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Gli Stati Uniti impongono nuove sanzioni contro l’Iran

(Roma 26 ottobre 2020). Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro il settore petrolifero dell’Iran, il 26 ottobre, colpendo anche il Ministero iraniano del Petrolio.

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha riferito di aver imposto nuove sanzioni contro attori chiave del settore petrolifero iraniano per aver sostenuto la Quds Force, il gruppo paramilitare scelto dei Guardiani della Rivoluzione della Repubblica Islamica. “Il regime in Iran utilizza il settore petrolifero per finanziare le attività destabilizzanti”, ha dichiarato il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, annunciando la notizia. Anche lo stesso Ministero del Petrolio, la National Iranian Oil Company (NIOC) e la National Iranian Tanker Company sono state inserite nella lista nera. Con questa mossa, Washington congela tutti i beni statunitensi delle persone interessate dalla misura e impedisce ai cittadini e alle società statunitensi di trattare con loro.

A tale proposito, il ministro del Petrolio iraniano ha affermato che l’industria petrolifera di Teheran non cederà alle pressioni degli Stati Uniti, in un post su Twitter. Tuttavia, il Paese mediorientale rimane in grande difficoltà: le esportazioni si sono ridotte di oltre 2.5 milioni di barili al giorno da quando gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo sul nucleare del 2015, una decisione annunciata l’8 maggio 2018. Tuttavia, l’Iran ha trovato alcune vie per aggirare le misure e mantenere il flusso delle esportazioni. La pressione di Washington non è però diminuita e l’attuale amministrazione, guidata dal presidente Donald Trump, continua in una campagna di sanzioni contro personalità e società iraniane.

“I pochi acquirenti rimasti di petrolio greggio iraniano dovrebbero sapere che stanno aiutando a finanziare l’attività malevola dell’Iran in tutto il Medio Oriente, compreso il suo sostegno al terrorismo”, ha dichiarato il Segretario di Stato degli USA, Mike Pompeo, in una dichiarazione separata. Il Tesoro ha anche imposto sanzioni ai danni di Mahmoud Madanipour e contro la Mobin International Limited, con sede negli Emirati Arabi Uniti, accusandoli di aver stipulato un accordo con Petroleos de Venezuela (PDVSA), di proprietà statale venezuelana, per spedire la benzina ottenuta dalla National Iranian Oil Company al governo del presidente venezuelano, Nicolas Maduro . Anche le società britanniche Madanipour, Mobin Holding Limited e Oman Fuel Trading Ltd sono state inserite nella lista nera.

Inoltre, l’8 ottobre, il Dipartimento del Tesoro degli USA aveva annunciato sanzioni contro 18 delle principali banche iraniane. Almeno 16 di queste sono state prese di mira poiché “operano nel settore finanziario iraniano”. Inoltre, una di queste è controllata da una banca iraniana sanzionata e un’altra e accusata di essere collegata all’esercito di Teheran. In una dichiarazione, il Tesoro statunitense ha affermato di aver “identificato il settore finanziario dell’economia iraniana come una strada alternativa per sostenere le attività maligne del governo iraniano”. Le nazioni europee si sono opposte a sanzioni generalizzate nel settore finanziario iraniano, perché queste espongono le banche straniere a misure punitive da parte di Washington. Non solo, le misure sollevano anche dubbi riguardo al peso imposto alla popolazione iraniana, in un momento di emergenza globale.

In una dichiarazione, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, ha affermato: “Le azioni di oggi continueranno a consentire transazioni umanitarie a sostegno del popolo iraniano”. Tuttavia, alcuni critici hanno risposto che le sanzioni statunitensi rendono difficile l’entrata di cibo, medicine e altri aiuti umanitari in Iran. Dopo che le sanzioni sono state annunciate, l’8 ottobre, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha subito contraddetto Mnuchin, dichiarando che le transazioni umanitarie sarebbero state influenzate dal nuovo round di sanzioni. “In mezzo alla pandemia di COVID-19, il regime statunitense vuole far saltare in aria i canali che ci rimangono per pagare cibo e medicine. Gli iraniani sopravviveranno a questa ultima crudeltà”, ha scritto Zarif in un post su Twitter.

Ancora prima dello scoppio della crisi epidemica globale, la progressiva escalation delle tensioni tra USA e Iran aveva raggiunto il suo apice il 3 gennaio del 2020. In tale data è stato ucciso il generale a capo della stessa Quds Force, Qassem Soleimani, con un raid aereo ordinato dalla Casa Bianca, presso l’aeroporto di Baghdad. A tale gesto, l’Iran ha risposto con attacchi contro alcune basi militari che ospitavano soldati statunitensi in Iraq l’8 gennaio e con un mandato d’arresto ai danni dello stesso Trump, il 29 giugno scorso. Tutt’ora, l’Iran è accusato dagli USA di essere coinvolto nei ripetuti attacchi alle truppe internazionali anti-ISIS di stanza in Iraq e ai presidi statunitensi nel Paese. Nonostante la tensione sia diminuita rispetto all’inizio del 2020, i due Paesi continuano a lanciarsi accuse e Washington ha imposto una serie di nuove sanzioni che stanno causando un notevole scontento in Iran.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)

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