Iraq: se la parata PMU certifica la divisione delle milizie sciite

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(Roma 27 giugno 2021). Le formazioni vicine ad al-Sadr e ad al-Sistani non partecipano all’iniziativa delle fazioni fedeli a Teheran

La divisione tra le formazioni armate sciite in Iraq è ormai certificata dall’assenza di un folto numero di queste dalla celebrazione organizzata dalle Pmu irachene. Si è svolta infatti ieri mattina 26 giugno, nella provincia di Diyala, una parata militare organizzata dalle Forze di mobilitazione popolare (Pmu), in occasione del settimo anniversario della loro nascita.

Più di ventimila membri della milizia, fondata con una fatwa del leader sciita Ali al-Sistani per la lotta contro lo Stato islamico, hanno partecipato alla parata militare che si è tenuta nel campo “Abu Muntazer al-Muhammadawi”, a nord di Diyala, mostrando vari tipi di armi, missili, lanciatori e aerei di fabbricazione iraniana. Si tratta in buona parte di dotazioni che sono state trasportate nelle ultime settimane dall’Iran.

Per l’occasione, la città dell’Iraq orientale ha assistito a un dispiegamento ingente di forze di sicurezza per garantire la riuscita della parata, dopo che era stata rinviata più volte a causa di disaccordi tra i suoi leader sui dettagli della sua organizzazione e sulle armi da mostrare. Era presente per l’occasione il primo ministro iracheno, Mustafa Al-Kazemi, così come i vertici della Difesa e altri leader sciiti e delle Pmu tra cui Abu Fadak al-Muhammadawi, capo di stato maggiore delle Forze di Mobilitazione Popolare, e Faleh al-Fayyad.

I droni Saya di fabbricazione iraniana, importati durante l’era del governo Adel Abdul-Mahdi, sono apparsi durante la parata, come parte dell’armamento in dotazione alle Pmu irachene. Si tratta di droni simili ai Sammad usati in Yemen dagli Houthi, e sono ad ala fissa con un motore, conosciuti come droni bomba. Durante la parata sono stati mostrati anche droni utilizzati per le ricognizioni, anch’essi cloni iraniani assemblati con materiale cinese. Inoltre, sono stati mostrati carri armati di fabbricazione russa e di fabbricazione iraniana e veicoli militari iraniani, incluso il veicolo Toufan. Il campo “Abu Muntazer al-Muhammadawi”, che ha ospitato questa parata, fa capo alle Brigate Hezbollah irachene.

Le Forze di Mobilitazione Popolare sono state istituite nel giugno 2014 dopo che lo Stato islamico ha preso il controllo della città di Mosul, capitale del Governatorato di Ninive. Se la scelta del mese per questa parata è simbolica, in quanto commemora l’anniversario dell’emanazione della fatwa contro lo Stato islamico da parte di al-Sistani, lo è altrettanto quella del luogo. La provincia di Diyala, che è notoriamente sunnita, ospitava anche Camp Ashraf. Si tratta del campo in cui il gruppo di opposizione iraniano dei Mujahedeen del popolo risiedeva dagli anni ’80 con il sostegno del regime di Saddam Hussein, prima che fosse evacuata nel 2013.

L’iniziativa ha però sin da subito mostrato le crepe e le divisioni esistenti all’interno del campo sciita iracheno. Fonti interne alle fazioni sadriste hanno spiegato a Formiche.net che l’iniziativa doveva tenersi in un primo momento il 14 giugno, l’anniversario effettivo dell’emanazione della fatwa di al-Sistani che ha portato alla nascita di questa formazione, ma a causa delle divergenze tra i gruppi armati sciiti è stato necessario far slittare la data dell’evento al 26 giugno. Al termine della parata infatti i partecipanti hanno scandito slogan in favore dell’Ayatollah iraniano, Ali Khamenei, e del defunto generale Qasem Soleimani. Si tratta di una risposta alla posizione assunta dal leader sciita Moqtada al-Sadr e dalle milizie fedeli ad al-Sistani che all’ultimo minuto si sono sfilate dall’iniziativa.

In particolare la Brigata “Ansar Marja’iya” e la Brigata “Imam Ali” si sono ritirate dalla parata, sullo sfondo di una decisione già presa da altre due formazioni della cosiddetta “Hashd al-Marji’iyya”, le fazioni fedeli all’autorità religiosa sciita irachena, Ali al-Sistani. Poco prima anche le forze delle “Brigate della pace” di Muqtada al-Sadr avevano annunciato che non avrebbero partecipato a questa parata. Le fonti hanno anche spiegato che la decisione delle fazioni pro “Marja’iya” di astenersi dal partecipare all’iniziativa è dovuta agli stessi motivi che le stanno spingendo a separarsi dalle Pmu.

Ci sono state precedenti controversie tra le formazioni fedeli ad al-Sistani e le altre filo-Teheran all’interno delle Pmu, sulla questione dell’indipendenza di queste fazioni dall’Iran e sul loro impegno a rispettare le leggi irachene, le decisioni del Comandante in Capo delle Forze Armate di Baghadad e della loro lealtà garantita esclusivamente al governo iracheno. Sono quattro in tutto le fazioni delle Pmu che fanno capo al clero sciita iracheno di Najaf e Karbala e sono: la divisione combattente “Imam Ali”, la divisione combattente “Abbas”, la brigata “Ali al-Akbar” e la brigata “Ansar al-Marji’iya”. Le altre fazioni delle Pmu sono accusate dagli attivisti e dai politici iracheni di essere dipendenti dall’Iran e di dare la priorità agli interessi stranieri rispetto all’interesse dello stato iracheno. Sono anche accusate di controllare alcuni valichi di frontiera, servizi pubblici e una serie di istituzioni statali al fine di estendere la propria autorità e influenza sui cittadini.

A causa di quanto avvenuto nelle ultime settimane a Baghdad, durante la preparazione di questa parata, le fazioni filo al-Sistani oltre a non partecipare alla parata hanno anche deciso di non prendere più ordini dalle Pmu ma di passare direttamente sotto il comando delle forze armate irachene. Questa mossa ha fatto andare su tutte le furie i capi filo-iraniani delle Pmu come Hadi al-Amiri, leader dell’Organizzazione Badr e dell’Alleanza Al-Fateh alla Camera dei Rappresentanti di Baghdad. Quest’ultimo si è rivolto ai vertici dei santuari sciiti di Karbala e Najaf, come lo sceicco Abdul Mahdi al-Karbalai e Sayyid Ahmed al-Safi, per sanare la frattura, ma senza successo. I santuari religiosi sciiti affiliati all’autorità religiosa di Ali al-Sistani gestiscono direttamente le 4 fazioni (Brigata “Ansar al-Marji’iya”, Brigata “Ali al-Akbar”, Divisione di combattimento “al-Abbas” e Divisione di combattimento “Imam Ali”) pagando gli stipendi ai loro affiliati. La differenza tra le formazioni che seguono il clero sciita iracheno e le altre della Pmu filo iraniane emerge anche sulle questioni di politica internazionale. Ha spiegato Ali al-Hamdani, funzionario della Brigata “Ali al-Akbar” affiliata al santuario dell’Imam Hussain, ai media iracheni che: “Le nostre unità militari sono lontane dalla politica e dai partiti e siamo impegnati a imporre la sicurezza come raccomandato dalla suprema autorità religiosa di Najaf. Siamo diversi dalle altre fazioni affiliate all’Iran, che hanno sempre preso posizione sugli sviluppi politici e di sicurezza in Iraq, Siria, Libano e Yemen, nonché in Arabia Saudita e Bahrain in linea con le politiche iraniane nella regione”.

L’escalation e la divisione tra quelle irachene e le fazioni fedeli a Khamenei e alla Guardia rivoluzionaria iraniana hanno raggiunto il suo apice il 20 febbraio scorso con la nomina a capo delle Pmu di Abdul Aziz al-Muhammadawi (Abu Fadak) – uno dei membri del Consiglio della Shura delle Brigate Hezbollah – che ha preso il posto di Jamal Jaafar Muhammad (Abu Mahdi al-Muhandis), assassinato in un raid aereo statunitense con il generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad all’inizio di gennaio 2020. La nomina di al-Muhammadawi a capo dell’Autorità di Mobilitazione Popolare, in un momento in cui le sue brigate erano responsabili dell’intelligence delle Pmu, ha rafforzato l’influenza dell’Iran all’interno della Forza di Mobilitazione Popolare.

Massimiliano Boccolini. (Formiche)