Perché il presidente Mattarella ha convocato il Consiglio supremo della Difesa

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(Roma 22 Ottobre 2020). Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio supremo della Difesa per martedì 27 ottobre. Il Consiglio, come riporta il sito istituzionale della presidenza della Repubblica, è un organo costituzionale che è presieduto dal capo dello Stato ed è composto dal presidente del Consiglio dei ministri, dai ministri per gli Affari esteri, dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, della Difesa e dello Sviluppo Economico e dal capo di Stato maggiore della Difesa.

Partecipano, per prassi, alle riunioni del Consiglio il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, il segretario generale della presidenza della Repubblica ed il segretario del Consiglio supremo di difesa.

A seconda delle circostanze e della materia trattata, possono essere chiamati a prendere parte alle riunioni anche altri ministri, i capi di stato maggiore delle Forze armate, il comandante generale dell’arma dei Carabinieri, il presidente del Consiglio di Stato, nonché ulteriori

soggetti e personalità in possesso di particolari competenze in campo scientifico, industriale ed economico ed esperti in problemi militari.

In discussione, come si legge nel comunicato stampa della presidenza, ci saranno le conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione europea, l’aggiornamento sulle principali aree di instabilità e il punto della situazione sul terrorismo transnazionale, le prospettive di impiego delle Forze Armate nei diversi teatri operativi, la determinazione del grado di prontezza, efficienza, integrazione e interoperabilità dello Strumento Militare nazionale, il bilancio della Difesa, infine lo stato dei programmi di investimento in relazione alla fluidità del contesto di riferimento e agli obiettivi capacitivi di lungo periodo.

La convocazione del Consiglio Supremo della Difesa rientra nelle facoltà del presidente della Repubblica che tramite la seduta, che si effettua solitamente almeno due volte l’anno, acquisisce conoscenze sugli orientamenti del governo in materia di sicurezza e Difesa. L’organo è infatti la “sede istituzionale permanente per la discussione e l’approfondimento multidisciplinare delle problematiche relative alla sicurezza ed alla difesa. Le attività condotte nel suo ambito e quelle che da esse conseguono concorrono a porre i suoi componenti nelle condizioni di esercitare, in maniera sinergica rispetto a linee d’azione condivise, i rispettivi ruoli istituzionali, sia in rapporto alla propria specifica area di competenza sia a supporto di quella di ciascuno degli altri. Attraverso esso i suoi componenti possono concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze”.

Il Consiglio viene chiamato a riunirsi da prassi consolidata, e in alcuni periodi della storia, anche recente, è stato convocato anche più di due volte l’anno: nessuna “guerra” guerreggiata alle porte quindi, nessuna emergenza incombente, nessun “strano movimento” di truppe Nato in Europa. Il presidente della Repubblica, tramite il Consiglio, si sincera solamente delle attività riguardanti la sicurezza e la Difesa dello Stato e così facendo concorre al coordinamento delle varie istituzioni preposte a salvaguardarle.

In particolare, dato l’emergere della seconda ondata pandemica anche in Italia, è molto probabile che verrà discusso, oltre alle conseguenze dell’emergenza sanitaria a livello della sicurezza globale, la possibilità di impiegare le Forze armate, e nella fattispecie l’Esercito, per garantire il rispetto del “coprifuoco” che da giovedì calerà sulle notti italiane, come da richiesta di alcuni governatori regionali. Sicuramente verrà fatto anche il punto sull’attività delle Forze armate effettuata durante l’emergenza pandemica: voli sanitari dell’Aeronautica Militare, costruzione di ospedali da campo, attività addestrativa dei nuclei Nbcr (Nucleare Batteriologico Chimico Radiologico), ma si

parlerà anche di come il normale esercizio delle nostre FFAA sia stato condotto in regime di pandemia. La nostra Difesa, infatti, è stata in grado di circoscrivere rapidamente qui piccoli focolai epidemici scoppiati al suo interno e ha saputo affrontare l’attività di addestramento e di missione in piena efficienza, spiccando nel quadro globale dove, altri nostri alleati “più blasonati” della Nato, hanno incontrato serie difficoltà che ne hanno minato le capacità per qualche periodo.

Restando in ambito globale, in Consiglio, come si legge, verrà discussa la situazione delle principali aree di crisi, alcune delle quali ci vedono direttamente coinvolti: ricordiamo, ad esempio, la missione antipirateria Atalanta, al cui comando è stata recentemente posta la fregata Alpino, oppure la missione di air policing dell’Aeronautica Militare attualmente in esercizio nei Paesi Baltici, diventati, insieme al Mar Nero e ai mari del Grande Nord, il nuovo fronte caldo dove si incrociano (e scontrano) gli interessi della Nato e della Russia.

Senza dimenticare la Cina. La penetrazione commerciale ed economica di Pechino in Italia, anche attraverso la rete 5G, viene osservata attentamente dalla Difesa: l’acquisto di infrastrutture, come sta succedendo a Taranto e come è già successo a Trieste o a Vado Ligure, è una spia della volontà della Cina di estendere la sua rete commerciale ma anche la sua influenza politico/culturale, fondamentale per ottenere consensi e appoggi politici per la sua espansione a livello globale che viene effettuata anche con lo strumento militare.

La costruzione di infrastrutture portuali intorno al globo, ed in particolare nell’area indo-pacifica, ha una doppia finalità: avere basi commerciali ma anche scali per il rifornimento del proprio naviglio militare in chiave della futura proiezione marittima globale, ovvero per avere la capacità di proiezione di forza, tramite una blue water navy, che faccia concorrenza a quella statunitense intorno al globo.

Sicuramente, sempre per quanto riguarda le aree di instabilità, verranno discusse le recenti tensioni tra Grecia e Turchia, nonché il posizionamento dell’Italia nell’ancora aperta questione libica che ci vede marginalizzati rispetto proprio all’intervento turco in favore di Tripoli, che, lo ricordiamo, è stata lautamente appoggiata dall’Italia sin dalla nascita del governo di unità nazionale.

Crediamo che, proprio perché la Turchia è coinvolta, si discuterà anche della recente crisi nel Nagorno-Karabakh e di come Ankara stia, col suo agire, minando i fondamenti dell’Alleanza tanto che, oltre Atlantico, c’è chi pensa che per gli Stati Uniti sia giunto il momento di abbandonare le proprie posizioni in Turchia.

Sicuramente, in chiave di bilancio, si discuterà dei nuovi programmi: in cima crediamo, ma è più una speranza la nostra, che si parli a fondo dell’impegno italiano nel nuovo caccia di sesta generazione Tempest, un programma di sviluppo fondamentale e avveniristico che avrà importantissime ricadute sull’industria nazionale che condividiamo con Regno Unito e Svezia.

Questo Consiglio Supremo della Difesa, quindi, è un vertice di routine che capita sì in un momento storico straordinario – dato dalla crisi epidemica e dalle tensioni internazionali – ma che non ha nessun valore eccezionale o preoccupante. In poche parole all’orizzonte non ci sono particolari ombre che si allungano o, peggio, venti di guerra, solo quanto già conosciamo e abbiamo, da queste colonne, sempre raccontato.

Paolo Mauri. (Inside Over)