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Siria: gli episodi delle ultime ore

(Roma, Parigi, 07 ottobre 2021). Due ufficiali dell’esercito siriano sono stati uccisi a Dara’a, regione del Sud della Siria, nel corso di un attacco perpetrato da uomini armati non identificati. A Damasco, invece, 8 persone sono rimaste ferite a seguito di un’esplosione verificatasi nel centro della capitale.

Tali notizie sono state riportate dal quotidiano al-Araby al-Jadeed, con riferimento a episodi verificatisi il 6 ottobre. In particolare, il Ministero dell’Interno del governo di Damasco ha dichiarato che i due ufficiali, con il grado di tenente, sono stati presi di mira da ignoti mentre si trovavano nei pressi del compound di al-Ghazali, sull’autostrada di Daraa. L’attacco, è stato specificato, è stato perpetrato impiegando proiettili veri.

L’episodio si colloca in un momento in cui le forze di Damasco continuano a portare avanti le operazioni di reinsediamento e di sicurezza concordate il primo settembre scorso. Queste si inseriscono nel quadro di un’intesa maggiore, raggiunta dalle forze legate al presidente siriano, Bashar al-Assad e dai notabili di Daraa, al fine di disinnescare le tensioni dei mesi precedenti che hanno interessato soprattutto Daraa al- Balad un distretto meridionale, dell’omonimo governatorato di Daraa, precedentemente controllato da ex gruppi dell’opposizione. Questo, a partire da giugno 2021, è stato posto sotto assedio, per oltre 65 giorni, dalle forze di Damasco, le quali hanno altresì impedito l’ingresso di soccorsi e aiuti umanitari, destinati a circa 11.000 famiglie, per un totale di oltre 40.000 abitanti. Ciò ha provocato crescenti scontri, definiti i peggiori degli ultimi tre anni, mentre la Russia si è impegnata a mediare tra le parti belligeranti per disinnescare le tensioni.

Oltre al cessate il fuoco, l’accordo prevede la consegna di armi, anche leggere, da parte di combattenti locali, la loro resa alle forze di Damasco e l’istituzione di posti di blocco, sotto la supervisione della polizia militare russa. Coloro che non intendono arrendersi sono vengono trasferiti nel Nord-Ovest della Siria e, nello specifico, a Idlib. Queste misure, sino ad oggi, sono state già messe in atto presso Jassim, Inkhil, al-Yadouda e al-Muzayrib, fino a raggiungere Tafas, la più grande città della periferia occidentale di Daraa, nota per la sua feroce opposizione al regime siriano. Stando a quanto riporta al-Araby al-Jadeed, tra le ultime città interessate da tali misure vi è al-Sanamayn, a situata a circa 50 chilometri a Sud di Damasco, dove il comitato di sicurezza ha consegnato ai notabili un elenco composto da “decine di ricercati”.

Nel frattempo, a Damasco, 8 persone sono rimaste ferite a seguito di un’esplosione nel centro della capitale, nel quartiere di al-Dahadil. L’attacco, ha spiegato il Ministro dell’Interno damasceno, è stato perpetrato da un individuo, la cui identità è sconosciuta, a seguito di una lite. L’attentatore è successivamente fuggito verso una destinazione non nota, mentre diverse pattuglie della polizia si sono recate sul posto per soccorrere i feriti.

Ad oggi, tra le regioni siriane più tese vi è anche Idlib, l’ultima roccaforte controllata, in buona parte, dai gruppi di opposizione, la quale ospita circa 4 milioni di abitanti, di cui un milione di sfollati rifugiatisi nella regione con lo scoppio della guerra civile. I presidenti di Turchia e Russia, Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin, hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco nel governatorato, siglato il 5 marzo 2020 ed esteso al termine dei colloqui svoltisi a Sochi il 16 e 17 febbraio scorso. Sebbene la tregua sia stata più volte violata nel corso dell’ultimo anno, l’intesa di Mosca e Ankara ha scongiurato il rischio di un’offensiva su vasta scala.

A tal proposito, al-Araby al-Jadeed ha riferito, il 6 ottobre, che le forze filogovernative hanno condotto, nella medesima giornata, attacchi aerei contro diverse località di Idlib, tra cui Kansafra, Sufuhun, al-Fatirah a Jabal Al-Zawiya, provocando danni materiali a proprietà civili. Gli attacchi di Damasco hanno fatto seguito ai bombardamenti dei gruppi di opposizione contro le postazioni dell’esercito siriano nell’Est di Idlib, a Saraqib e al-Malajah, oltre che nella periferia di al-Ghab e nell’area rurale occidentale di Aleppo. Per i ribelli, si tratta di una risposta alla violazione del cessate il fuoco da parte di Damasco e del suo alleato russo, i quali, nel frattempo, continuano a effettuare voli di ricognizione. Negli ultimi giorni, inoltre, sia Damasco sia la Turchia hanno inviato rinforzi nella regione, facendo temere una “operazione su vasta scala”. Il timore deriva altresì dalle parole del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, il quale, il 4 ottobre, ha affermato che il suo Paese è determinato a contrastare “Hayat Tahrir al-Sham”, un gruppo jihadista di ideologia salafita affiliato ad Al-Qaeda, e tutte quelle che sono state definite “organizzazioni terroristiche”, ancora attive nella regione Nord-occidentale.

La Siria è teatro di un conflitto civile dal 15 marzo 2011, data in cui parte della popolazione siriana ha iniziato a manifestare e a chiedere le dimissioni del presidente siriano, Assad. L’esercito del governo siriano è coadiuvato da Mosca, oltre ad essere appoggiato dall’Iran e dalle milizie libanesi filoiraniane di Hezbollah. Sul fronte opposto vi sono i ribelli, i quali ricevono il sostegno della Turchia.

Di Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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