(Roma, 27 marzo 2021). L’Iran e la Cina hanno firmato oggi un accordo di cooperazione della durata di 25 anni. La Cina è il principale partner commerciale dell’Iran ed è stato il più grande acquirente di petrolio iraniano prima che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, reintroducesse le sanzioni unilaterali nel 2018 dopo aver abbandonato l’accordo nucleare con Teheran. Il patto, che includerà componenti “politiche, strategiche ed economiche”, è stato firmato dal ministro degli Esteri cinese in visita in Iran, Wang Yi, arrivato ieri a Teheran. “Crediamo che questo documento possa essere molto efficace nell’approfondire le relazioni Iran-Cina”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh, ricordando che il patto era stato proposto per la prima volta durante una visita a Teheran dal presidente cinese Xi Jinping nel gennaio 2016.
Accordo Cina-Iran: le indiscrezioni sui contenuti
Negli ultimi mesi Cina e Iran hanno continuato a lavorare sotto traccia per il mega-accordo da 400 miliardi di dollari che, su un orizzonte di 25 anni, rafforzerebbe con decisione il legame tra la Repubblica popolare e la Repubblica islamica e che consentirebbe a Teheran di allentare la pressione esercitata dagli Stati Uniti con le sanzioni sul programma nucleare. Sull’intesa, tuttavia, le due parti continuano a trattare. In Iran sono non poche le preoccupazioni alimentate dal documento. Secondo il sito d’informazione “Iran Wire”, la cui redazione è formata da giornalisti iraniani della diaspora, le concessioni di Teheran sarebbero “senza precedenti”. Una bozza del progetto è stata pubblicata a luglio 2020 dal “New York Times” e prevede una cooperazione militare su larga scala tra i due Paesi, comprese esercitazioni militari congiunte e sviluppo condiviso delle industrie nel campo della difesa. L’accordo impegna la Repubblica islamica a esportare petrolio greggio in Cina per 25 anni. Nel documento si fa ampio riferimento anche alle infrastrutture. La Repubblica islamica incoraggia la Cina a partecipare a progetti ferroviari e autostradali, concedendo ampio spazio alle aziende cinesi per operare nel settore dell’ingegneria civile iraniana. La cooperazione auspicata dal documento si estende anche al settore degli aeroporti, delle tecnologie per la navigazione aeronautica e altri aspetti relativi al settore dell’aviazione.
Secondo il piano, inoltre, la Cina sarà un attore chiave nello sviluppo della costa di Jask, nella provincia iraniana di Hormozgan. È prevista la partecipazione di Pechino alla costruzione di una città industriale, di raffinerie e industrie legate alla petrolchimica, all’acciaio e all’alluminio. La Cina si impegna, inoltre, a sostenere la costruzione di centri turistici, industriali e porti nella regione di Makran. Il documento di partenariato globale concede a Pechino anche lo sviluppo della rete di quinta generazione di telefoni cellulari (5G) in Iran, oltre che la realizzazione di motori di ricerca, piattaforme di messaggistica istantanea, e-mail, software antivirus, router Internet e tecnologia Gps, telefoni cellulari, tablet e laptop. Zarif ha invece respinto le voci sulla possibile cessione alla Cina dell’isola di Kish, a nord dello Stretto di Hormuz, affermando che tali indiscrezioni sarebbero state diffuse da coloro che vogliono impedire uno sviluppo delle reazioni tra Teheran e Pechino. “Le relazioni della Repubblica islamica dell’Iran con la Cina sono relazioni strategiche basate su interessi comuni e rispetto reciproco”, ha proseguito Zarif, ribadendo che l’accordo con Pechino tiene conto del perseguimento degli interessi nazionali.
Il senso geopolitico dell’operazione
Attraverso il venticinquennale partenariato, la Cina concede una mano all’Iran perché rompa il crescente isolamento ed esca da una delle fasi più difficili della sua storia recente. Dall’altra parte, tuttavia, l’accordo serve a Pechino per rispondere alla manovra di accerchiamento nei suoi confronti. La Cina, infatti, non solo attenuerebbe la portata delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti sull’Iran, ma accrescerebbe anche significativamente la propria influenza su una regione che Washington guarda da sempre con grande attenzione. Il piano di Pechino sembra svilupparsi, come spesso accade, su una doppia dimensione: da un lato quella economica, con i progetti della Nuova via della seta (Bri, Belt and road initiative) che si allungherebbero fino al Golfo passando per il Pakistan; dall’altro lato quella strategica, con il rafforzamento della presenza cinese in un’area di fondamentale importanza geopolitica per il controllo delle rotte mondiali degli idrocarburi.
Redazione. (Nova News)
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