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Militari USA sbarcano in Polonia: inizia il «walzer» sul fronte orientale

(Roma, Parigi, 05 febbraio 2022). Gli aerei con le truppe statunitensi iniziano a raggiungere l’aeroporto di Jesionka, in Polonia. L’esercito polacco attende ancora altri carichi tra oggi e domani, con qualche ritardo di cui a Varsavia riferiscono di non conoscere i motivi.

Non si tratta di un numero di soldati paragonabile a quello schierato in queste settimane da Mosca al confine con l’Ucraina: si parla di un contingente di 1.700 soldati americani che si aggiungeranno ai 4.500 già presenti. Tuttavia, il messaggio che giunge da Washington è quello della solidarietà con il fronte orientale dell’Alleanza Atlantica. L’obiettivo è rassicurare gli alleati Nato e che si sentono minacciati dall’escalation tra Russia e Ucraina sul fatto che gli Stati Uniti non siano in una fase di ritiro o di rinuncia alla difesa del loro “impero”. E che se restano aperti i canali diplomatici per giungere a un congelamento della crisi con Mosca, questo non implica un ritiro dai luoghi chiave dell’Europa orientale.

Per la Polonia si tratta non soltanto di garanzie per la propria sicurezza, ma anche di un riconoscimento del ruolo assunto dall’inizio delle tensioni tra Kiev, Mosca e Washington. Un ruolo che già si era intravisto con la primi crisi dell’Europa dell’est nei mesi finali del 2021, quella dei migranti con la Bielorussia. Il primo ministro, Mateusz Morawiecki, ha assicurato che il suo governo invierà armi all’Ucraina. “Nella nostra parte di Europa non ci sono vulcani o terremoti. Ma vivere accanto ad un vicino come la Russia è come trovarsi alle pendici di un vulcano”, ha spiegato il premier ai giornalisti. Il governo polacco e quello britannico hanno discusso, inoltre, insieme a quello ucraino, della nascita di una piattaforma militare condivisa, una sorta di alleanza trilaterale che correrebbe parallela alla Nato. Mentre a Washington è sbarcato il ministro degli Esteri, Zbigniew Rau, che incontrando il Segretario di Stato Anthony Blinken ha ribadito la cooperazione strategica tra Varsavia e Washington. Una Polonia estremante dinamica quindi, che blinda le relazioni con gli Stati Uniti e su cui la Casa Bianca e il Pentagono sembrano intenzionati a investire.

Nel walzer delle truppe del fronte orientale, si registra inoltre la decisione del Pentagono di inviare altri mille soldati in Romania, Paese che è stato anche al centro delle risposte inviate dal blocco atlantico dopo le richieste del Cremlino. Nelle controfferte Nato e Usa alle obiezioni di Mosca, si è paventata l’ipotesi di dialogare su rassicurazioni riguardo i sistemi Aegis presenti in territorio rumeno. Ma intanto, per evitare speculazioni sulle richieste russe di ritiro Nato da Bucarest, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare un altro segnale diplomatico con la scelta di spedire lì altre truppe: mille soldati statunitensi provenienti dalle basi in Germania. Le autorità rumene hanno salutato con favore la decisione del Pentagono per “scoraggiare” eventuali ipotesi di attacchi dal fronte orientale. E su questa linea è apparso anche un altro Paese coinvolti nel grande Risiko dell’Est: la Lituania. In un’intervista al Financial Times, il presidente lituano Gitanas Nauseda, ha chiesto a Berlino e Washington di rassicurare i Paesi baltici aumentando i militari negli Stati al confine con la Russia. Segno che il dispiegamento di forze atlantiche piace eccome ai partner dell’Est.

Di Lorenzo Vita. (Il Giornale/Inside Over)

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