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La Grecia vuole la Turchia fuori dall’unione doganale con l’UE

(Roma 21 Ottobre 2020). Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha scritto all’Unione Europea chiedendo al blocco di considerare la sospensione dell’accordo di unione doganale con la Turchia. È quanto ha riferito, martedì 20 ottobre, l’agenzia di stampa statale greca ANA.

Dendias ha inviato una lettera al commissario europeo per il vicinato e l’allargamento dell’UE, Oliver Varhelyi, chiedendogli di esaminare la proposta in risposta alle ripetute violazioni dell’accordo da parte della Turchia. Sotto il presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo quanto denunciato dal governo di Atene, Ankara è diventata una potenza regionale sempre più assertiva, impegnata in un’aspra disputa con Grecia e Cipro sulle riserve di gas e petrolio nel Mediterraneo orientale.

Alla fine di un vertice europeo tenutosi la scorsa settimana, i leader dell’UE hanno condannato, venerdì 16 ottobre, le “azioni unilaterali e le provocazioni” della Turchia nella regione del Mediterraneo. Anche gli Stati Unitihanno criticato la mossa di Ankara. Il blocco ha avvertito il governo turco che, qualora il Paese non dovesse cambiare la sua politica, saranno previste dure sanzioni contro Ankara al prossimo vertice europeo di dicembre.

In una serie di dichiarazioni, l’ultima rilasciata la scorsa settimana, il Ministero degli Esteri turco ha affermato che la gamma di attività intraprese dal governo risulta “completamente all’interno della piattaforma continentale turca”. “È inaccettabile che ci sia opposizione contro il nostro Paese, che ha la costa più lunga del Mediterraneo orientale e che opera a 15 km dalla sua terraferma”, ha dichiarato il Ministero, aggiungendo che le critiche greche rappresentano “accuse prive di fondamento e senza alcuna validità nel diritto internazionale”. “La nostra aspettativa è che la Grecia ritiri le sue affermazioni massimaliste e contrarie al diritto internazionale, metta fine alle sue esercitazioni e attività militari che aumentano le tensioni nell’Egeo e nel Mediterraneo ed entri in un dialogo sincero con la Turchia”, ha specificato il Ministero degli Esteri di Ankara.

D’altro canto, la Grecia ha dichiarato che non si impegnerà in colloqui esplorativi con la Turchia finché la Oruc Reis, la nave da ricerca sismica di Ankara, rimarrà nelle acque contese del Mediterraneo orientale. “Fino a quando la nave sarà nell’area, non avremo contatti la Turchia”, ha dichiarato senza mezzi termini il portavoce del governo greco, Stelios Petsas, martedì 13 ottobre.

L’11 ottobre, Ankara ha deciso di riportare la Oruc Reis nelle acque vicino a Kastellorizo, l’isola greca davanti alle coste della Turchia, per effettuare un’indagine sismica. L’operazione, che durerà fino almeno al 22 ottobre, è stata fortemente criticata dalla Grecia, che considera quelle acque parte della propria piattaforma continentale. “Si tratta di una grave minaccia alla pace e alla sicurezza dell’area”, ha riferito il Ministero degli Esteri greco al momento dell’annuncio.

Turchia e Grecia, entrambi membri della NATO, sono in disaccordo sui diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione del Mediterraneo orientale, per via di opinioni contrastanti sull’estensione delle loro piattaforme continentali. Le acque, punteggiate principalmente da isole greche, sono ricche di gas e la delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di controversia tra Turchia, Grecia e Cipro.

Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca.

L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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