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Ucraina: timidi segnali di de-escalation

(Roma, Parigi, 16 febbraio 2022). Graduale (ma già previsto) ritiro dei militari russi. Biden punta ad un accordo scritto. E a Kiev ci si lagna perchè non c’è stata la guerra.

I rapporti dell’intelligence Usa, la stessa che vedeva le armi di distruzione di massa in Iraq, davano come certa per oggi l’invasione russa dell’Ucraina. I segnali che arrivano dall’est europeo vanno fortunatamente in senso opposto, con il capo (reale) della Nato Joe Biden disposto a “trattare accordi scritti” con la controparte russa e a “individuare nuove misure sul controllo degli armamenti”, e con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha annunciato che è in corso, “come pianificato da tempo”, il graduale ritiro di “unità dei distretti meridionali e occidentali” in quanto è esaurito il periodo di esercitazioni.

La situazione rimane tuttavia incerta, dal momento è ancora presto per capire dove vorranno andare a parare la Nato, i cui ministri della Difesa si incontrano oggi a Bruxelles, e la Russia, la cui Duma ha chiesto al presidente Vladimir Putin l’annessione del Donbass. E’ insomma evidente che la guerra non conviene ne’ a Putin ne’ a Biden, ma il graduale scioglimento delle tensioni non verrebbe a smuovere il problema di base, cioè il fatto che la Russia si sente più accerchiata, con i paesi che uno ad uno sono stati annessi dalla Nato e dall’Ue.

Anzi, Putin, che ha incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha ribadito che “sono 30 anni che dall’occidente ci dicono che la Nato non si allargherà ad est, ed è sempre successo”. Per cui “la questione (ucraina, ndr.), che sia domani o dopodomani, va risolta ora!”. Per Scholz tuttavia l’entrata dell’economicamente sgangherata Ucraina nella Nato e quindi nell’Ue è fuori discussione, ma palese che per stemperare la crisi è necessario arrivare a un compromesso, magari la cessione definitiva della Crimea.

Un’ipotesi tutt’altro che remota, se si pensa che a Kiev c’era chi sperava nella guerra proprio per chiudere una volta per tutte la partita con i russi, sia per la Crimea, che per il Donbass: per la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, “La data del 15 febbraio del 2022 entrerà nella Storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’occidente. Svergognati e annientati senza sparare un colpo”.

Intanto però la crisi ha portato alla luce la mancata osservazione degli accordi di Minsk-2 (“Quartetto Normandia”) proprio da parte dell’Ucraina, in particolare il riconoscimento delle autonomie di Lugansk e di Donetsk. Ed è da qui che la diplomazia vuole ripartire.

Di Enrico Oliari. (Notizie Geopolitiche)

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