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Lo spettro dei missili a lungo raggio di Kim

(Roma, Parigi, 03 marzo 2022). Non bastassero già l’invasione della Russia in Ucraina e le continue tensioni tra Stati Uniti e Cina nei pressi di Taiwan, ecco accendersi – o meglio riaccendersi – un nuovo fronte caldissimo in seguito all’ultimo “proiettile non identificato” lanciato dalla Corea del Nord. Quando in Europa era notte fonda e tutti i riflettori puntavano su Kiev, assediata dalle truppe di Mosca, dalla Corea del Sud è arrivato un segnale di allerta.

Fonti dell’esercito sudcoreano, senza fornire troppi dettagli, spiegavano che Pyongyang aveva appena sparato un missile verso est. Nel giro di qualche ora ecco i primi dettagli sul lancio. Si è trattato di un missile balistico diretto verso il mar del Giappone, partito dall’area di Sunan, non distante dalla capitale nordcoreana, alle 7:52 locali (poco prima della mezzanotte italiana). Il vettore ha volato per circa 300 chilometri all’altitudine massima di 620 chilometri. Si tratta dell’ottava iniziativa del suo genere da inizio anno, ha fatto notare il Comando di Stato maggiore congiunto sudcoreano.

Un momento delicato

Il lancio deciso da Kim Jong Un non è stato così diverso dalle sue ultime dimostrazioni di forza. A fare la differenza, al contrario, è stato il momento delicato durante il quale è avvenuto il test. Andato in scena, calendario alla mano, ad una decina di giorni dalle elezioni presidenziali in Corea del Sud e nel bel mezzo del conflitto armato in Ucraina dopo l’invasione russa. Il presidente del Comando sudcoreano, il generale Won In-choul, e il generale Paul LaCamera, a capo delle forze combinate Corea del Sud-Usa, hanno tenuto colloqui video riaffermando l’impegno a garantire una posizione di difesa “solida” degli alleati. “Per altri dettagli sul missile, le autorità dell’intelligence di Corea del Sud e Usa stanno conducendo un’analisi dettagliata”, ha chiarito, ancora, il Comando.

Ricordiamo che Sunan è lo stesso luogo dove Pyongyang ha testato lo scorso 17 gennaio un presunto missile guidato tattico noto come KN-24, modellato sul sistema Atacms in dotazione all’esercito statunitense. Ricordiamo inoltre che, con i negoziati sul nucleare con gli Stati Uniti in prolungata fase di stallo, Kim ha effettuato a gennaio sette test di missili, anche balistici, incluso quello più potente dal 2017, sospendendo ogni attività nel periodo olimpico, forse per non compromettere le relazioni con la Cina.

Il fronte di Kim

A proposito della Cina, è interessante sottolineare il nuovo avvicinamento intercorso tra Kim e il suo omologo cinese Xi Jinping. Quest’ultimo ha infatti rimarcato l’importanza della cooperazione con la Corea del Nord in una non meglio specificata “nuova situazione“, ringraziando il leader nordcoreano per il messaggio di congratulazioni inviato sulla riuscita dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022. Utilizzando un lessico piuttosto emblematico, Xi, nel resoconto dell’agenzia Kcna, ha rimarcato che la mossa di Kim è una prova del “sentimento di amicizia” suo e del suo popolo verso la Cina, assicurando che Pechino è pronta a “sviluppare le relazioni di amicizia e di cooperazione” bilaterali, appunto, in una “nuova situazione”.

Poco dopo i complimenti di Xi, Pyongyang è tornata a sparare. A questo proposito, il ministro degli Esteri del Giappone, Yoshimasa Hayashi, ha osservato che l’impatto dell’invasione russa “non sarà limitato all’Europa e potrebbe interessare anche l’Asia orientale“, spiegando che il governo deve ancora analizzare se esista una connessione tra l’ultimo lancio di missili del Nord e la crisi in Ucraina.

“I nordcoreani potrebbero pensare che Washington sia distratta e tesa dall’invasione russa e non sarà in grado di rispondere vigorosamente, o del tutto, se la RPDC riprenderà i test di missili a lungo raggio“, ha affermato a NkNews Evans Revere, un osservatore di lunga data di affari coreani. Non è da escludere, infatti, che Kim, forse nel tentativo di prestare il fianco a Cina e Russia, voglia creare un nuovo fronte spinoso per gli Stati Uniti, proprio nel momento in cui Washington deve fare i conti con la crisi ucraina. Non ci sono certezze, se non che la questione coreana non può essere trascurata.

Di Federico Giuliani. (Inside Over)

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