili” le frasi pronunciate da Biden. Da qui poi l’escalation che oggi ha portato alla convocazione dell’ambasciatore Usa a Mosca.
Al di là degli screzi tra i due presidenti, i rapporti russo-statunintensi sono molto tesi già da dicembre, da quando cioè gli incontri diplomatici ad alto livello tra le parti non hanno portato a una soluzione di natura politica del dossier ucraino. Gli Usa hanno accusato più volte la Russia di aver spinto per una guerra programmata da tempo, mentre da Mosca hanno puntato il dito contro Washington per non aver mai ricevuto significative risposte rispetto ai timori di un allargamento della Nato verso est.
Lo scoppio della guerra e le accuse di Biden a Putin hanno poi fatto il resto. La lettera di protesta consegnata all’ambasciatore Sullivan per adesso è il culmine delle diatribe tra Mosca e Washington. La tensione tra i due governi potrebbe portare a un inasprimento dell’escalation anche in Ucraina, con l’allontanamento delle prospettive di negoziato per giungere a un cessate il fuoco.

Di Mauro Indelicato. (Il Giornale)