(Roma il 10 febbraio 2021). Sono in corso le consultazioni politiche per formare un esecutivo di larga maggioranza, sul tavolo delle trattative vengono messe questioni come il piano pandemico e il recovery plan. Tuttavia ci sono altre emergenze che il governo Draghi dovrà affrontare nel prossimo futuro, ovvero il Mediterraneo e le relazioni con gli stati rivieraschi.
Anni di assoluto disinteresse per la politica estera – da parte di esecutivi di vari colori politici – hanno permesso ai nostri competitor nel Mediterraneo di appropriarsi di ZEE (Zona Esclusiva Economica) e ZPP (Zona di Protezione della Pesca) a ridosso delle nostre coste (che ricordiamo hanno una estensione di circa 7.500 km).
L’Algeria ha contribuito non poco a complicare la situazione geopolitica istituendo arbitrariamente, il 20 marzo 2018, una ZEE di circa 200 miglia marine, che si estende (compreso il fondale) sino a nord-ovest del Golfo di Oristano, in prossimità delle acque territoriali di Sant’Antioco, Bosa e Alghero. Rimasta sotto silenzio per un certo periodo, la diatriba è andata avanti attraverso note ufficiali di protesta, le quali auspicavano la creazione di un tavolo di trattativa tra le parti in causa. Ovviamente Algeri era nel pieno diritto di istituire una ZEE, tuttavia lo avrebbe dovuto fare senza ledere i diritti di sfruttamento dell’Italia.
Al momento non si registrano incidenti tra i due paesi, come ad esempio il sequestro di pescherecci italiani all’interno della pretesa ZEE algerina.
Sempre restando nel Mediterraneo Meridionale sussiste ancora, da ormai diversi anni, la questione delle acque territoriali libiche, le quali fin dal regime di Gheddafi risultano essere pari a 74 miglia dalla costa del Golfo di Sirte (62+12 miglia). Anch’essa è una appropriazione del tutto arbitraria in quanto l’allora regime considerò (senza alcun riconoscimento internazionale) le acque del Golfo come territoriali. Appropriazione che in passato ha provocato non pochi incidenti, come in ultimo il sequestro dei 18 marittimi di Mazara del Vallo, lo scorso settembre.
Oltre a questo, recentemente è stata istituita una ZEE di 200 miglia che, chiaramente, ha danneggiato non poco il nostro settore ittico (in special modo per ciò che concerne la pesca del pregiato gambero rosso).
È indubbio che tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per risollevare le proprie economie disastrate dal Covid-19, sono alla ricerca di giacimenti di gas naturale. Non sono da meno i croati e i montenegrini che, nell’Adriatico, approfittando della politica estera poco muscolare dell’Italia, spingono le proprie navi da ricerca fino al limite delle nostre acque territoriali.
Senza considerare che anche con l’isola di Malta, da circa mezzo secolo, non si riesce a concordare una ZEE che tenga conto dell’estensione delle nostre coste rispetto a quelle maltesi.
Insomma, il Mediterraneo sta diventando terra di nessuno, dove chi è più spregiudicato si attesta zone di pesca e di sfruttamento energetico. Inoltre si sta assistendo ad una corsa agli armamenti, in special modo da parte della Turchia e dell’Algeria, quest’ultima può schierare sottomarini classe Kilo in grado di lanciare missili da crociera Kalibr (anche se a gittata ridotta, 300 km) e missili supersonici antinave cinesi CX-1 (velocità massima mach 3).
Si spera che l’imminente governo Draghi, con una maggioranza bipartisan, sia in grado di affrontare anche la situazione geopolitica nel Mediterraneo, non meno urgente del piano pandemico.