A seguito della visita a Cipro del Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, la Turchia ha dichiarato che un rafforzamento delle relazioni tra Washington e Nicosia rischia di danneggiare gli sforzi a favore della pace e della stabilità nella regione. In occasione del suo viaggio sull’isola, avvenuto sabato 12 settembre, Pompeo ha invitato la Grecia e la Turchia, attualmente in forte competizione, a trovare una soluzione diplomatica rispetto alla disputa energetica nel Mediterraneo orientale.
Pompeo ha esortato i Paesi della regione a risolvere pacificamente i propri disaccordi, in modo da garantire la sicurezza sulle risorse energetiche. «La collaborazione regionale è assolutamente necessaria per una sicurezza energetica durevole», ha detto il segretario di Stato USA, aggiungendo: «Restiamo profondamente preoccupati per le operazioni della Turchia volte a rilevare le risorse naturali nelle aree su cui Grecia e Cipro affermano la propria giurisdizione». Il presidente di Nicosia Anastasiades, dal canto suo, ha accolto con favore la «ferma posizione degli Stati Uniti contro le trivellazioni illegali della Turchia nella Zona Economica Esclusiva (Zee) di Cipro». «La visita di Pompeo in un momento in cui si stanno verificando sviluppi cruciali nel Mediterraneo orientale, a causa delle azioni illegali della Turchia, dimostra giustamente la sincera preoccupazione e l’interesse degli Stati Uniti nel preservare la stabilità della nostra regione», ha dichiarato il leader cipriota.
La Turchia, che conduce regolarmente esplorazioni di gas e petrolio nelle acque rivendicate dalla Grecia, sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie.