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Siria: al via il 16esimo round dei colloqui di Astana

(Roma, 07 luglio 2021). Delegati sia del governo di Damasco sia dei gruppi di opposizione si sono riuniti, oggi, 7 luglio, nella capitale del Kazakistan, Nur-Sultan, per il 16round dei cosiddetti colloqui di Astana, riguardanti la crisi siriana.

Turchia, Russia e Iran svolgono il ruolo di garanti, mentre delegazioni di Libano, Iraq e Giordania partecipano in qualità di osservatori. Tra i partecipanti vi è anche l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Geir Otto Pedersen. L’obiettivo principale è trovare una soluzione permanente al perdurante conflitto civile in Siria, toccando altresì tematiche quali l’elaborazione di una costituzione per il “dopoguerra”, la transizione politica, la sicurezza e il ritorno dei rifugiati. Il primo incontro si è tenuto nel mese di gennaio 2017 in Turchia, con il fine di rafforzare ulteriormente i colloqui di pace di Ginevra, promossi dalle Nazioni Unite. L’ultimo round, invece, ha avuto inizio il 16 febbraio scorso nella città russa di Sochi.

Tra i temi al centro delle discussioni del 16esimo round, che si prevede si concluderà domani, 8 luglio, vi sono la questione degli aiuti umanitari dell’Onu, la ripresa dei lavori della Commissione costituzionale a Ginevra e le misure di confidence-building, tra cui lo scambio di prigionieri e detenuti. Ancor prima dell’inizio dei colloqui, il governo di Damasco ha ribadito il rifiuto verso qualsiasi forma di ingerenza da parte di attori esterni, mettendo in luce la sovranità della Siria, il cui futuro è un “diritto esclusivo dei soli siriani”. Poi, nel corso dei primi colloqui del 7 luglio, il capo della delegazione siriana, Ayman Susan, ha ribadito la necessità di “alzare la voce” contro le violazioni commesse dalle forze sia turche sia statunitensi contro il popolo siriano. Ankara e Washington, a detta del viceministro degli Esteri siriano, sostengono gruppi terroristici, mentre rubano le ricchezze e le “risorse naturali” dei siriani e impongono misure unilaterali che acuiscono le già difficili condizioni. Pertanto, nel corso di un meeting con l’inviato speciale russo, Alexander Lavrentiev, è stata ribadita la determinazione di Mosca e Damasco a collaborare fino al ritiro degli USA e di altre forze straniere dalla Siria, la cui presenza è illegittima.

Come riportato dal quotidiano al-Araby al-Jadeed, i colloqui di Astana in corso rivestono una particolare importanza, in quanto si stanno svolgendo a pochi giorni di distanza dalla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, calendarizzata per il 10 luglio, in cui si prevede si discuterà di una bozza di risoluzione proposta da Norvegia e Irlanda, riguardante l’apertura di due ulteriori valichi per l’ingresso di aiuti umanitari in Siria. Non da ultimo, si proporrà di lasciare aperto il valico di Bab al-Hawa, attualmente l’unico ingresso per la consegna di aiuti nella regione Nord-occidentale di Idlib, posto il controllo dei gruppi di opposizione. Si tratta di un meccanismo a cui Mosca si oppone, in quanto considerato una forma di violazione della sovranità di Damasco sulla Siria. Come avvenuto nelle precedenti riunioni, la Russia chiede che gli aiuti umanitari vengano trasferiti attraverso valichi controllati dalle forze filogovernative, mentre altri membri del Consiglio si oppongono.

Secondo alcuni, è difficile che Russia e Turchia riescano a trovare un accordo in materia di aiuti ad Astana. Mosca, stando a quanto riportato da al-Araby al-Jadeed, si sarebbe detta disposta a “barattare” la questione dei valichi in cambio dell’allentamento delle sanzioni incluse nel Caesar Act, una legislazione elaborata da Washington che sanziona il governo siriano, incluso il presidente Bashar al-Assad, per i crimini di guerra commessi contro la popolazione siriana, colpendo anche industrie siriane, dal settore militare alle infrastrutture e all’energia, privati ed entità iraniane e russe che forniscono finanziamenti o altro tipo di assistenza al presidente siriano. La Turchia, però, spiega il quotidiano, mira a far “galleggiare” il governo di Damasco ed è improbabile che accetti un compromesso di tal tipo.

Di fronte a uno scenario tuttora instabile, il conflitto scoppiato il 15 marzo 2011 non può dirsi ancora concluso. Oltre a Idlib, ultima roccaforte posta ancora sotto il controllo dei gruppi di opposizione, anche il Nord-Est della Siria continua a rappresentare un’area al centro di tensioni, che vedono protagoniste, tra gli altri, le Syrian Democratic Forces (SDF). L’esercito del governo siriano è coadiuvato da Mosca, oltre ad essere appoggiato dall’Iran e dalle milizie libanesi filoiraniane di Hezbollah. Sul fronte opposto vi sono i ribelli, i quali ricevono il sostegno della Turchia.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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