L’Arabia Saudita non esclude l’ipotesi normalizzazione con Israele

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(Roma 16 Ottobre 2020). Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan al-Saud, ha affermato che non è da escludersi l’ipotesi di un accordo di normalizzazione con Israele, ma che la priorità attuale sta nel favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi.

Come riportato anche dal quotidiano al-Araby al-Jadeed, alla domanda sul sostegno saudita verso un’estensione degli accordi di normalizzazione con Israele a livello arabo, il ministro al-Saud ha risposto che ciascuno stato potrà agire nel modo che ritiene più opportuno. Le parole del principe saudita sono giunte il 15 ottobre, nel corso di una videoconferenza organizzata con la Washington Foundation for Near East Policy, in cui è stato affermato che il Regno saudita è “impegnato nel processo di pace”, considerato una necessità per la regione. A detta di al-Saud, è giunto il momento di portare israeliani e palestinesi a sedersi al tavolo dei negoziati, in quanto solo un accordo tra loro potrà portare ad una pace stabile e duratura nella regione mediorientale, altrimenti “la ferita rimarrà aperta”.

Tale pace, ha affermato il ministro saudita, rappresenta una necessità “strategica” per il Medio Oriente e, in fin dei conti, gli accordi di normalizzazione di Israele sono da inserirsi nel quadro degli sforzi profusi per il raggiungimento di quest’obiettivo. In particolare, si tratta di un suggerimento già avanzato in precedenza da Riad ed incluso nel Piano delineato nel 1981, in cui era stato chiesto a Israele di abbandonare i territori occupati nel 1967 e l’istituzione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est. “La normalizzazione avrà luogo, ma dobbiamo anche ottenere uno Stato palestinese e un piano di pace israelo-palestinese”, ha dichiarato al-Saud.

Con l’espressione “accordi di normalizzazione” si fa riferimento a quelli siglati da Israele, Emirati arabi Uniti (UAE) e Bahrein il 15 settembre, a Washington, sotto l’egida degli Stati Uniti. I patti hanno reso i due Paesi il terzo e il quarto Stato arabo che riconoscono la sovranità dello Stato d’Israele. Il primo era stato l’Egitto, nel 1979, e poi la Giordania, nel 1994. Dal canto suo, Israele si è impegnato a sospendere l’annessione dei territori palestinesi della Cisgiordania, così come annunciato in precedenza, sebbene il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, abbia specificato di aver semplicemente deciso di “ritardare” l’annessione come parte dell’accordo con Abu Dhabi.

In tale quadro, il 14 ottobre, il segretario di Stato degli USA, Mike Pompeo, ha esortato l’Arabia Saudita a considerare la possibilità di normalizzare la relazioni con Israele, durante l’incontro con il ministro degli Esteri del Paese del Golfo, affermando anche che Washington sosterrebbe l’iniziativa con un “robusto programma di vendita di armi”. “Speriamo che anche l’Arabia Saudita prenda in considerazione questa ipotesi e vogliamo ringraziarli per l’assistenza che ci hanno fornito finora per garantire il successo degli Accordi di Abraham”, ha affermato Pompeo.

L’Arabia Saudita si è più volte detta a favore di tutti gli sforzi volti a raggiungere una soluzione giusta e inclusiva della questione palestinese. In particolare, Riad aveva affermato di apprezzare gli sforzi profusi dall’amministrazione statunitense, ed il piano di pace annunciato dal presidente USA, Donald Trump, che potrebbe portare a intraprendere colloqui tra la parte palestinese e quella israeliana, sotto l’egida di Washington.

Israele e Arabia Saudita considerano entrambi l’Iran come la principale minaccia in Medio Oriente, e sono state le tensioni tra Riad e Teheran ad aver spinto la monarchia saudita e Israele a rafforzare la loro cooperazione per affrontare il nemico comune. Anche il 14 ottobre, il ministro al-Saud ha affermato che “l’Iran continua a destabilizzare la regione sostenendo milizie e terroristi”, con riferimento anche ai ribelli sciiti Houthi in Yemen. Inoltre, un altro fattore di destabilizzazione è rappresentato dai programmi nucleari e missilistici iraniani, i quali rappresentano, secondo Riad, una grande minaccia per la regione.

Non da ultimo, nel 2019, un ex membro del Parlamento israeliano, Ayoob Kara, aveva rivelato che l’Arabia Saudita aveva discusso con Israele della possibilità di acquistare gas naturale da tale Paese, costruendo un gasdotto che collega il Regno con Eliat, città israeliana situata nel Sud del Paese e che si affaccia sul Mar Rosso, nel Golfo di Aqaba.

Circa 10 anni fa, diverse compagnie israeliane hanno trovato grandi quantità di gas nelle acque del proprio Paese ma non hanno mai messo completamente a frutto tale potenziale. Nonostante gli accordi firmati precedentemente con altre parti, pari a circa 25 miliardi di dollari, attualmente l’80% delle riserve non ha alcun acquirente. Pertanto, Riad potrebbe colmare tale vuoto, investendo sei volte in più rispetto agli investimenti dell’ultimo decennio, e rispondendo alla crescente domanda di elettricità a basso costo.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)