(Roma, 21 aprile 2021). Sui media del Ciad circolano notizie contrastanti circa una presunta sparatoria che sarebbe avvenuta nel palazzo presidenziale di N’Djamena il giorno dopo l’uccisione del presidente Idriss Deby, morto ieri per le ferite riportate negli scontri con i ribelli nel nord. In una serie di post pubblicati su Twitter, il sito “Toubou Media” riferisce, citando fonti della sicurezza, che nella sparatoria sarebbe stato coinvolto Mahamat Idriss Déby Itno, figlio di Deby nonché nuovo capo della giunta militare formata ieri, il quale sarebbe rimasto ferito e sarebbe stato condotto fuori dal palazzo presidenziale. Alla base dello scontro, secondo quanto riferito dalle stesse fonti, ci sarebbe stato un diverbio all’interno della famiglia Deby sulla successione del capo dello Stato. La notizia è stata tuttavia negata dal sito web “Tchadinfos”, che citando altre fonti della sicurezza ha smentito la versione. “Il presidente del Consiglio militare di transizione è vivo e vegeto. Non c’è mai stata nessuna sparatoria a palazzo e nessuna lite con il fratello Zakaria”, afferma “Tchadifos” su Twitter. Il defunto presidente, morto all’età di 68 anni, aveva una famiglia numerosa, si era sposato più volte e aveva un numero imprecisato di figli. Deby era stato rieletto lunedì scorso per un sesto mandato dopo aver stravinto le elezioni presidenziali dello scorso 11 aprile con quasi l’80 per cento dei voti. Nel frattempo, il sito filogovernativo “Alwihda Info” ha riferito che sono stati sentiti colpi di arma da fuoco ad Ati, situata a 378 chilometri a est di N’Djamena, dopo che un gruppo di detenuti avrebbe cercato di scappare da un carcere. Tuttavia, aggiungono le stesse fonti, “la calma è stata ripristinata” dopo lo spiegamento di truppe nella regione.
Ieri il Fronte per l’alternanza e la concordia del Ciad (Fact), la coalizione ribelle che da poco più di una settimana ha lanciato un’offensiva nel nord del Ciad, ha ribadito l’intenzione di “marciare fino alla capitale N’Djamena” dopo la morte del presidente Idriss Deby Itno. “Rifiutiamo categoricamente la transizione (essendo guidata da uno dei figli di Deby)”, ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Fact, Kingabe Ogouzeimi de Tapol. “Intendiamo portare avanti l’offensiva. Le nostre truppe sono in avanzata verso N’Djamena, ma secondo la tradizione concederemo 15-28 ore ai figli di Deby per seppellire il padre” ha aggiunto. L’esercito del Ciad aveva precedentemente affermato di aver respinto i ribelli dopo più di una settimana di combattimenti, affermando lunedì di aver ucciso più di 300 combattenti e di averne catturati altri 150. Il Fact, un gruppo composto principalmente da membri della tribù sahariana dei goran, aveva dichiarato domenica scorsa di aver “liberato” la regione di Kanem, una delle aree che aveva attaccato dopo aver lanciato la sua incursione lo scorso 11 aprile, giorno in cui il Paese si recava alle urne.
La dichiarazione giunge dopo che ieri l’esercito di N’Djamena ha confermato la morte del presidente Deby che, stando alla versione fornita, sarebbe morto in seguito alle ferite riportate mentre comandava le truppe dell’esercito del Ciad nella battaglia contro i ribelli nel nord durante lo scorso fine settimana. È quanto annunciato dal portavoce dell’esercito, Azem Bermandoa Agouna, in un comunicato letto in diretta sull’emittente televisiva ciadiana. “Il presidente della Repubblica, capo dello Stato, capo supremo delle forze armate, Idriss Deby Itno, ha appena esalato il suo ultimo respiro per difendere l’integrità territoriale sul campo di battaglia. È con profonda amarezza che annunciamo al popolo ciadiano la morte martedì 20 aprile 2021 del maresciallo del Ciad”, ha affermato il portavoce, annunciando lo scioglimento del governo e ldel’Assemblea nazionale e la creazione di un Consiglio militare guidato da suo figlio, Mahamat Idriss Deby Itno, per una durata di 18 mesi. Il portavoce ha inoltre annunciato la promulgazione di una Carta di transizione e ha promesso che nel Paese si terranno “elezioni democratiche”, decretando inoltre l’imposizione di un coprifuoco nazionale e la chiusura delle frontiere.
Redazione. (NovaNews)