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Yemen: il governo torna nella capitale provvisoria di Aden

Il governo dello Yemen in esilio guidato dal premier Maeen Abdulmalik è tornato nella sede provvisoria di Aden. Il Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) ha accolto con favore il rientro nella capitale “ad interim” del sud, sottolineando la necessità di consentire all’esecutivo di attuare le riforme necessarie per soddisfare le aspirazioni degli yemeniti. Il segretario generale del Ccg, Nayef al Hajraf, ha ribadito ieri, primo ottobre, il proprio sostegno al popolo yemenita per raggiungere la sicurezza e la stabilità a livello nazionale. Al Hajraf ha affermato che tutte le parti del conflitto in Yemen dovrebbero adoperarsi per porre fine alla crisi, ripristinare la sicurezza e la stabilità in linea con l’iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo, l’esito del dialogo nazionale e la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “E’ di fondamentale importanza attuare anche l’accordo di Riad”, ha detto il segretario generale. Il riferimento è all’intesa firmata il 5 novembre 2019 a Riad tra il governo della Repubblica dello Yemen e il Consiglio di transizione meridionale (Cts), sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti. L’accordo include diverse disposizioni politiche, di sicurezza ed economiche come la formazione di un nuovo governo che includa il Cts; il disarmo e l’integrazione delle milizie e delle formazioni militari sotto l’egida dei ministeri della difesa e dell’interno; sostegno all’economia yemenita; la smilitarizzazione di Aden.

Anche i capi delle missioni diplomatiche del Regno dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti, del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno accolto con favore il ritorno del premier Abdulmalik nella capitale temporanea Aden. In una dichiarazione congiunta, gli ambasciatori hanno sottolineato l’importanza di sostenere il governo yemenita affinché raggiunga sicurezza e stabilità e possa fornire agli yemeniti servizi essenziali. “È fondamentale che il governo sia pienamente sostenuto per portare sicurezza, stabilità e per fornire i servizi essenziali, comprese le riforme economiche, di cui il popolo yemenita ha un disperato bisogno”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta. “Nel contesto di una situazione economica in deterioramento, al governo deve essere permesso di riprendere il suo lavoro da Aden”, afferma la dichiarazione. “Esortiamo tutte le parti a mantenere i loro impegni e a lavorare insieme in modo costruttivo per conto del popolo yemenita per attuare l’accordo di Riad”, hanno aggiunto gli ambasciatori. Anche la delegazione dell’Unione Europea in Yemen ha accolto con favore il ritorno di Abdulmalik ad Aden. “Esortiamo tutte le parti a garantire il funzionamento sicuro e regolare del governo. Solo in Yemen il governo può soddisfare i bisogni di tutti gli yemeniti”, si legge in una nota su Twitter. “Le parti devono impegnarsi per la piena attuazione dell’accordo di Riad e sostenere gli sforzi di pace guidati dalle Nazioni Unite”, ha aggiunto l’ambasciata UE.

La guerra civile in Yemen è in corso dal 2015. A seguito dell’occupazione del nord del paese, compresa la capitale Sana’a da parte dei miliziani filo-iraniani Houthi, il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi e il suo governo in esilio hanno chiesto l’intervento dei paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati, che nell’aprile del 2015 hanno formato una coalizione militare per sostenere le forze governative nel conflitto. Houthi era in origine il nome di un clan dello Yemen, e non di una setta o un gruppo religioso. In seguito, un movimento di combattenti ribelli chiamato Ansar Allah ha adottato questo come nome ufficiale, dopo che il loro fondatore e principale capo, Hussein Badreddin al Houthi, venne ucciso nel 2004, portando alla cosiddetta insurrezione Houthi. Alla guerra tra nord e sud, si è aggiunto il conflitto tra il governo Hadi e i separatisti meridionali, sostenuti dagli Emirati Arabi Uniti. (Nova News)

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