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Yemen: gli Houthi chiedono colloqui alla coalizione a guida saudita

(Roma, 19 dicembre 2021). I ribelli sciiti Houthi dello Yemen hanno chiesto colloqui con la coalizione di Stati guidata dall’Arabia Saudita, per porre fine al conflitto nel Paese, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Saba gestita dagli Houthi e citata da The New Arab, il 18 dicembre. Il giorno dopo, i sistemi di difesa di Riad hanno distrutto un drone lanciato dall’aeroporto internazionale di Sana’a in Yemen dagli Houthi contro il territorio saudita di Khamis Mushait. Più tardi sono stati distrutti anche altri tre droni lanciati dallo stesso sito contro Abha International Airport.

Il ministro degli Affari Esteri degli Houthi, Hisham Sharaf, ha dichiarato che un dialogo organizzato sotto l’egida delle Nazioni Unite o con la partecipazione di partner internazionali potrebbe portare alla fine della guerra in Yemen. In particolare, Sharaf ha affermato: “Consiglio al cosiddetto Quartetto e alla coalizione dei Paesi di aggressione (la coalizione a guida saudita) di accettare di dialogare con Sana’a per porre fine alla guerra e all’aggressione, sotto l’egida delle Nazioni Unite o attraverso una partecipazione internazionale che includa Russia, Cina, Germania e tutti gli Stati del Golfo che non sostengono l’aggressione”. Il ministro ha poi aggiunto che gli Houthi vogliono un dialogo per prendere accordi per un cessate il fuoco e per l’apertura dell’aeroporto di Sana’a insieme ad altri valichi marittimi e terrestri.

Tra le condizioni anticipate da Sharaf, la coalizione guidata dai sauditi dovrebbe interrompere l’assedio sul Paese e dovrebbe avvenire “il ritiro di qualsiasi forza straniera”. Il dialogo dovrebbe poi includere anche colloqui sul risarcimento dello Yemen e del suo popolo per i danni subiti durante la guerra, nonché la discussione sui meccanismi verso “una soluzione politica e pacifica” alla guerra in corso nello Yemen, ha affermato.

Come riferito da The New Arab, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta esprimendo preoccupazione per la grave situazione umanitaria nello Yemen e incolpando gli Houthi per la loro escalation del conflitto e il rifiuto di un cessate il fuoco. Un rapporto delle Nazioni Unite del mese scorso ha affermato che 377.000 persone moriranno entro la fine del 2021 a causa degli impatti diretti e indiretti della guerra in Yemen.

In Yemen, è in corso una guerra civile, descritta dall’Onu come la peggior crisi umanitaria al mondo, da quando i ribelli sciiti Houthi hanno iniziato a combattere per il controllo sulle regioni meridionali del Paese. Il 21 settembre 2014, sostenuti dal precedente regime del defunto presidente Ali Abdullah Saleh, gli Houthi avevano effettuato un colpo di Stato che aveva consentito loro di prendere il controllo delle istituzioni statali nella capitale Sana’a, ancora sotto il loro controllo. Il presidente legittimo Hadi era stato inizialmente messo ai domiciliari presso la propria abitazione nella capitale e, dopo settimane, era riuscito a fuggire, recandosi dapprima ad Aden, attuale sede provvisoria del governo yemenita riconosciuto a livello internazionale, e poi in Arabia Saudita, dove risiede tutt’ora.

Hadi è sostenuto da una coalizione di Stati guidata da Riad che comprende l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan, il Bahrain, il Kuwait, il Qatar, l’Egitto, il Marocco, la Giordania e il Senegal, intervenuta nel conflitto il 26 marzo 2015. I ribelli sciiti Houthi sono sostenuti, invece, dall’Iran e dalle milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah.

Di Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)

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