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Sudan: il Consiglio di sicurezza adotta risoluzione unanime per sostegno a governo civile

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione unanime sul Sudan che chiede il ripristino di un “governo di transizione guidato da civili” ed esprime “profonda preoccupazione per l’acquisizione del potere da parte militare”, oltre a denunciare gli arresti e lo scioglimento delle istituzioni di transizione del Paese e a chiedere “un dialogo senza precondizioni” per risolvere la crisi. La risoluzione, approvata dopo diversi giorni di discussioni, è stata firmata anche da Russia e Cina che hanno tuttavia spinto per far approvare un testo che alla fine appare abbastanza diluito rispetto alle intenzioni del blocco occidentale. Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche citate da “Rfi”, è stata soprattutto la Russia ad insistere sul principio di non interferenza negli affari interni del Sudan e avrebbe fatto cancellare i termini “condanna” e “colpo di Stato”.

La Russia vanta da anni stretti rapporti con il Sudan soprattutto nel campo della sicurezza, fornendo la stragrande maggioranza delle armi in dotazione alle forze armate di Khartum. Mosca ha ampliato la sua presenza in Africa negli ultimi anni e il Sudan è stato al centro dei progetti russi, soprattutto nel campo della sicurezza. Russia e Sudan hanno concordato lo scorso dicembre l’istituzione di una base logistica navale russa sulla costa del Mar Rosso sudanese, ma dal mese scorso le due parti erano ancora in trattative sulla questione in attesa della sua approvazione da parte del nuovo Parlamento di Khartum e, stando a quanto riferito nei mesi scorsi da fonti Usa, le autorità di transizione del Sudan avrebbero anche congelato ogni nuovo dispiegamento di militari russi nel Mar Rosso. Ora, con l’arresto e la destituzione del primo ministro Abdalla Hamdok – su cui Washington aveva fortemente puntato per reintegrare Khartum nel circuito diplomatico e finanziario internazionale –, è probabile che alla trattativa venga impressa un’accelerazione, il che non può che andare a beneficio di Mosca.

Inoltre, va tenuto presente che membri della compagnia paramilitare privata russa Wagner sono presenti in Sudan (sebbene la presenza non sia stata confermata a livello ufficiale) e proprio questo è uno dei tanti fattori che hanno portato gli Stati Uniti a imporre sanzioni lo scorso anno contro l’uomo d’affari russo Jevgenij Prigozhin, che secondo il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti avrebbe finanziato un tentativo guidato da Wagner di reprimere le proteste contro Bashir. Da parte sua, la Russia ha accusato gli Stati Uniti di interferire negli affari sudanesi, anche nel sostegno al colpo di Stato del 2019. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ribadito queste lamentele in una dichiarazione la scorsa settimana e lunedì scorso, subito dopo il golpe, il ministero degli Esteri russo, pur senza sostenere esplicitamente le mosse di Burhan, ha affermato che tali azioni sembrano trovare origine nelle “carenze” del governo di transizione. (Nova News)

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