(Roma, 17 marzo 2021). Lo scorso 7 marzo, mentre sullo Stretto di Gibilterra imperversava una fitta pioggia, un sottomarino russo classe Kilo accompagnato da un rimorchiatore d’altura entrava nel Mar Mediterraneo.
Il sottomarino risulterebbe essere, secondo fonti open source di intelligence, il Rostov sul Don (B-237), un battello della classe “Kilo migliorata” o nota in Russia come project 06363. Questi vascelli sono stati soprannominati “buco nero”, per le loro qualità di silenziosità, da parte degli esperti russi e occidentali.
Ancora prima che il Rostov sul Don varcasse la soglia del Mediterraneo si è scatenata una vera e propria “caccia” da parte dei mezzi aeronavali della Nato, una caccia che ricorda quella di un noto film. In questi giorni, infatti, i movimenti del sottomarino russo sono stati seguiti da vicino da diversi Boeing P-8A Poseidon della Marina degli Stati Uniti, entrambi con base a Rota, in Spagna, e Sigonella, in Sicilia.
La stessa Royal Navy ha tallonato da vicino il vascello durante il suo passaggio lungo il Canale della Manica, “consegnandolo” ai pattugliatori marittimi statunitensi che lo hanno “preso in carico” davanti alle coste portoghesi, per poi continuare a seguirlo dopo il passaggio da Gibilterra e lungo la sua rotta verso il porto siriano di Tartus, la base navale della Russia in Mediterraneo.
Nella giornata di domenica 14, un Lockheed EP-3E “Orion” della U.S. Navy decollato dalla base di Suda, a Creta, ha seguito il transito del sottomarino nel Canale di Sicilia, e contemporaneamente un Beech 350 dell’Aeronautica Militare italiana dotato di sensori Isr è partito da Decimomannu per tallonare il Rostov sul Don.
La nostra Arma Azzurra è stata coinvolta nella “caccia” anche durante la giornata del 15, quando un Atr P-72A ha effettuato una missione di sorveglianza sull’andamento del convoglio russo verso il Mediterraneo Orientale. Il velivolo in questione è l’ultimo arrivato nella flotta dell’Aeronautica e va a sostituire i pattugliatori Atlantic, mandati “in pensione” nel 2017. Sebbene non sia armato con sistemi antisom, il velivolo, grazie ai suoi sensori, è un’efficace piattaforma volante di sorveglianza marittima contro bersagli di superficie e in immersione.
Come vi abbiamo anticipato sono state mobilitate risorse di molto Paesi della Nato per seguire le rotta del sottomarino: sempre il 15 è entrata in azione anche l’Aeronautica Ellenica con una missione di sorveglianza da parte di un Embraer 145 Aew & C proveniente dalla base di Araxos che ha effettuato diverse “puntate” sopra l’area in cui è in navigazione il rimorchiatore della Marina Russa “Prof. Nikolay Muru”.
Il Rostov sul Don, insieme al Krasnodar, è un’unità a propulsione diesel-elettrica da attacco del tipo hunter-killer (Ssk) che dispone di una vasta suite di armamenti nonostante le relativamente ridotte dimensioni (73 metri di lunghezza e 3100 tonnellate di dislocamento in immersione). Il vascello è in grado di imbarcare infatti 8 sistemi missilistici superficie aria 9K310 Igla-1 (con missile 9M313), sei tubi di lancio da 533 mm per 18 siluri di vario tipo, e soprattutto il complesso missilistico Kalibr-PL (coi missili 3M54K e 3M14K) oppure 24 mine tipo DM-1.
Il vascello è il secondo sottomarino (il primo è Novorossiysk) dei sei previsti per la classe project 06363 della Flotta del Mar Nero. Il contratto per la prima unità è stato firmato nell’agosto 2010, mentre quello per gli altri cinque nel settembre 2011. Il terzo sottomarino, lo Stary Oskol (B-262) è stato impostato nell’agosto 2012 e lanciato alla fine di agosto del 2014. Il quarto vascello di questo tipo è il Krasnodar, mentre il quinto e il sesto sono rispettivamente il Veliky Novgorod e il Kolpino.
Non è affatto la prima volta che uno di questi vascelli attraversa la soglia di Gibilterra: le unità della Marina Russa, siano esse di base nel Mar Nero o in Siria, spesso attraversano il Mediterraneo e la Manica per raggiungere il Baltico, nella fattispecie i cantieri di San Pietroburgo, per effettuare lavori di manutenzione.
Lo scorso luglio proprio un altro battello della classe “Kilo migliorata”, il Krasnodar, aveva attraversato la Manica diretto verso il Baltico per lo stesso motivo, venendo attentamente monitorato dalla Royal Navy che lo ha accompagnato nel passaggio a ridosso delle acque territoriali inglesi.
Perché questa caccia al sottomarino che ricorda un libro di Tom Clancy? Il motivo principale è dovuto proprio alle peculiarità della nuova classe Kilo, che sembra essere molto più “sfuggente” rispetto ai predecessori della classe da cui deriva. Pertanto il passaggio di un’unità di questo tipo nei mari che circondano i Paesi della Nato offre una perfetta occasione per testare le capacità dei sistemi di rilevamento e pattugliamento dell’Alleanza, tra cui proprio i velivoli come i P-8 Poseidon o i P-72A dell’Aeronautica Militare.
Da notare anche la presenza nel Mediterraneo, non molto distante dalla rotta del Kilo, del gruppo da battaglia (Csg- Carrier Strike Group) della portaerei Uss Dwight D. Eisenhower (Cvn-69) che ha effettuato nei giorni scorsi un’esercitazione congiunta con la Marina ellenica.
Paolo Mauri. (Inside Over)