Yemen: ancora droni Houthi contro il Regno saudita, e non solo

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(Roma, 28 aprile 2021). Le milizie di ribelli sciiti Houthi hanno riferito, mercoledì 28 aprile, di aver colpito, per mezzo di un drone, una base aerea situata nel Sud-Ovest dell’Arabia Saudita.

In particolare, l’obiettivo preso di mira dai ribelli, stando a quanto specificato dal loro portavoce, Yahya Sarea, è stata la base Re Khalid a Khamis Mushait, una delle località saudite più volte colpita dal gruppo sciita sin dall’intervento di Riad nel conflitto yemenita, risalente al 26 marzo 2015. L’attacco, definito “di precisione”, è stato effettuato per mezzo di un drone Qasef 2K e, a detta di Sarea, è da ritenersi un’operazione di “legittima difesa” in risposta al continuo assedio e alla perdurante aggressione a cui lo Yemen assiste tuttora. Anche le forze di difesa aerea saudita hanno riferito di aver intercettato un drone esplosivo, all’alba del 28 aprile, diretto contro il Regno. Dal canto loro, le forze della coalizione internazionale guidata da Riad hanno parlato di “gravi violazioni” del Diritto internazionale umanitario, commesse dagli Houthi, i quali hanno ripetutamente provato a colpire oggetti e soggetti civili. Anche il 25 aprile e nella notte tra il 22 e il 23 aprile sono state monitorate operazioni simili, sventate dalle forze della coalizione. Quest’ultima, inoltre, si è detta impegnata ad adottare tutte le misure operative necessarie a salvaguardare la popolazione civile, nel rispetto del Diritto internazionale umanitario.

Parallelamente, stando a quanto riportato dal quotidiano al-Arabiya, all’alba del 28 aprile, le milizie Houthi hanno bombardato un quartiere residenziale di Ma’rib, città situata nell’omonimo governatorato settentrionale, a circa 120 km a Est di Sana’a. Secondo fonti locali, sono stati diversi i civili rimasti uccisi, tra cui anche bambini, ma il numero delle vittime non è stato specificato. Il bombardamento si inserisce nel quadro della perdurante offensiva lanciata dal gruppo sciita nella prima settimana di febbraio, con l’obiettivo di prendere il controllo di un governatorato, Ma’rib, considerato essere una “carta vincente” da conquistare prima di sedersi al tavolo di eventuali negoziati di pace. Il giorno precedente, il 27 aprile, era stata la sede del Ministero della Difesa, anch’essa situata a Ma’rib, ad essere nel mirino dei ribelli. In tale quadro, il governatore della regione, Sultan al-Arada, affiliato al governo yemenita e alla coalizione, ha affermato che Ma’rib continua a difendersi e ad ostacolare il “progetto iraniano” portato avanti dai ribelli.

Non da ultimo, nella sera del 27 aprile, l’esercito yemenita, legato al presidente legittimo, Rabbo Mansour Hadi, ha riferito di aver liberato nuove postazioni nei governatorati di al-Jawf, Taiz e Ma’rib, provocando ingenti perdite tra le fila Houthi. Ciò è avvenuto in concomitanza con gli attacchi aerei della coalizione a guida saudita, concentratisi soprattutto contro le postazioni dei ribelli nella periferia di Ma’rib e contro i loro rinforzi provenienti dalla capitale Sana’a.

Di fronte a tale scenario, l’inviato delle Nazioni Unite in Yemen, Martin Griffiths, ha ribadito la necessità di frenare l’offensiva degli Houthi a Ma’rib, la quale potrebbe avere “tragiche conseguenze” a livello umanitario, oltre a rappresentare un ostacolo per la ripresa dei negoziati di pace. Le ultime dichiarazioni dell’inviato sono giunte nella sera del 27 aprile, a margine di una visita di due giorni al Cairo, durante la quale Griffiths ha tenuto colloqui con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, e il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, oltre a rappresentanti di partiti politici yemeniti e membri della società civile, collegatisi da remoto. In tale occasione, Griffiths ha invitato le parti impegnate nel conflitto yemenita a porre gli interessi della popolazione yemenita in cima alle priorità, impegnandosi con serietà a portare la pace in Yemen, congiuntamente agli sforzi profusi dalle Nazioni Unite. Non da ultimo, è stata ribadita l’importanza del sostegno regionale e internazionale per porre fine al perdurante conflitto, scoppiato a seguito del colpo di stato del 21 settembre 2014.

Anche il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, in un’intervista del 27 aprile, ha esortato “Ansar Allah”, gli Houthi, a sedersi al tavolo dei negoziati per giungere a una soluzione che garantisca i diritti di tutti gli yemeniti e gli interessi della regione. Il 22 marzo, Riad aveva proposto un’iniziativa di pace che prevedeva un cessate il fuoco a livello nazionale, da attuarsi sotto la supervisione delle Nazioni Unite, e la ripresa dei negoziati politici tra le due fazioni in guerra. Gli Houthi hanno espresso riserve a riguardo, evidenziando come le diverse proposte, degli ultimi sei anni, non avessero mai portato a nulla di nuovo. Inoltre, il gruppo ribelle si è detto disposto a sedersi al tavolo dei negoziati solo se verrà revocato l’assedio in Yemen e il blocco marittimo e aereo. Da parte sua, il principe ereditario, il 27 aprile, ha riferito che il sostegno economico del suo Paese è subordinato all’impegno dei ribelli ad impegnarsi in colloqui di pace. Tuttavia, non è stata chiarita la natura di tale assistenza finanziaria, che potrebbe essere rappresentata dalla partecipazione di Riad nelle operazioni di ricostruzione, da sovvenzioni petrolifere o da finanziamenti di altro tipo.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)