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Missili sul porto di Yanbu: Il problema Mar Rosso per Riad e Washington

(Roma, 09 marzo 2021). Missili balistici (Houthi ?) contro un porto petrolifero nel Mar Rosso che gli Stati Uniti intendono usare come base in Arabia Saudita.

Durante la notte batterie Patriot saudite hanno intercettato missili balistici su Yanbu, una città portuale lungo il Mar Rosso. Secondo fonti saudite sono stati lanciati dagli Houthi, l’organizzazione ex ribelle che ormai ha preso il controllo di metà dello Yemen. L’obiettivo era stato attaccato dagli yemeniti già a febbraio dello scorso anno. Val la pena notare che lo Yemen si trova a sud della Penisola Arabica a oltre 900 chilometri da Yanbu. Questa è una constatazione utile per comprendere quanto potrebbe essere ampio il raggio di azione del gruppo, che ha armamenti potenti perché i Pasdaran gli passano componentistica – questo finanziamento riguarda quelle che vengono definite guerre proxy, dove gruppi collegati all’Iran e altri alle monarchie del Golfo si scontrano per procura lungo la faglia sunniti-sciiti in diversi teatri.

Da diversi giorni questi attacchi contro l’Arabia Saudita, con droni e con missili balistici, sono costanti, ma Yanbu non è un obiettivo qualunque. Da mesi si sa che gli Stati Uniti vorrebbero utilizzare lo scalo marittimo e implementarlo a livello militare. Le ragioni sono doppie: da un lato la volontà strategico-talassocratica di aumentare la presenza lungo il Mar Rosso, cerniera tra Mediterraneo e Indo-Pacifico sempre più importante; dall’altro la necessità tattica di allontanarsi geograficamente dall’Iran – che utilizza alcuni di quei proxy, per esempio in Iraq, per disturbare la presenza statunitense nella regione, bersagliando le basi in cui sono acquartierate le truppe Usa.

L’attacco a Yanbu, sede anche di terminal della Aramco, dunque conferma le capacità operative degli Houthi se saranno confermati come gli autori; rende più complesso lo spostamento pensato dagli americani nell’ottica di un disimpegno dinamico dalla regione; complica ancora (praticamente e politicamente) le iniziative negoziali che Washington vorrebbe portare avanti sullo Yemen, così come i contatti con Teheran sul dossier nucleare; produce contraccolpi economici perché si inserisce in un’area sensibile sia per i commerci Europa-Asia sia per il mondo petrolifero (dopo lo scossone dell’attacco del settembre 2019 nel Golfo Perisco e mentre in questi giorni il petrolio sta vedendo prezzi al rialzo a causa dell’instabilità); dà spazio, con i vari attacchi di questi giorni, all’idea statunitense di usare l’Iron Dome israeliano per difendere le proprie basi nel Golfo (fattore di diplomazia militare).

Ferruccio Michelin. (Formiche)

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