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Mediterraneo Orientale: l’Unione Europea minaccia sanzioni contro la Turchia

(Roma 29 agosto 2020). L’Unione Europea ha minacciato la Turchia di imporre nuove sanzioni contro il Paese, il 28 agosto, a meno che non si compiano progressi nel ridurre le crescenti tensioni con la Grecia e Cipro nel Mediterraneo Orientale.

L’alto rappresentante dell’UE per la Politica Estera, Josep Borrell, ha dichiarato che il blocco voleva creare « una seria possibilità per il dialogo », ma è stato risoluto nel suo sostegno agli Stati membri, Grecia e Cipro, in questa crisi. Una disputa sui confini marittimi e sui diritti di perforazione nei pressi dell’isola di Cipro ha riacceso una rivalità di lunga data tra Atene e Ankara e ha spinto i due Paesi ad organizzare esercitazioni navali militari, creando una situazione estremamente tesa nel Mediterraneo Orientale.

Le misure dell’UE, intese a limitare la capacità della Turchia di continuare con le esplorazioni di gas naturale nelle acque contese, potrebbero colpire individui, navi o l’uso di porti europei, secondo Borrell. « Possiamo anche passare a misure relative ad attività settoriali », ha sottolineato il rappresentante, « nei settori dove l’economia turca è collegata all’economia europea », ha aggiunto. Borrell ha tenuto una conferenza stampa a seguito dell’incontro dei ministri degli esteri dell’UE a Berlino, per discutere il sostegno alla Grecia dopo che ha ratificato un accordo marittimo con l’Egitto, il 27 agosto, per contrastare le rivendicazioni della Turchia sulle risorse energetiche nella regione.

Il ministero degli esteri turco ha affermato che l’UE non aveva basi per prendere una tale posizione e ha respinto le richieste della Grecia. « È oltre i limiti dell’UE criticare le attività energetiche del nostro Paese all’interno della nostra piattaforma continentale e chiedere di fermarle », ha dichiarato il portavoce turco, Hami Aksoy. Due alti diplomatici dell’UE hanno riferito che i ministri degli Esteri europei hanno accettato di lasciare la decisione finale a tale riguardo ai leader del governo dell’UE, che si incontreranno per un vertice di due giorni, a partire dal 24 settembre. « Nulla sarà deciso prima del Consiglio Europeo di settembre », ha dichiarato un alto diplomatico, aggiungendo che la Turchia potrebbe anche essere ricompensata con un maggiore accesso al mercato dell’UE per 450 milioni di consumatori, se avesse ridotto le sue trivellazioni.

La disputa energetica nel Mediterraneo orientale si inserisce nell’ambito della più ampia questione cipriota, ossia la disputa tra Nicosia e Ankara in merito alla sovranità sull’isola, il cui territorio risulta diviso dalla cosiddetta « linea verde » che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro e abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota dall’area amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e abitata prevalentemente dalla comunità turco-cipriota. Tale divisione risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte di nazionalisti greco-ciprioti che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe « a protezione della minoranza turco-cipriota » nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.

In aggiunta, Turchia e Grecia, entrambi membri della NATO, sono in disaccordo sui diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione per via di opinioni contrastanti sull’estensione delle loro piattaforme continentali. Le acque, punteggiate dalle isole principalmente greche, sono ricche di gas e la controversa delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di scontri tra Turchia, Grecia e Cipro. Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca.

(Maria Grazia Rutigliano – Sicurezza Internazionale). (L’articolo)

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