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La proposta turca su Varosha preoccupa la comunità internazionale

(Roma, 21 luglio 2021). Mentre il Ministero degli Esteri greco ha condannato “nei termini più rigorosi” l’annuncio della Turchia di voler riaprire la località cipriota di Varosha, a Famagosta, un tempo popolare meta turistica ora abbandonata, il Regno Unito si è detto “molto preoccupato” e ha affermato che discuterà della questione con gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Anche la Francia si è opposta alla mossa turca, sottolineando che la decisione di Ankara è “unilaterale” e rappresenta una “provocazione” da parte del presidente Recep Tayyp Erdogan.

L’annuncio della possibile riapertura di Varosha è stato rilasciato da Erdogan durante un incontro, nell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC), martedì 20 luglio, con il leader dei turco-ciprioti, Ersin Tatar. Quest’ultimo ha specificato che il piano prevede di togliere lo status militare per una parte del quartiere di Varosha, abbandonato a seguito dell’occupazione turca e protetto dallo status concesso dalle successive risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu, indicando che il 3,5% dell’area avrà uno status civile. Le risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza Onu stabiliscono proprio la chiusura dell’area dopo l’occupazione turca del 1974.

In Europa, il Ministero degli Esteri britannico ha affermato, in una nota: “Il Regno Unito invita tutte le parti a non intraprendere alcuna azione che possa minare il processo di risoluzione di Cipro o aumentare le tensioni sull’isola”. Anche il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha espresso la sua preoccupazione per l’annuncio di Erdogan. “La decisione unilaterale annunciata oggi dal presidente Erdogan e dal leader turco-cipriota Ersin Tatar rischia di aumentare le tensioni sull’isola e compromettere il ritorno ai colloqui su una soluzione globale della questione di Cipro”, ha affermato Borrell su Twitter. La Francia, che ricopre la presidenza mensile del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “evocherà l’argomento durante le consultazioni”. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha avuto un colloquio con l’omologo cipriota, Nikos Christodoulides, subito dopo l’annuncio di Ankara. Durante l’incontro, Le Drian ha espresso tutto il sostegno di Parigi al governo di Nicosia.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha definito l’annuncio di Erdogan “provocatorio” e “inaccettabile”. Ha detto che “gli Stati Uniti stanno lavorando con partner che la pensano allo stesso modo per riferire questa situazione preoccupante al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” e ha assicurato che “Washington solleciterà una risposta forte”.

La giornata di martedì 20 luglio ha segnato il 47esimo anniversario dell’invasione turca, organizzata nel 1974, dopo che un colpo di Stato da parte dei nazionalisti greco-ciprioti, per l’annessione dell’isola alla Grecia, aveva provocato l’intervento militare di Ankara. Gli sforzi di pace sono ripetutamente falliti e la nuova leadership turco-cipriota, sempre più vicina al presidente Erdogan, sostiene che una soluzione alla questione di Cipro possa essere raggiunta solo con l’istituzione di due Stati sovrani. I greco-ciprioti, che rappresentano Cipro a livello internazionale e sono sostenuti dall’Unione Europea, rifiutano la possibilità di un accordo a due Stati per l’isola, dal momento che ciò significherebbe concedere lo status di Paese sovrano all’amministrazione separatista turco-cipriota, di cui solo la Turchia riconosce la legittimità. “Un nuovo processo negoziale per sanare la divisione di Cipro può essere portato avanti solo tra due Stati. Abbiamo ragione e difenderemo il nostro diritto fino alla fine”, ha detto Erdogan in un discorso nella capitale cipriota divisa, Nicosia. Varosha è sempre stata considerata una merce di scambio per Ankara nei futuri accordi di pace e una delle aree che si prevedeva sarebbe stata restituita all’amministrazione greco-cipriota. La recente mossa di Ankara rende questa ipotesi sempre più incerta. Già a ottobre 2020, Tatar aveva celebrato, sempre con Erdogan, la riapertura simbolica per un giorno della spiaggia di Varosha, accogliendo oltre 2.000 cittadini turco-ciprioti in quella che un tempo era una rinomata località turistica internazionale amministrata dai greco-ciprioti.

L’annuncio della smilitarizzazione di una parte del quartiere di Varosha, quella a ridosso della spiaggia tra le chiese di Ayia Ekaterini e Ayia Zoni, ha un valore fortemente simbolico e viene interpretato come una grave provocazione. Tatar ha sottolineato che gli ex proprietari greco-ciprioti potranno fare domanda per il rientro nelle loro proprietà, ma di fatto l’area verrebbe amministrata dall’autoproclamata repubblica turca e tale proposta difficilmente sarà ben accolta dagli ex residenti di Varosha.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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