Siria: raid israeliani a Sud di Damasco

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(Roma il 04 febbraio 2021). Le forze di difesa aerea siriana hanno riferito di aver respinto raid aerei, presumibilmente condotti da Israele, lanciati contro i territori meridionali della Siria, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio.

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa SANA, i missili israeliani miravano a colpire le postazioni delle forze filogovernative, affiliate al presidente siriano, Bashar al-Assad, situate nella regione di Quneitra, nella Siria meridionale. Le forze siriane, da parte loro, sono riuscite a rispondere all’attacco, distruggendo gran parte dei missili. Stando a quanto specificato da una fonte militare, è dalle 22:42 del 3 febbraio che il “nemico israeliano” ha colpito i territori siriani, per mezzo di missili terra-aria e missili superficie-superficie, lanciati dalle alture del Golan siriano.

Parallelamente, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), sulla base delle informazioni fornite da diverse fonti locali, ha riferito che gli attacchi israeliani hanno altresì colpito l’aeroporto della capitale Damasco e le postazioni del gruppo sciita Hezbollah a Quneitra, oltre ai siti occupati dall’esercito di Assad e da milizie filoiraniane nell’area montuosa di Kiswah, a Ovest di Damasco. Fonti del SOHR hanno dichiarato di aver udito diverse esplosioni provenire dalle postazioni militari della Brigata 90, nell’area di al-Habbariyah, vicino al confine amministrativo di Daraa, dove sono stanziati altresì gruppi affiliati a Teheran. Al momento, non sono state registrate vittime, ma si pensa che vi siano stati ingenti danni materiali.

Fino ad ora, Israele non ha rivendicato l’accaduto, né ha rilasciato commenti. Tuttavia, in concomitanza con uno degli ultimi episodi simili, del 22 gennaio, una fonte militare israeliana ha riferito che il proprio Paese è intenzionato a intensificare gli attacchi contro i territori siriani. Come evidenziato, nelle settimane precedenti erano stati condotti 3 attentati in 10 giorni, mentre ancora prima si verificava un attacco ogni tre settimane. Stando a quanto specificato dalla medesima fonte, poi, i raid israeliani mirano a colpire i sistemi missilistici e i radar convenzionali delle forze sia siriane sia iraniane, con l’obiettivo di prevenire eventuali attacchi futuri con “missili indiscriminati”. Tuttavia, Israele, al momento, starebbe preservando i missili di precisione, per poi abbatterli in un secondo momento.

Sin dal 2011, Israele ha condotto centinaia di attacchi aerei in Siria, prendendo di mira i suoi principali nemici nella regione mediorientale, ovvero l’Iran, i gruppi palestinesi e l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah, considerati un pericolo per l’integrità dei propri confini territoriali. Questo perchè, a detta di Israele, Teheran starebbe provando a intensificare la propria presenza in Siria, creando una base permanente, sebbene le operazioni israeliane abbiano contribuito a limitare l’influenza del nemico iraniano.

In tale quadro, come specificato da Israele in un report del mese di dicembre 2020, sono circa 50 gli attacchi rivendicati nel corso del 2020, mentre le proprie forze aeree hanno effettuato 1.400 sortite “operative”. Il SOHR, da parte sua, ha monitorato circa 39 attacchi, perlopiù aerei, perpetrati da Israele nei territori siriani nel medesimo periodo, i quali hanno provocato la distruzione di circa 135 obiettivi, tra edifici, magazzini, quartieri generali e veicoli. Il bilancio delle vittime ammonta, invece, a 217 persone, tra cui 4 civili e 213 membri delle forze affiliate ad Assad, all’Iran o a Hezbollah. Tra questi, vi sono stati anche 21 combattenti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). I missili lanciati nel corso dell’ultimo anno, ha precisato l’Osservatorio, hanno preso di mira prevalentemente Deir Ezzor, Damasco, Daraa, Quneitra, Homs, Hama e Aleppo.

Uno degli ultimi attacchi più violenti risale al 13 gennaio, quando le forze aeree israeliane sono state accusate di aver perpetrato 18 raid aerei contro Deir Ezzor e al-Bukamal, nell’Est della Siria. In tale occasione, sono state provocate circa 57 vittime, tra cui almeno 10 tra le fila dell’esercito di Damasco, mentre gli altri individui deceduti appartenevano ai gruppi armati legati all’Iran, ad Hezbollah e alla Brigata Fatemiyoun, una milizia sciita afgana formata nel 2014 per combattere in Siria. Ad essere stati colpiti sono stati postazioni, depositi di armi, munizioni e missili, situati tra la città di Deir Ezzor e il confine siro-iracheno, nell’area desertica di al-Bukamal. Inoltre, si pensa che la regione ospiti anche centri di addestramento e per la preparazione di combattenti membri dei suddetti gruppi.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)