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Mediterraneo Orientale: la nave Yavuz lascia Cipro e torna in Turchia

(Roma 05 Ottobre 2020). La nave da perforazione turca Yavuz ha lasciato l’area in cui operava, a Sud-Ovest di Cipro, e ha raggiunto la costa turca, lunedì 5 ottobre, una mossa che l’Unione Europea ha lodato perché potrebbe aiutare ad allentare le tensioni nel Mediterraneo orientale. Il governo greco-cipriota, riconosciuto a livello internazionale come governo legittimo di Cipro, nonché membro dell’UE, è da tempo in contrasto con la Turchia sulla questione della delimitazione delle acque marittime e dei rispettivi diritti di sfruttamento energetico. Nonostante le controversie, Ankara invia, da circa un anno, le sue navi da ricerca sismica nella regione per condurre trivellazioni ritenute illegali da Atene e Nicosia.

A settembre, la nave Yavuz aveva ripreso le sue operazioni a Sud-Ovest dell’isola di Cipro, prolungate fino al 12 ottobre. La decisione era stata descritta dalla Grecia, uno stretto alleato di Nicosia, come provocatoria. La prima volta che la Yavuz era stata vista condurre attività di ricerca energetica nei pressi di Cipro era il luglio 2019.

Venerdì 2 ottobre, i leader dell’UE, durante un vertice straordinario del Consiglio Europeo, avevano assicurato che se la Turchia avesse continuato con le sue perforazioni nelle aree contese del Mediterraneo, Bruxelles avrebbe provveduto a imporre sanzioni contro Ankara. In linea con gli avvertimenti dell’Unione Europea, la nave è stata vista ritornare, lunedì 5 ottobre, nei pressi delle coste turche, vicino al porto di Tasucu, nella provincia di Mersin.

Accogliendo la notizia, un portavoce della Commissione europea ha dichiarato: « La partenza della nave rappresenta un altro gradito passo verso la riduzione dell’escalation nel Mediterraneo orientale. Speriamo che simili e ulteriori mosse vengano fatte in questa direzione ». « È un segnale importante », ha aggiunto durante un briefing dell’esecutivo UE. Vale la pena ricordare, tuttavia, che la nave turca da ricerca sismica Barbaros, attualmente vicina alla costa cipriota sud-orientale, dovrebbe continuare le sue operazioni fino al 18 ottobre.

La disputa energetica nel Mediterraneo orientale si inserisce all’interno della più ampia questione della sovranità su Cipro, il cui territorio risulta diviso dalla cosiddetta « linea verde » che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro e abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota dall’area amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e abitata prevalentemente dalla comunità turco-cipriota. Tale divisione risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte dei nazionalisti greco-ciprioti, che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe « a protezione della minoranza turco-cipriota » nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.

Turchia e Grecia, entrambi membri della NATO, sono però in disaccordo principalmente sui diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione, per via di opinioni contrastanti sull’estensione delle loro piattaforme continentali. Le acque, punteggiate principalmente da isole greche, sono ricche di gas e la controversa delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di controversia tra Turchia, Grecia e Cipro.

Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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