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Mali: i soldati francesi uccidono Bah Ag Moussa leader jihadista vicino ad Al Qaeda

L’uomo dietro gli attacchi jihadisti più sanguinosi nel Sahel è caduto: Bah Ag Moussa, il capo militare del Gsim, il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, di fatto l’ala militare di Al Qaeda nell’Africa del nord, è stato ucciso dalle truppe francesi impegnate in Mali nell’operazione “Barkhane”. L’annuncio è arrivato dal ministero della Difesa di Parigi: la ministra Florence Parly lo ha definito “una figura storica” per il movimento jihadista nel Sahel. Bah Ag Moussa, conosciuto anche come Bamoussa ma indicato dai militanti con il nome di battaglia Abu Sharia, era un ex militare addestrato in Libia e inquadrato nelle forze libiche di Muhammar Gheddafi, poi protagonista della rivolta Tuareg e più tardi inserito come colonnello nell’esercito regolare del Mali, da cui aveva poi disertato nel 2012. Considerato il braccio destro di Iyad al Ghali, leader del gruppo jihadista, aveva condotto gli attacchi a Aguelhok, Ménaka, Tessalit, Kidal, Niono, Diabaly, e persino Nara, non lontano dalla frontiera della Mauritania. Il 17 marzo 2019 aveva comandato l’attacco contro la base militare di Dioura, che era costato la vita a 21 soldati maliani. In quell’occasione le truppe governative avevano impiegato diverse ore di combattimento e avevano dovuto ricorrere all’intervento aereo per riprendere il controllo della base. Gli esperti ritengono che ci fosse la sua guida strategica anche dietro l’agguato di Bouka Weré, il 4 giugno scorso, in cui una colonna delle forze regolari maliane è stata circondata e decimata dalla katba Macina, cioè la brigata salafita inserita fra i ranghi del Gsim. Moussa, raccontano gli analisti, era un incursore diventato comandante, abituato a stare in prima linea in tutte le occasioni di scontro. Al di là della capacità sul terreno di scontro, Ag Moussa era una pedina fondamentale del Gsim perché figlio di un uomo di etnia bambara e di una tuareg, membro della famiglia al potere nella zona di Kidal: questo, assieme al passato nelle truppe di Gheddafi, gli permetteva di agire da reclutatore fra le tribù nomadi del Sahel.  Proprio questo ruolo di vertice gli aveva fruttato l’inserimento nella lista del Tesoro Usa dei terroristi, che prevede il congelamento di ogni risorsa finanziaria in loro possesso. (La Repubblica)

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