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Francia: stop alla casta, Macron prepara l’addio all’Ena, «l’élite amministrativa francese»

L’Ecole nationale d’Administration, che in 70 anni ha formato l’élite amministrativa francese, è accusata di aver creato una casta di funzionari e politici.

Memore delle rivolte dei gilets jaunes, preoccupato dalle perduranti tensioni sociali e con un occhio alle prossime presidenziali, il presidente Emmanuel Macron sta mettendo a punto la soppressione dell’Ecole nationale d’Administration (Ena), la scuola che negli ultimi settant’anni ha formato l’élite amministrativa del Paese e che da più parti viene accusata di avere creato in Francia una casta di funzionari e politici, autoreferenziale e onnipotente.

Una nuova istituzione post-universitaria

Secondo le prime informazioni, l’attesa riforma prevede la nascita di una nuova istituzione post-universitaria che raggrupperà sia i vecchi enarchi che gli ingegneri dei corpi tecnici. All’uscita dalla scuola, i diplomati entrerebbero a far parte del settore pubblico in quanto “amministratori dello Stato”, a differenza di quanto avviene oggi quando gli enarchi in base alla graduatoria assumono servizio direttamente in corpi più o meno prestigiosi (dalla Corte dei Conti al Consiglio di Stato). Ai più, la riforma potrebbe ricordare la frase del Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Il presidente crede troppo nell’aristocrazia del merito per eliminare del tutto la filosofia di una scuola di cui egli stesso è diplomato. Ciò detto, il desiderio è di aprire la funzione pubblica alle classi più modeste, e scalfire l’aura negativa di cui soffre l’istituzione.

Corsi e ricorsi storici

L’Ena fu creata il 9 ottobre del 1945 su decisione di Charles de Gaulle. Nelle sue Mémoires de Guerre, il generale scrive che l’obiettivo era di fare della scuola «la base dello Stato nuovo». Storicamente, i conflitti sono l’occasione per la Francia di creare nuove istituzioni universitarie. Così nacque Sciences Po nel 1872, dopo la sconfitta di Sedan. D’altro canto, quando scoppiò la pandemia, lo stesso Macron disse che il Paese era «in guerra». (ilsole24ore)

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