(Roma, 13 agosto 2021). Stati Uniti e Gran Bretagna hanno annunciato l’invio di migliaia di soldati a Kabul per evacuare diplomatici e civili, mentre l’avanzata delle milizie dei talebani prosegue, con la presa nelle ultime ore di numerose capitali provinciali fra cui Herat – in passato presidiata dai militari italiani.
“La situazione è tale che il presidente (Biden) mette al primo posto la sicurezza degli americani all’estero”, ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che ha definito la riduzione del personale dell’ambasciata una “misura di prudenza”. “Non è un’evacuazione totale, l’ambasciata resta aperta”, ha precisato.
In particolare, gli Stati Uniti invieranno 3000 uomini all’aeroporto di Kabul, ha spiegato in un briefing alla stampa il portavoce del Dipartimento della Difesa Usa, John Kirby, che ha insistito sul fatto che questo aumento della presenza militare americana nelle intenzioni di Washington non dovrebbe interferire con il ritiro definitivo delle truppe americane dal paese asiatico, previsto per il 31 agosto.
A questi 3000 soldati si aggiungerà circa un migliaio di uomini che saranno schierati in Qatar con funzioni di supporto logistico, e circa altri 3.500-4.000, una “brigata di combattimento”, saranno stanziati in Kuwait, pronti a intervenire se la situazione dovesse deteriorarsi ulteriormente.
Anche la Gran Bretagna ha annunciato l’invio di soldati in Afghanistan, 600 uomini, per fornire supporto ai cittadini britannici che sono in procinto di lasciare il paese, precisando che il personale della sua ambasciata sarà ridotto.
Oltre all’evacuazione di civili e diplomatici, i soldati americani potranno assistere anche i richiedenti di visti speciali, cioè cittadini afgani che hanno fornito aiuto alle forze di occupazione Usa e Nato in particolare come interpreti e che ora rischiano le rappresaglie dei talebani.
Sul fronte diplomatico intanto, Stati Uniti, Pakistan, Unione europea e Cina hanno affermato in una dichiarazione congiunta che non riconosceranno alcun governo in Afghanistan “imposto con la forza”, mentre Bruxelles ha minacciato i talebani di “isolamento”. Malgrado le pressioni, però, tre giorni di colloqui a Doha fra i principali attori della crisi afgana (fra cui lo stesso governo di Kabul e i talebani) si sono conclusi con un nulla di fatto, mentre i miliziani islamici in appena una stetimana hanno preso il controllo di 12 capitali provinciali su 34.