Mohammed Reza Naserzadeh, funzionario del consolato iraniano a Istanbul, è stato arrestato perché accusato di complicità con la mente dell’omicidio del dissidente Masoud Molavi Vardanjani, avvenuto nel 2019 a Istanbul.
La polizia turca ha arrestato questa settimana Mohammed Reza Naserzadeh, funzionario del consolato iraniano a Istanbul, accusato di complicità con la mente dell’omicidio del dissidente Masoud Molavi Vardanjani, avvenuto nel 2019 a Istanbul. Lo riporta il quotidiano Daily Sabah.
Vardanjani, ex agente dell’intelligence iraniana, aveva lanciato una campagna sui social dalla Turchia, Paese in cui si era trasferito, per denunciare la corruzione tra i funzionari della Repubblica islamica attraverso la condivisione di documenti e prove.
Fu ucciso il 14 novembre di due anni fa a colpi di pistola nell’elegante quartiere di Sisli, da un uomo di nazionalità turca, identificato in Abdulvahap Kocak, in contatto con la presunta mente dell’assassinio Ali Esfanjani, riuscito poi a fuggire proprio grazie a Naserzadeh, che gli avrebbe fornito i documenti falsi.
Dipendente presso il registro civico del consolato iraniano, Naserzadeh è stato arrestato dopo la testimonianza a di un altro sospetto, Siyavash Abazari Shalamzari, finito in manette per aver aiutato Esfanjani a fuggire.
Vardanjani si era trasferito a Istanbul nel 2018, in seguito all’inizio di un processo nei suoi confronti, iniziato dopo ripetute denunce di casi di corruzione nell’amministrazione iraniana e negli alti ranghi dei pasdaran. Secondo le ricostruzioni, Esfanjani aveva avvicinato Vardanjani nei mesi precedenti l’omicidio, passando a Teheran informazioni sulle sue attività e infine accompagnandolo nel luogo dove lo attendeva il suo sicario, Kocak appunto.
L’uomo è noto alle autorità turche per il legame con il latitante Naji Zindashti, boss del narcotraffico iraniano, ricercato dalla polizia di tutto il mondo. La polizia turca ritiene il super ricercato Zindashti implicato anche nella sparizione di un altro dissidente iraniano, Habib Chaab, rapito a ottobre in una ‘trappola’ degli agenti della Repubblica islamica.
Chaab viveva da rifugiato politico a Stoccolma: e’ stato rapito dopo essere arrivato a Istanbul, probabilmente attirato con l’inganno. Le autorita’ iraniane, che hanno diffuso un video della sua confessione, lo accusano di essere la mente di un attentato che nel 2018 fece decine di morti durante una sfilata militare dei pasdaran. Secondo gli inquirenti turchi Kocak, avrebbe fatto parte della squadra di sequestratori di Chaab. (AGI)