Adesso, la Turchia lancia il boicottaggio dei prodotti francesi

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(Roma 27 ottobre 2020). «Non comprate prodotti francesi». Questo l’appello rivolto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a meno di 48 ore dalla decisione di Parigi di richiamare l’ambasciatore ad Ankara dopo che lo stesso Erdogan aveva dichiarato che il presidente francese Emmanuel Macron ha «disturbi mentali».

Si riaccende ancora una volta, quindi, la tensione tra Francia e Turchia, cominciata qualche mese fa, a giugno, nei mari antistanti la Libia quando una nave da guerra turca che stava scortando un mercantile diretto verso Tripoli aveva illuminato coi radar una fregata francese (la Courbet) impegnata nelle operazioni volte a garantire l’efficacia dell’embargo Onu sugli armamenti.

Fatto che determinò l’abbandono della Francia dell’operazione Nato Sea Guardian nel Mediterraneo, volta a garantire la sicurezza navale e a svolgere attività di contro-terrorismo.

Successivamente Parigi e Ankara si sono duramente scontrate per la questione della Zee (Zona di Esclusività Economica) greca, con l’Eliseo che ha esplicitamente preso le parti di Atene al punto da garantire forniture militari importanti e possibilmente in grado di cambiare i rapporti di forza tra Grecia e Turchia: la Francia fornirà infatti i caccia Rafale all’Aeronautica Ellenica, che così sarà in grado di lasciare indietro, dal punto di vista tecnologico, i caccia dell’Aeronautica Turca, rappresentati da F-16 ed F-4.

Il presidente Erdogan ha, in questo caso, sfruttato l’ondata emotiva causata dalla decapitazione di un insegnante in Francia, reo di aver mostrato vignette satiriche su Maometto, per stigmatizzare l’atteggiamento francese: Parigi ha infatti presentato una legge, lo scorso 2 ottobre, volta a contrastare il “separatismo islamista” creando forte malcontento nel mondo musulmano. La legge, infatti, prevede, tra i vari provvedimenti, quello di stabilire maggiori controlli sulle moschee e garantire che tutti gli imam che arrivano dall’estero ricevano una formazione in Francia prima di ottenere la certificazione. L’obiettivo è quello di “liberare l’Islam francese dalle influenze straniere”, in particolare i finanziamenti.

Il presidente turco, in quella occasione, aveva denunciato presunti “maltrattamenti” da parte del governo francese di “milioni di membri di diversi gruppi religiosi”, alludendo alla campagna di secolarizzazione di Parigi in nome della laicità e dei valori repubblicani. Erdogan è arrivato al punto di dire che i musulmani, in Europa, sarebbero perseguitati “come gli ebrei sotto il nazismo”, affermando contestualmente che “in Francia hanno detto di non comprare prodotti turchi, mi rivolgo al mio Paese e chiedo di evitare assolutamente di comprare prodotti francesi”. Le invettive del leader turco non si sono fermate alla Francia, protagonista di uno scontro a tutto tondo che riguarda principalmente il controllo del Medio Oriente. Nel mirino c’è tutta l’Europa quando ha detto, facendo appello al cancelliere tedesco Angela Merkel “se voi avete libertà di religione, com’è che ci sono stati quasi 100 attacchi contro moschee? Voi siete i veri fascisti, siete gli eredi dei nazisti”.

Davanti a questo duro attacco personale le cancellerie europee si sono mobilitate: come riporta Ansa il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, in conferenza stampa a Berlino ha definito le parole del presidente turco Erdogan su Emmanuel Macron come “diffamatorie e assolutamente inaccettabili”. Anche dall’Italia giunge la voce del premier Giuseppe Conte che, ponendosi nello stesso solco, afferma che “le parole rivolte dal presidente Erdogan al presidente Macron sono inaccettabili. Le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni. Piena solidarietà al presidente Emmanuel Macron”.

Unione Europea che è intervenuta direttamente affermando, come riporta Agi, che il dialogo è “più necessario che mai” avvertendo anche del rischio di una “pericolosa spirale di non rispetto”. Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante Ue per la politica estera, ha anche sottolineato che “se continuiamo a subire pressione e tensione dovremo prendere provvedimenti”.

Il presidente Erdogan sta quindi cavalcando l’onda del sentimento religioso, polemizzando con la Francia e con l’Ue, non solo per accreditarsi come figura di riferimento per l’Islam in chiave neo-ottomana – ma sarebbe meglio dire panturcomanna – ma anche per far dimenticare il crollo della valuta turca, con la lira che ha toccato nuovi record negativi rispetto alle principali divise internazionali, superando la soglia psicologica delle 8 lire contro il dollaro Usa e scavalcando anche lo scoglio simbolico delle 9,5 lire con l’euro. Leggiamo infatti su Ansa che il calo è anche conseguenza della decisione presa la scorsa settimana di mantenere invariati i tassi di interesse al 10,25%, che a settembre erano invece stati aumentati per la prima volta in due anni.

Il presidente turco sta però giocando a un gioco pericoloso: soffiare sul fuoco dei sentimenti religiosi potrebbe innescare una spirale estremista che potrebbe travolgere lui stesso e portare la Turchia lontano da quelle alleanza politiche che le permetterebbero di assurgere a potenza regionale e marittima come vorrebbe. Venti di estremismo già spirano in quel di Ankara: il Dipartimento di Stato Usa, il 23 ottobre, avvisava l’ambasciata americana in Turchia che ci potrebbero essere attacchi terroristici e tentativi di rapimento ai danni dei propri cittadini e di quelli di altre nazionalità.

Non è un mistero del resto che, oltre Atlantico, si stia pensando, proprio per questo ed altri motivi più di carattere geopolitico, di abbandonare la base di Incirlik e di trasferire le bombe atomiche ivi conservate in un’altro Paese della Nato.

Paolo Mauri. (Inside Over)