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Turchia-Grecia: per Erdogan una soluzione è possibile nel Mediterraneo orientale !

(Roma 07 dicembre 2020). Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che è possibile raggiungere con la Grecia una soluzione “win-win“, ovvero “favorevole per tutti”, nella disputa riguardante i diritti di sfruttamento energetico nel Mar Mediterraneo. “Faccio appello a tutti i Paesi vicini nel Mediterraneo, e specialmente alla Grecia, a non vedere la questione delle risorse energetiche come un gioco a somma zero. Credo che una formula win-win che rispetti i diritti di tutti possa essere trovata”, ha sottolineato il presidente in un videomessaggio inviato ad un workshop sul tema in corso nella città turca di Antalya.

Le dichiarazioni giungono mentre il Consiglio europeo si appresta a discutere, in questa settimana, dell’eventuale imposizione di sanzioni contro Ankara per il suo atteggiamento “provocatorio” nel Mediterraneo orientale. Dal canto suo, Erdogan ha invitato l’Europa ad accogliere l’appello ad una conferenza internazionale che riunisca “tutti gli attori attorno al tavolo”, compresa la minoranza turco-cipriota.

Grecia e Turchia, entrambi membri della NATO, sono da mesi ai ferri corti per quanto riguarda la delimitazione delle rispettive acque sovrane nella regione, ricca di risorse energetiche, compreso il gas naturale. Ankara ha inviato alcune navi da ricerca sismica e navi della Marina nei tratti di Mediterraneo contesi e questo ha provocato l’immediata reazione della Grecia, che non intende scendere a compromessi con la Turchia fino a quando il Paese non si ritirerà dalla regione. Atene ha chiesto ai suoi alleati nell’UE di imporre sanzioni contro il governo turco, in modo da costringerlo a fare un passo indietro. Tuttavia, ha spiegato Erdogan, la Turchia non si piegherà alle minacce e ai ricatti sulla questione del Mediterraneo orientale e, ha aggiunto il presidente turco, “qualsiasi piano che escluda Ankara dai suoi diritti nella regione sarà considerato inaccettabile”.

I ministri degli Esteri europei dovrebbero discutere in giornata le misure contro la Turchia. “La Germania ha lavorato duramente per facilitare il dialogo tra l’Unione Europea e la Turchia negli ultimi mesi”, ha detto, lunedì 7 dicembre, il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. “Ma ci sono state troppe provocazioni e le tensioni tra Turchia, Cipro e Grecia hanno impedito qualsiasi dialogo diretto. Per questo motivo, parleremo di quali conseguenze dovremmo trarre, anche in vista del vertice UE di questa settimana”, ha aggiunto il ministro.

Nelle sue osservazioni, Erdogan ha ribadito l’appello a riunire “tutti gli attori attorno ad un tavolo”, inclusa la parte settentrionale di Cipro, che è riconosciuta come “Stato” soltanto dalla Turchia. La questione cipriota, che si collega a quella del Mediterraneo orientale, è un altro motivo di tensione tra Atene e Ankara. Il territorio dell’isola risulta attualmente diviso dalla cosiddetta “linea verde” che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro e abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota, dall’area amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord (TRNC) e abitata prevalentemente dalla comunità turco-cipriota. Tale divisione risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte dei nazionalisti greco-ciprioti, che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe “a protezione della minoranza turco-cipriota” nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo. La TRNC è riconosciuta come Stato soltanto dalla Turchia, gli altri Paesi la considerano parte di Cipro. Il governo di Nicosia, invece, a maggioranza greco-cipriota, è riconosciuto a livello internazionale, ha sede nel Sud dell’isola ed è membro dell’Unione Europea.

La Grecia insiste sul fatto che la Turchia debba interrompere tutte le sue esplorazioni energetiche nella regione del Mediterraneo orientale, prima di iniziare eventuali negoziati. Alcuni membri dell’UE, però, non sono convinti dalle sanzioni e temono che una situazione di crescente tensione possa portare il governo di Erdogan ad allarmare ancora una volta l’Europa minacciandola di aprire i confini turchi e di consentire ai richiedenti asilo di lasciare il territorio della Turchia per entrare nel blocco europeo.

Il capo del Consiglio europeo, Charles Michel, che ospiterà il vertice previsto per giovedì 10 dicembre, ha espresso, la scorsa settimana, la sua frustrazione. “Penso che il gioco del gatto e del topo debba finire”, aveva detto, riferendosi alle ripetute mosse della Turchia nelle acque contese. “Avremo un dibattito al vertice europeo del 10 dicembre e siamo pronti a utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione”, aveva aggiunto, con tono deciso. La Francia è il Paese che sostiene più di tutti gli altri la spinta a sanzionare la Turchia.

Le tensioni tra Atene e Ankara esplose ad agosto, quando la Turchia ha inviato la sua nave da ricerca sismica, la Oruc Reis, nel Mediterraneo orientale per compiere attività di ricerca e perforazione energetica nelle acque rivendicate dalla Grecia. La nave era stata ritirata in ottobre, in vista di un precedente vertice europeo, ma poco dopo, su ordine delle autorità turche, era tornata ad operare nell’area. A inizio mese, la Turchia aveva dichiarato che l’imbarcazione non sarebbe tornata in porto prima del 29 novembre. Proprio quel giorno, il governo di Ankara ha reso noto che la Oruc Reis era di nuovo al largo delle coste turche.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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