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Gli USA muovono squadrone di caccia F-16 dalla Germania agli Emirati

(Roma 17 novembre 2020). Uno squadrone di caccia F-16 della US Air Force è volato dalla base aerea di Spangdahlem, in Germania, a quella di Al-Dhafra, negli Emirati Arabi Uniti. I jet da combattimento sono stati trasportati dall’Europa al Paese del Medio Oriente la scorsa settimana, a causa delle crescenti tensioni con l’Iran, ha riferito, lunedì 16 novembre, il quotidiano The New Arab, citando fonti statunitensi.

“Il dispiegamento del 480esimo Fighter Squadron dimostra l’agilità dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti e l’impegno dello United States Central Command (CENTCOM) nei confronti dei suoi alleati e partner per rafforzare la sicurezza e la stabilità della regione”, ha riferito in un comunicato il tenente generale Greg Guillot, comandante della nona Air Force. “Durante il dispiegamento, l’unità condurrà una vasta gamma di missioni, comprese le operazioni di combattimento e l’addestramento con partner congiunti e regionali, migliorerà la prontezza generale dell’unità e tornerà al Comando europeo degli Stati Uniti meglio preparato per supportare le operazioni future”, ha aggiunto.

Non c’è stata alcuna menzione diretta da parte del CENTCOM del motivo dell’iniziativa, ma lo United Press International (UPI) ha affermato che Al-Dhafra rappresenta un hub fondamentale per la sorveglianza delle attività nella regione del Golfo, in particolare dei movimenti militari iraniani.

La notizia dello spostamento aereo di caccia USA dalla Germania ad Abu Dhabi giunge dopo che un distaccamento di F-35 statunitensi è tornato dagli Emirati Arabi Uniti nella sua base nello Utah. Le mosse si inseriscono in un contesto di crescenti tensioni tra Teheran e Washington, con alcune fonti che hanno parlato di un’ipotetica intenzione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la scorsa settimana, di attaccare un impianto nucleare in Iran.

“Alti funzionari statunitensi avrebbero dissuaso il presidente dall’andare avanti con un attacco militare, avvertendolo che una simile decisione avrebbe potuto far degenerare la situazione in un conflitto su vasta scala proprio nelle ultime settimane della sua presidenza”, ha scritto il New York Times. L’obiettivo più probabile di un attacco del genere sarebbe stato Natanz, dove, secondo quanto riferito dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), le scorte di uranio di Teheran sono attualmente 12 volte più grandi di quelle consentite dall’accordo nucleare del 14 luglio 2015, volto a frenare le capacità nucleari dell’Iran. L’8 maggio 2018, con Trump presidente, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo, imponendo nuove sanzioni contro Teheran le quali hanno, da un lato, aggravato le condizioni economiche del Paese mediorientale, e, dall’altro lato, acuito le tensioni tra USA e Iran.

L’accordo sul nucleare iraniano, noto come Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), era stato firmato durante l’amministrazione di Barack Obama, nel 2015, a Vienna, da parte di Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione Europea. Questo prevedeva la sospensione di tutte le sanzioni nucleari imposte precedentemente contro l’Iran dall’Unione Europea, dall’Onu e dagli USA, in cambio della limitazione delle attività nucleari da parte del Paese mediorientale e ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica presso gli impianti iraniani.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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