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Turchia: studenti contro il rettore nominato da Erdogan, decine di arresti

(Roma 05 gennaio 2021). L’accusa è quella di resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Sono finiti in manette già 17 universitari. Domani sono previste nuove proteste.

La polizia turca ha arrestato 17 persone in seguito alle proteste degli studenti contro la nomina del nuovo rettore dell’Università Bogasici decisa dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Dei 28 ordini di arresto, sono 17 quelli già operativi, con altrettanti studenti in manette. Per tutti l’accusa è quella di resistenza a pubblico ufficiale e di aver dato luogo a una manifestazione non autorizzata.

Ieri la polizia aveva disperso con idranti e lacrimogeni i circa 300 studenti che si erano radunati davanti alla prestigiosa Università per protestare contro la nomina del nuovo rettore Melih Bulu, un personaggio esterno all’ateneo che nel 2015 aveva tentato di candidarsi a deputato sotto i colori del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) di Erdogan. Oltre ai suoi legami con l’Akp, è stata la sua nomina per decreto presidenziale a far infuriare studenti e insegnanti.

Con la riforma costituzionale del 2017, seguita al tentativo di colpo di Stato del 2016, Erdogan ha acquisito anche il potere di nominare i rettori delle Università che in precedenza erano invece eletti dal Senato accademico.

Già nel 2017 Erdogan è ricorso a questa nuova prerogativa presidenziale per sostituire il popolare direttore dell’Università del Bosforo che era stato eletto pochi giorni prima del fallito putsch. Per protestare contro quella nomina mai accettata, per tre anni gli studenti si alzavano in piedi ad ogni intervento del rettore precedente dandogli le spalle. E ora rifiutano di riconoscere Bulu, in passato accusato di aver copiato parti intere della propria tesi e di altre pubblicazioni.

Tradizionale bastione della sinistra, l’Università del Bosforo è stata più volte bersaglio delle autorità negli ultimi anni. Nonostante gli arresti, domani mercoledì sono previste nuove proteste. (La Repubblica)

(Foto Reuters-La Repubblica)

 

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